Quando sale la marea: giovani e politica a Marsiglia, di Matteo Losapio

Ero a Marsiglia il 7 luglio, quando i cittadini francesi hanno optato per la coalizione del Nuovo Fronte Popolare guidato da Jean-Luc Mélenchon. In questo piccolo intervento non voglio certo commentare il risultato elettorale seguendo gli exit poll e le formazioni di governo ma sottolineare altri aspetti importanti che mi hanno colpito e che sono stati oggetto di discussione con gli amici presenti. Infatti, come ben sappiamo dai giornali che hanno riportato la notizia, la vittoria della Sinistra in Francia ha destato stupore e meraviglia dal momento che ai primi risultati era in maggioranza la Destra di Le Pen. Ci siamo tutti chiesti: come si può ribaltare così un risultato? Come è stato possibile un colpo di mano in così pochi giorni da parte della Sinistra francese? Se la notizia in Italia può destare un certo stupore in questi giorni, per poi cadere nel dimenticatoio e tornare a pensare ai nostri molti problemi politici e amministrativi, tuttavia, sono bastati quattro giorni a Marsiglia per tentare di capire alcune dinamiche e provare a tirarne fuori una lezione politica che possa valere anche per noi.

Il primo elemento che domenica ci ha colpito mentre eravamo a Marsiglia sono stati i tanti adolescenti e giovani che, ai primi risultati di una possibile vittoria del Nuovo Fronte Popolare, sono scesi in piazza. Adolescenti di tutte le età, giovani universitari, insieme ad adulti delle periferie, dei quartieri popolari e migranti di differenti etnie, tutti sulla banchina del porto per festeggiare il risultato elettorale. Una festa di popolo al grido, in italiano, di: “Siamo tutti antifascisti!” che, in altri contesti e nazionalità, sarebbe stato subito bollata come manifestazione non autorizzata, con intervento delle forze dell’ordine, manganellate e sfollagente. Invece, su quella banchina marsigliese, erano riunite tutte le speranze dei giovani, dei migranti, degli operai, di coloro che volevano difendere la Costituzione e la Repubblica francese. Tutti riuniti contro una Destra che, paradossalmente, cerca di difendere la sovranità e lo Stato francese da una crisi identitaria che attraversa tutto il pianeta. Ciò che rimane impresso sono i tanti giovani dei centri sociali, dei collettivi, dei gruppi politici che hanno dato l’impressione di comprendere che la politica tocca e riguarda anche loro.

Certo, la storia francese è stata sempre molto più attenta ai diritti e ai doveri del cittadino, soprattutto dopo la Rivoluzione del 1789, come anche dopo i moti del Maggio del 1968 e il grande investimento nel pensiero filosofico e politico che ha vissuto la Francia fino ad oggi. Un investimento culturale che parte non solo dalla lettura dei libri ma anche da una lettura dei tessuti sociali, delle città, dei luoghi in cui i cambiamenti prendono forma. Una cittadinanza giovane che riconosce come la politica non sia un gioco di palazzi ma un saper navigare fra le onde della realtà. È interessante, se vogliamo, come in uno dei suoi commenti ai risultati delle elezioni, proprio Marine Le Pen abbia detto che: “La marea si sta alzando”[1]. Ebbene, la prima considerazione che vogliamo riprendere dai risultati delle elezioni in Francia è proprio come la politica sia un navigare nel mare della realtà, attenti alle maree che salgono. E quando la marea si alza, i naviganti sanno che occorre usare delle accortezze per non naufragare. Le accortezze sono state proprio l’interessarsi della politica, il riconoscere come, proprio sulla banchina di un porto, la politica sia un’arte e, soprattutto, l’arte di navigare la realtà.

In secondo luogo, ritrovarsi in una città come Marsiglia, permette di comprendere non solo la politica francese ma anche la relazione che intercorre fra quest’ultima e la città. Marsiglia è una città che proviene dal porto, una città storicamente intessuta di popolazioni differenti, di marinai di passaggio, di traffici e malavita, di angiporti e scaricatori di navi. È la sua anima multietnica che la rende così vivace, una città in cui sono evidenti le spinte meticce e mediterranee allo scambio e all’ibridazione ma anche quelle fratture che invocano una identità definita e demarcata rispetto agli altri. E di qui si comprende la propaganda politica di una Destra sovranista alla ricerca di una identità e di un mito identitario costruito in contrapposizione all’altro, allo straniero, al nemico con il suo carico di malavita, di criminalità, spaccio di droga e sporcizia. Una crisi identitaria del prototipo francese (come anche del prototipo vannacciano italiano) che necessità di un punto di svolta, di un passaggio ulteriore, di una generazione che sappia riprendere in mano le proprie origini fatte di accoglienza, di meticciato, di scambio non solo di merci ma di idee e di cultura, di reti e di passione. Marsiglia è una città caotica ma non per l’incedere della globalizzazione e la perdita della scala locale, ma perché storicamente la scala locale è frutto di pluralismi e convivenze ed è questo ciò che rende quel caos una straordinaria mixité con tutti i rischi e le contraddizioni di una complessità che non riesce a rimanere chiusa in schemi identitari. Ma la festa sul porto di Marsiglia ha manifestato che la complessità non è qualcosa da fuggire ma da poter conoscere e tentare di comprendere, seppur con fatica.

Per concludere, dunque, non sappiamo cosa sarà delle istituzioni e degli iter amministrativi francesi, ma sappiamo che sul porto di Marsiglia gli adolescenti e i giovani ci hanno fatto vedere come la politica non sia un qualcosa che riguarda pochi ma sia una realtà di tutti, una realtà che appartiene al popolo, ai luoghi di confronto e di dialogo, a cittadini che, in diversi modi e in diverse forme contribuiscono affinché tutti possano vivere meglio. Giovani che hanno visto una marea nera salire e hanno scelto di uscire dal porto delle proprie sicurezze per affrontare la vera libertà, possibile solo in un mondo dove tutti siamo liberi e partecipiamo alla libertà gli uni degli altri. Non solo in quanto cittadini francesi o italiani, ma in quanto persone libere, perché non esiste una libertà individuale ma solo collettiva e comunitaria.

[1] https://www.open.online/2024/07/07/francia-le-pen-voto-risultato-presidenziali-2027-video/

 

[redazione CUF, Bisceglie]

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