È stato rilevato da più parti che il web ha cambiato la nostra identità. Ultimo arrivato lo ha detto anche Schwab, presidente e fondatore del World Economic Forum, al G20, e lo ha detto in maniera garbatamente inquietante, preconizzando un ulteriore cambiamento con l’imminente felicità che offriranno il meta-mondo e la transizione energetica. Un colpo al cerchio ed uno alla botte, si dice da noi.
Molti eventi storici ci hanno cambiato in qualche modo l’identità, nel senso che non ci siamo più riconosciuti essere quelli di prima.
Per fare alcuni esempi, chi è rimasto lo stesso dopo la politica di accaparramento delle materie prime ed alimentari con conseguente fame e guerra nei Paesi poveri? Noi colonizzatori o sfruttatori ci siamo arricchiti e quei Paesi invece sono rimasti nel più totale caos.
Citiamo altri eventi storici. Chi ha potuto fare spallucce di fronte alla rivoluzione di ottobre? Chi dopo la marcia su Roma? Chi ha potuto passare indenne da esperienze come i due conflitti mondiali del ‘900 e la Shoah? E chi ha potuto riconoscere il mondo di prima, dopo il ’68? Chi dopo le stragi degli anni ’70? Chi dopo la lacerante situazione del medio oriente? Chi dopo mani pulite ed il passaggio alla seconda repubblica? Chi dopo l’11 settembre del 2001? E chi dopo la diaspora dai Paesi poveri? Chi dopo la pandemia da Covid19? Chi è rimasto uguale a prima o, più precisamente, quale società non ne ha risentito o non ne ha vissuto il cambiamento?
Ma se andiamo indietro di poco nel tempo, quale società è rimasta uguale dopo la deportazione dei nativi africani? E potremmo andare all’indietro quanto vogliamo, passando dalla rivoluzione francese, e trovare che l’intera umanità si è trovata di fronte a molte svolte epocali.
L’arte figurativa, la letteratura, la musica, il cinema, tutte le forme espressive che conosciamo sono state attraversate e travolte dai cambiamenti e ne sono state interpreti.
Una caratteristica è in comune a tutti gli eventi su citati. La presenza di un prepotente potere, molte volte rovesciato, come nelle rivoluzioni, che ha difeso gli interessi di pochi di fronte ad una massa di oppressi. A volte si è trattato di poteri transitoriamente abbattuti. Paulo Freire aveva ben osservato che spesso nella storia coloro che rovesciano il potere con una rivoluzione, andando a loro volta al potere, diventano i nuovi oppressori.
Questo è un elemento molto interessante e direi svela come dentro di noi ci sia una vittima ma anche un oppressore nascosto. Quanto studio, quanta misura, quanta moralità, quanta disciplina, quanta pietas dovremmo coltivare per tenere a bada gli istinti bellicosi del nostro essere?
Ma torniamo alle svolte epocali spesso determinate direttamente o indirettamente dal potere. Le forme con cui quest’ultimo si organizza e si afferma cambiano nel tempo ed anche a seconda dei luoghi e delle culture che attraversano varie regioni del mondo.
Le dittature si sono trasformate in democrature, ha detto Bauman. Una realtà che è sotto i nostri occhi. E che ci rende evidente quanto la comunicazione svolga il suo ruolo importante e come sia importante per chi vuole esercitare influenza sulle opinioni e sulle coscienze, gettare nell’informazione tante notizie contrastanti atte a generare confusione e sgomento.
Faccio un esempio pratico tratto dalla mia vita di tutti i giorni. Sappiate, miei lettori, che due giorni fa, una mia amica che è la mitezza in persona e che come tanti è connessa attraverso il web ad una rete di “amicizie” mi ha detto candidamente, parlando con semplicità esattamente come una delle due zie in “Arsenico e vecchi merletti”, che il suo medico curante, come tutti i medici curanti, ha ricevuto direttive dall’alto per far fuori gli anziani (lei ha circa una settantina d’anni). Non è un suo delirio, semmai è un delirio in rete. Lei e la sua rete di conoscenze e relazioni in parte reale ed in parte virtuale, ne sono semplicemente convinti ed il motivo lo riconoscono nel fatto che: i medici non visitano più, non prescrivono tutte le analisi di cui si ha bisogno, se ti prenoti per un esame ottieni l’appuntamento a volte dopo un anno e mezzo, se ti fanno il vaccino non ti dicono cosa c’è dentro e se ti prescrivono farmaci questi hanno effetti collaterali indesiderati o addirittura ti fanno male e basta. Vogliono ucciderci, questa è la conclusione, naturalmente il virus del Covid ed il vaccino anticovid ne sono gli esempi più eclatanti, numeri alla mano.
Nessuno si chiede come mai tutte queste informazioni vere, “non come quelle ufficiali e della scienza ufficiale che sono tutte menzogne”, abbiano avuto l’effetto di far avanzare il neofascismo, il neonazismo e anche, diciamocelo, plaudire a Putin.
