Nel 1985 per intuizione del Papa san Giovanni Paolo II iniziarono le Giornate mondiali della gioventù (Gmg) che in quasi quarant’anni hanno mobilitato milioni di giovani di tutto il mondo. Il Papa sosteneva che il fondatore delle Gmg non era lui ma che «i giovani le hanno create».
Nel maggio 2024 verrà celebrata la prima Giornata mondiale dei bambini e delle bambine (Gmb), e anche in questo caso l’idea non è sorta per iniziativa del Papa ma dei bambini stessi i quali, attraverso Alessandro di 9 anni in un podcast (Popecast) del luglio scorso, hanno rivolto al Papa questa proposta. Com’era prevedibile, il Papa ha preso la palla al balzo e ha risposto immediatamente con entusiasmo: «Mi piace tanto!… Possiamo farla organizzare dai nonni. Una bella idea. Ci penserò e vedrò come farla».
Come lo è stato per l’evento “Il Papa incontra i bambini” del 6 novembre scorso che ha visto il Santo Padre circondato da 7.500 ragazzi dei cinque continenti in Aula Paolo vi, anche la Gmb si realizzerà sotto il patrocinio del Dicastero per la cultura e l’educazione in collaborazione con la Comunità Francescana, la Comunità di Sant’Egidio e la Cooperativa Auxilium, per cui ci sarà un’attenzione particolare all’aspetto educativo e culturale.
Possiamo immaginare che sarà un evento straordinario (come abbiamo già assaporato nel “preludio” del 6 novembre) e che avrà certamente una risonanza mondiale. Volere una Giornata mondiale dei bambini vuol dire volere mettere al centro dell’attenzione del mondo i bambini stessi. Essi assumono un ruolo rilevante a riguardo della loro educazione rispetto alla quale non sono semplicemente destinatari ma anche coprotagonisti. Quindi non spetta solo ai bambini il dovere di ascoltare i genitori ed educatori, ma anche a questi quello di ascoltare i bambini stessi. L’ascolto dei bambini potrà orientare la progettazione di strade che rispecchino i loro interessi e non solo quelli degli adulti.
Uno degli obiettivi della Gmb sarà propriamente quello di mettersi all’ascolto dei bambini (che è anche uno dei sette obiettivi del Patto educativo globale). Ascoltare diventa già di per sé un atto educativo, perché trasmette fiducia al bambino, aumenta la sua autostima sentendosi valorizzato e accolto con attenzione, sviluppa le sue abilità sociali e l’apertura agli altri, contrastando in questo modo il fenomeno dell’autoisolamento al quale si autocondannano tanti adolescenti e giovani (come per esempio nel caso dei cosiddetti giovani hikikomori che si rinchiudono per mesi nelle loro stanze e escono solo di notte o all’alba per non incontrare nessuno).
Un bambino che fin dall’inizio sviluppa la sua capacità di relazione serena con gli altri sarà meno propenso a isolarsi o a scontrarsi con i genitori e gli adulti, evitando così la frattura intergenerazionale, come auspicato da Papa Francesco. Ascoltare è prendersi cura personalmente di ciascuno perché ciascuno è unico e per questo c’è bisogno di interventi educativi mirati.
L’atto di ascoltare che viene chiesto agli adulti è quello di un ascolto attento e attivo, fatto non solo con le orecchie ma anche con gli occhi e il cuore: per ascoltare bisogna abbassarsi alla statura dei bambini per guardarli davvero. Ascoltare è dialogare con loro con occhi poetici pieni di stupore e di domande, come Gesù che quando incontrò il giovane ricco, «fissatolo, lo amò» (Mc 10, 21). Ascoltare e parlare avviene più con gli occhi che con le orecchie e la bocca, perché le parole possono mentire, ma gli occhi mai.
La celebrazione della Gmb sarà un’occasione anche per attivare una serie di iniziative correlate al mondo infantile, attraverso studi, seminari, laboratori, atelier per l’infanzia, etc., per stimolare una rinnovata attenzione educativa e il sorgere di pedagogie che mirino all’educazione integrale dei bambini. Con il Patto educativo globale Papa Francesco ha lanciato la sfida di cambiare il mondo cambiando l’educazione, e questo vale soprattutto per l’educazione dei bambini, i quali fin dalla tenera età devono essere educati alla fratellanza universale (obiettivo finale del Patto educativo) e a riconoscersi fratelli e sorelle di tutti i bambini e bambine del mondo.
La Gmb potrà essere anche un’occasione per fare il punto della situazione sulle condizioni dei bambini e delle bambine a livello mondiale, per conoscere i punti di forza, le buone pratiche, così pure le molteplici criticità, come l’analfabetismo ancora molto diffuso, i casi di violenza e sfruttamento, le povertà educative, il dramma dei bambini soldato e dei piccoli lavoratori ai quali viene rubata l’infanzia e last but not least, il problema del digital divide. In occasione della Giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre scorso che aveva per tema “Un giorno per reinventare un futuro migliore per ogni bambino”, l’Unicef ha invitato i Governi di tutto il mondo ad adottare il Piano di sei punti per la tutela dei bambini, il primo dei quali è quello di «garantire l’apprendimento a tutti i minori e chiudere il divario digitale». A questo riguardo auspichiamo che la Gmb possa favorire un lavoro poliedrico e congiunto per elaborare insieme strategie educative più efficaci.
La Gmb sarà anche un momento unico di scambio con le tradizioni educative e le pedagogie di tutto il mondo, nel rispetto della diversità culturali di ciascuno (come in una specie di “Città della gioia” sulla falsariga di quella della Gmg di Lisbona 2023).
Infine siamo fiduciosi che la Gmb rappresenti un momento propizio e generativo di nuovi futuri non solo per i bambini, ma anche per noi adulti per imparare di nuovo a saper accogliere tutti senza discriminazioni, a essere semplici e capaci di sogni puri come loro.
La promessa che Dio ci fa è nientemeno che questa: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21, 5).
*Cardinale prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione
www.osservatoreromano.va/it/news/2023-12/quo-286/una-bella-idea.html
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