Leggere la storia è esercizio complesso, adatto a tutti, ma in realtà bisognoso di competenze anche
tecniche (pensiamo, ad esempio, al tema della interpretazione delle fonti, alla filologia delle fonti ….)
che sappiano orientare alla comprensione di ciò che è accaduto. Leggere la storia serve anche a
comprendere il presente perché quella lettura può offrire chiavi interpretative di quanto accade, di
quanto prende forma e viene costruito dall’agire degli uomini. Le recenti elezioni presidenziali degli
Stati Uniti d’America si inscrivono certamente tra quegli eventi che la storia la costruiscono, la
definiscono nel suo modellarsi e prendere forma. Al di là dell’esito di questa recente competizione
elettorale, credo sia doveroso fermarsi sulla lettura della campagna elettorale che queste elezioni ha fortemente condizionato. Un percorso che di fatto era già stato avviato all’indomani della elezione di
John Biden a 46° Presidente degli Stati Uniti d’America. Una campagna elettorale avviata sin dal
drammatico assalto a Capitol Hill da parte dei seguici di Donald Trump, conservatori, nazionalisti,
razzisti, forse anche fascisti se non nazisti, capaci di infiltrare il proprio pensiero e la propria visione
politica in ogni ambiente: economia, religione, società civile, sentire comune. I toni ed i contenuti
dello scontro culturale (perché di scontro si è trattato) tra Democratici e Repubblicani – i primi
rappresentati, purtroppo non efficacemente da Kamala Harris, i secondi efficacemente da Donald
Trump – hanno espresso rimandi più che a temi politici o economici e sociali a visioni culturali
esplicitate attraverso figure retoriche che raccontavano dello scontro tra bene e male, tra la civiltà delle libertà e delle inclusioni e quella dell’identità nazionale e della chiusura.
Ecco, le elezioni presidenziali statunitensi si sono poste, visti i contenuti della campagna elettorale e viste le attuali criticità internazionali misurate in maniera folle e drammatica dall’inistere di guerre che, a seconda degli esiti che avranno, potranno produrre effetti devastanti sull’ordine mondiale sinora conosciuto, quale reale possibilità per la creazione di una credibile novità politica ed esperienziale per l’intero consesso internazionale. Innanzitutto per gli Stati Uniti d’America e per i cittadini statunitensi. La novità promessa con maggiore forza evidentemente è stata quella repubblicana: una novità che si è posta in linea di discontinuità con l’idea democratica di un mondo multilaterale, plurale, dialogico, politicamente e socialmente attento ai bisogni e ai diritti di tutti, soprattutto degli ultimi. Una novità mediata da una narrazione che, a partire dal fallito attentato a Trump, ha assunto i toni e i colori del misticismo identitario e di una chiamata soprannaturale all’instaurazione di un mondo nuovo.
Un nuovo Rinascimento. Si, perché questo tempo di cambio d’epoca, per autoaffermarsi nei processi di novità che si vanno definendo, vuole individuare riferimenti culturali che hanno autenticamente cambiato il volto della storia. Così è per il Rinascimento, fenomeno culturale che ha profondamente inciso sulla storia: certamente di quella dell’Italia e dell’Europa. Rinascimento, per dire di nuove visioni culturali, tecnologiche e artistiche, ma anche politiche. Michelangelo Buonarroti e Cesare Borgia. Cesarismo, dispotismo e mecenatismo negli Stati del Rinascimento italiano. Brunelleschi e i Medici a Firenze, culla di questo processo di novità politica e culturale. Oggi Donald Trump e Elon Musk. Come a dire che, assieme ai rimandi di mistica religiosa che hanno farcito la narrazione
elettoralistica del tycoon statunitense, sono emerse, se pure indirettamente – potremmo dire in
maniera subliminale – i riferimenti ad un nuovo rinascimento, ad un nuovo umanesimo rinascimentale.
Certo fa molta impressione provare a trarre conclusioni sinottiche tra il cesarismo rinascimentale e quello che si prospetta negli USA, tra la rinascenza artistica del XV secolo e quella offerta dal mondo dell’Intelligenza Artificiale del XXI secolo. Fa molta impressione portare a comparazione l’universalismo artistico-culturale del Giudizio Universale della Cappella Sistina con quello offerto dalla rete di 6.000 satelliti Tesla. Giudizio Universale di Buonarroti e Satelliti; Cupola del Brunelleschi e microcip “Telepathy” nel cervello umano. Più che di fronte ad un rimando ad un nuovo Umanesimo rinascimentale siamo di fronte ad un chiaro modello culturale di Transumanesimo che pone già notevoli problemi dal punto di vista etico. Transumano, ma anche transdemocratico: sembra questo l’orizzonte verso cui muove i primi passi il nuovo establishment statunitense. Cosa sarà veramente l’uomo, il cittadino del transumanesimo? Quali diritti potrà avanzare rispetto ad un
potere gestito da un neo cesarismo dotato di poteri straordinari, mai conosciuti prima di adesso?
Poteri di controllo della comunicazione, delle opinioni, della società civile. Dal post al trans. Il percorso sembra ormai compiuto. Se il passaggio dal secolo scorso a quello vigente era stato dominato dalla idea di un movimento che portava dall’industriale al post-industriale, dal moderno al post-moderno, dal comunitario al post-comunitario, dal religioso al post-religioso, dal cristiano al post-cristiano (per quanto concerne gran parte del mondo Occidentale), adesso il passaggio evidenzia un riferimento esplicito a tutto ciò che è trans. Appunto, transumano. Ma anche trans-democratico.
Rimane qualcosa di umano, ma in realtà c’è molto di più e di oltre. Rimane qualcosa di democratico, ma nei fatti c’è molto di più e di oltre. Orban non ha certo la statura di Cosimo dè Medici. Giorgia Meloni non ha la postura di Isabella d’Este, e Trump non ha la levatura di Papa Giulio II. Che dire di Elon Musk? Ha forse la genialità scientifica, artistica e umanistica di Leonardo da Vinci? L’oltre e il di più del presunto transumanesimo è in realtà volontà politica di dominio sulle persone, sempre più compresse nella comprensione e nell’esercizio nei loro diritti; è mortificazione dell’umano così come traspare dalla riscrittura dello statuto antropologico che sino a poco tempo addietro definiva la persona umana.
Questo è il tempo di un transumanesimo che informa di sé la dimensione politica dell’umano
ritrascrivendo tutte le conquiste democratiche scaturite dalla lotta ai totalitarismi e alle dittature che
hanno segnato drammaticamente la storia del Novecento. Non ha volto di bellezza la rete a maglie
strette dei satelliti di Musk: è solo, e lo sarà sempre e comunque, un tentativo senza speranza di
raggiungere l’universalità di stupore e bellezza di un’opera di genio e di arte come l’affresco del
Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti. Se ne facciano una ragione i distratti, gli ignoranti o, peggio, i costruttori di bruttezza.