Non so, ditemi voi. Non è che per caso anche la controinformazione è manipolata? Ho detto anche.
Mi pare di sì.
Sia nell’informazione ufficiale che in quella alternativa si mescolano sempre più spesso nozioni vere e fatti veramente accaduti con menzogne ed interpretazioni deliranti.
Questo fenomeno che tendiamo a pensare marginale sta creando uno scenario pre o forse post apocalittico.
Ci si divide tra persone legate al buon senso ed alla fiducia nelle istituzioni, sia pure con il dovuto senso critico, e neofiti della protesta sociale. Ma questa volta non tra giovani e anziani, come avveniva tra i capelloni ed i matusa di una volta, ma tra persone della stessa generazione. Il divide et impera ha assunto nuove forme più raffinate.
La tecnica comunicativa di spararla grossa perché più è grande la menzogna più è difficile confutarla (e più è facile crederci) è stata usata su larga scala e non più da una singola fonte di potere (Berlusconi la usava molto, per esempio con la storia della nipote di Mubarak che ha fatto addirittura discutere tutto il Parlamento, ma è solo un esempio e apposta non ne voglio citare altri, eclatanti).
Il bombardamento di fake news non è facilmente smascherabile proprio perché, come avviene nei deliri lucidi, si basa spesso su dati reali e ne favorisce solo un’interpretazione delirante. Se i dati diffusi vengono analizzati però andando a leggere da cima a fondo la bibliografia cui tali notizie fanno riferimento (ma chi lo fa?) si scopre che i lavori scientifici o statistici citati dicono cose diverse da quelle propagandante in apertura ed a conclusione della notizia.
Entro brevemente in alcuni ambiti di contestazione.
Per esempio riguardo ai vaccini ed alle reazioni ad essi legate niente fa sospettare chi protesta che il numero spropositato di reazioni dichiarate nel Vaers e rilevate dall’Ema (che ad un certo punto ha dichiarato che alcuni dati sulla sicurezza dei vaccini erano coperti dal segreto militare) derivi dal fatto che mai nella storia sono stati vaccinate contemporaneamente centinaia di milioni di persone, tra l’altro per emergenza e con vaccini in fase sperimentale tre. Né alcuno dice che il virus di per sé ha creato e speriamo più non crei conseguenze su cuore e circolazione, su reni e sistema nervoso oltre che sulle vie respiratorie certamente più serie e durature di quelle rilevate in alcuni casi dopo la somministrazione del vaccino.
Invece gira la bella notizia che il 41% dei vaccinati con tre dosi è già morto. Come dire che 200 milioni di vaccinati solo in Europa sarebbero già morti. Il lavoro che viene citato invece è uno studio che ha valutato i vaccinati con quattro dosi ed ha rilevato una mortalità inferiore nei vaccinati rispetto al gruppo dei non vaccinati. Ed esempi di questo genere se ne possono fare tantissimi. Dall’inizio del 2020 ad oggi, su Covid e vaccini circolano e sono circolate tantissime fandonie in mezzo a rilievi seri e certamente non tutti confortanti. Proprio per questo si verificano fenomeni di rimozione collettiva e tentativi di racchiudere tutta la complessa problematica in pochi e facilmente afferrabili concetti. Ognuno di noi avrebbe voluto essere al posto di Speranza o del governo per non fare errori, ognuno di noi sa come si sarebbe dovuto fare e non si è fatto, dal lockdown al greenpass. Nel frattempo siamo in questo scenario apocalittico che ci coinvolgerà ancora facendo di noi e della nostra società qualcosa di diverso. Niente sarà più come prima.
Ma soprattutto, mentre la nostra attenzione è catturata da amici che ci svelano verità sconcertanti, come fa la mia cara e mite amica, la forza contrattuale del nostro bisogno di giustizia ed equità sociale sta perdendo mordente, non trova, anche per propria inerzia, più sponde di impegno civile, democratico, politico sano e costruttivo cui fare riferimento ed ognuno si getta in un “si salvi chi può” personale fino a quando si sveglierà nel meta mondo, in quel mondo felice, veloce e senza problemi in cui, ciò che conta è che, definitivamente, non potrà decidere più nulla, il nemico ricco e potente sarà fluido ed invisibile, virtuale, per l’esattezza, e neanche un videogioco potrà più combatterlo.
Cercasi un fine è “insieme” un periodico e un sito web dal 2005; un’associazione di promozione sociale, fondata nel 2008 (con attività che risalgono a partire dal 2002), iscritta al RUNTS e dotata di personalità giuridica. E’ anche una rete di scuole di formazione politica e un gruppo di accoglienza e formazione linguistica per cittadini stranieri, gruppo I CARE. A Cercasi un fine vi partecipano credenti cristiani e donne e uomini di diverse culture e religioni, accomunati dall’impegno per una società più giusta, pacifica e bella.