Aumentare l’equità del sistema fiscale italiano. Garantire maggiore sostenibilità alle finanze pubbliche. Reperire le risorse necessarie per stimolare una crescita sostenibile e inclusiva. Supportare politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Finanziare investimenti nella transizione ecologica giusta, nei beni pubblici essenziali come sanità e istruzione e nel contrasto all’ampliamento dell’area della vulnerabilità ed esclusione sociale.
Sono questi gli obiettivi principali del Manifesto a supporto di un’agenda Tax the rich per l’Italia, sottoscritto da 134 economisti italiani provenienti da 50 università italiane e straniere, presentato e discusso oggi al Senato in una tavola rotonda coordinata da Oxfam e Patriotic Millionaires, a cui parteciperanno rappresentanti di tutti gli schieramenti politici.
«L’adesione di un numero così significativo di economisti italiani all’agenda Tax The Rich dà autorevolezza e ulteriore vigore alle nostre istanze di una maggiore giustizia fiscale», ha dichiarato Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam. «Con questo Manifesto ci auguriamo di avere l’ascolto della classe politica che non può più ignorare la necessità di rafforzare l’equità del nostro sistema fiscale, né rinunciare a recuperare risorse cruciali per abbattere le liste d’attesa nelle strutture sanitarie pubbliche, stabilizzare il personale precario nelle scuole, finanziare misure di supporto a cittadini in condizioni di fragilità e contrastare efficacemente i cambiamenti climatici».
Le proposte del Manifesto
Tra i tasselli dell’agenda – su cui gli economisti chiedono ai decisori politici di impegnarsi nel breve periodo – figurano:
• L’introduzione di un’imposta progressiva sui grandi patrimoni da applicarsi allo 0,1% più ricco dei cittadini italiani, titolari di patrimoni netti superiori a 5,4 milioni di euro, in linea con l’Iniziativa dei cittadini europei su cui è in corso la raccolta di firme coordinata da Oxfam Italia attraverso la campagna LaGrandeRicchezza (realizzata in partnership con Fatto Quotidiano e Radio Popolare).
• L’aumento del prelievo sulle grandi successioni e donazioni per ridurre il regime di sostanziale favore sulle risorse ereditate o ricevute in dono, che hanno scarse giustificazioni di merito, contribuiscono a divaricare le opportunità e riducono il dinamismo dell’economia.
• L’introduzione di ulteriori scaglioni e aliquote marginali IRPEF per redditi più elevati.
Nel medio periodo si chiede invece di prevedere:
• L’ampliamento della base imponibile dell’imposta sui redditi delle persone fisiche a tutti i redditi da lavoro e ai redditi da capitale finanziario, con la conseguente abolizione dei regimi sostitutivi. L’intervento prefigurerebbe il passaggio a una tassazione personale onnicomprensiva, e assicurerebbe, visto l’elevato grado di concentrazione dei redditi finanziari, una maggiore equità distributiva.
• La revisione del prelievo sui redditi e sui patrimoni immobiliari per aumentarne l’equità verticale e orizzontale. Precondizione necessaria per una simile revisione è l’aggiornamento del catasto. Oggi il valore di mercato degli immobili è, nella media nazionale, di circa 3 volte superiore al valore catastale. Con un rapporto più alto in aree ricche del Paese e per immobili dal valore di mercato più elevato.
«Recenti studi empirici, tra cui il nostro sull’Italia, hanno mostrato come in molti Paesi il sistema fiscale sia nel suo complesso regressivo, con i contribuenti più ricchi che beneficiano di aliquote effettive del prelievo minori rispetto al resto della popolazione con redditi meno elevati». Lo dichiarano Demetrio Guzzardi, Elisa Palagi e Andrea Roventini, economisti della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e principali estensori del Manifesto. «Le misure proposte nel Manifesto ambiscono a porre rimedio a questa palese ingiustizia, assicurando un maggiore prelievo a carico dei membri più facoltosi della nostra società, come lo 0,1% più ricco della popolazione. E favorendo una distribuzione più equa degli oneri fiscali in linea con il principio di progressività esplicitamente richiamato nella nostra Costituzione».
L’Agenda Tax the rich: dimensione internazionale
Prosegue la raccolta di firme europea, prossima alle 200mila sottoscrizioni, per chiedere alla Commissione europea l’istituzione di un’imposta europea sui grandi patrimoni. Promettente è anche l’iniziativa della presidenza brasiliana del G20 che, supportata da Paesi come la Francia, la Spagna e il Sudafrica, intende promuovere un’agenda internazionale per la tassazione degli ultra-ricchi.
Dopo gli sforzi negoziali pluriennali che hanno portato all’accordo, sottoscritto nel 2021 da oltre 140 Paesi, sulla revisione delle regole di tassazione delle multinazionali, una nuova agenda internazionale sulla tassazione dei più ricchi costituirebbe un risvolto altamente desiderabile per riconciliare la globalizzazione con una maggiore giustizia fiscale. Se prevedesse misure potenziate di trasparenza fiscale e il rafforzamento dello scambio di informazioni tra autorità fiscali nazionali, l’agenda aiuterebbe a colmare gli attuali gap informativi sui patrimoni individuali e sui redditi personali di fonte estera. Impedirebbe in tal modo di eludere i propri obblighi tributari a chi ha ampie opportunità di occultare i propri asset offshore o di condurre l’attività economica in modo opaco. L’agenda dovrebbe chiaramente andare oltre, favorendo l’eliminazione dei regimi fiscali preferenziali per le persone fisiche e l’assoggettamento a un livello minimo di tassazione effettiva dei super ricchi, che oggi versano imposte irrisorie in rapporto al proprio patrimonio.
Il supporto dei milionari all’Agenda Tax the rich
In un sondaggio commissionato nel 2023 dai Patriotic Millionaires – cui hanno preso parte 2.385 milionari dei Paesi del G20 – oltre il 74% degli intervistati si è dichiarato favorevole a una tassazione più elevata della ricchezza. Tale riscontro esprime una visione più lungimirante rispetto alla politica. E riconosce la minaccia per la tenuta dei sistemi democratici derivante dai crescenti divari economici e sociali.
In Italia, in particolare, il 79% dei 200 milionari intervistati ha espresso supporto per un aumento del prelievo a carico degli individui più facoltosi, per finanziare servizi pubblici e misure di contrasto al caro vita. Il 77% degli intervistati italiani ha inoltre accolto favorevolmente la proposta di istituire un’imposta del 2% sui patrimoni dei miliardari globali, avanzata dall’economista e direttore dell’Osservatorio fiscale europeo Gabriel Zucman.
«Il livello di civiltà di una società non si misura solo nel modo in cui tratta i suoi membri più vulnerabili, ma in quello che chiede ai suoi membri più abbienti», ha dichiarato Rebecca Gowland, direttrice esecutiva dei Patriotic Millionaires International. «L’estrema concentrazione della ricchezza sta portando a una pericolosa accumulazione di potere economico e di influenza nelle mani di pochi che mette a repentaglio la tenuta dei sistemi economici e delle democrazie. Se i decisori politici non mostreranno responsabilità e non chiederanno un contributo maggiore a chi occupa posizioni apicali nelle nostre società, concorreranno a cristallizzare le attuali ingiustizie e a indebolire la mobilità e la coesione sociale con conseguenze catastrofiche per il nostro patto di cittadinanza».
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