Questo amore difficile, di Rocco D’Ambrosio

Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
(Lc 6, 27-38 – VII/C)

Il razzismo cresce; lo stesso dicasi di rifiuto, guerra e violenza, omofobia, spirito di vendetta, egoismo, mancanza di solidarietà e cosi via. Le cronache giornaliere sono una prova schiacciante. Il Vangelo di oggi parla di amore per i nemici, disponibilità al dono, misericordia per tutti, perdono e non giudizio degli altri. Un vangelo difficile che trova ostilità in molti credenti. Una minoranza? La  maggioranza? Solo Dios sabe!

I fenomeni di razzismo, odio, omofobia, antipatie viscerali, cattiverie, invidie e gelosie si ripetono nei nostri ambienti cattolici, e non solo. Il Vangelo dell’amore e della misericordia, per tutti, viene tradito da logiche razziste e cattive. Inoltre c’è anche il sentirsi a posto in coscienza, tanto da fare la comunione e sentire il diritto di bollare chi non la pensa così. Stiamo messi male. Molto male. Le cause sono diverse. La maggiore ritengo sia un vuoto educativo che, nella Chiesa italiana, va avanti da quasi trent’anni: si è spesso operata una riduzione della fede a professione ideale, teorica, ideologica che non cambia molto la vita, in tutti i suoi ambiti. E’ la fede da esibire come corollario di una vaga identità nazionale o di gruppo. E’ la fede con poche opere di giustizia ma con tante parole sull’aborto, sulla morale sessuale e sulla bioetica. E’ la fede che piace ai leader populisti perché parla di argomenti, per quanto autentici, ma lontani da un giudizio sul loro operato di politici, sul loro favorire ingiustizie e guerre, corruzione e malaffare, razzismo e rifiuto di aiuti ai più poveri. E’ la fede di quelli che una volta si chiamavano clerico-fascisti, oggi di fascismi ce ne sono diversi, ma la sostanza è la stessa.

Forse è una fede molto simile a quella degli scribi e dei farisei, che Gesù fa oggetto del suo rimprovero: “Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei Cieli” (Mt 5, 20). Forse è la durezza della parola di Gesù a farci trovare altre “strade”. Nessuno può dire che questo invito del Signore è facile: “Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”. 

Ma la difficoltà non ci autorizza a vanificarlo, né tantomeno ad avvallare l’opposto, ossia odio, razzismo e compagnia cantante. Ci scuote e ci impegna, sempre più, a pregare, meditare, discernere, educarci a essere misericordiosi come il Padre e non come quella fetta di umanità che ha chiuso mente e cuore agli altri. Nei momenti di difficoltà nel fare questo cammino di conversione, nel dilatare il mio cuore alla misericordia sempre più grande, mi ha aiutato molto questa riflessione di Paolo VI: “Userò un termine della scolastica: la vera ragione, la ragione innata, la ragione formale dell’amore, non è il prossimo in quanto prossimo, perché fra i miei prossimi ci sono dei concorrenti, degli avversari; come amarli quando constato la loro ostilità, i loro modi perversi, la loro astuzia? Il vero motivo per amare gli altri è l’amore che Dio ha per tutti. Il vero motivo è dunque l’amore di Dio. Bisogna amare l’uomo a motivo di Dio. Se si distrugge l’amore di Dio, ci si accorge molto presto che non c’è amore dell’uomo per l’uomo”. 

Rocco D’Ambrosio

[presbitero, docente di filosofia politica, Pontificia Università Gregoriana, Roma; presidente di Cercasi un fine APS]

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