Qual è il problema dell’Occidente? Esiste un problema occidentale oggi? Potremmo dire che il problema esiste eccome, e lo riconosciamo se partiamo dalla “dottrina Biden”: da una parte Biden vede le democrazie, dall’altre i sistemi totalitari. Qui ovviamente bisogna capire che cosa si intenda per democrazia. Se noi assumessimo che fosse sufficiente recarsi alle urne per appartenere al mondo democratico allora dovremmo concludere che Russia e Iran fanno parte del club. Evidentemente non è così, e per dare sostanza alla distinzione su cui si basa la “dottrina Biden” dobbiamo concludere che rispetto della legalità internazionale e dei diritti umani fondamentali sono il vero elemento che distingue le democrazie dalle tirannidi o dai regimi dittatoriali.
L’esempio più lampante di questo lo abbiamo avuto con la guerra in Ucraina: con la sua scelta militare e con la sua condotta bellica e interna Vladimir Putin ha chiaramente dimostrato che non appartiene al club dei Paesi democratici. Nessuno può dire né qui si vuole negare che anche Putin abbia possibili ragioni di risentimento per l’estensione della Nato nell’est europeo e ciò che questo determina per la sicurezza della Russia, ma di qui ad invadere un Paese sovrano ce ne passa. E ancora di più ce ne passa conducendo una guerra che viola la legalità internazionale.
Ora la guerra delle democrazie contro il dispotismo russo sembra dimenticata dalla stesso Congresso americano, da pezzi importanti d’Europa. Perché? Perché una guerra per noi più importante si è inserita nello scacchiere mondiale. Altri conflitti orripilanti, come quello in corso in Sudan da mesi, con costi di vite inimmaginabili, non vengono neanche considerati. La risposta, ovvia, è che l’Occidente non è il guardiano del mondo, non è lo sceriffo di tutto il pianeta. Ma le modalità con cui la guerra a cui dà tutta la sua attenzione, quello in corso a Gaza, non sembra proprio risplendere per rispetto della legalità internazionale in tempo di guerra, dei confini internazionali e di ciò che ne consegue. Quasi che la democrazia può essere esentata sulla parola da ciò che difende. Anche qui, ovviamente, si deve riconoscere che alcune affermazioni occidentali, come nel caso di Mosca per l’Ucraina, hanno un fondamento. Da anni ci si confronta con una guerra asimmetrica, quella condotta su tanti teatri mediorientali dall’Iran e dalle milizie ad esso legate a doppia mandata. Ma per la “dottrina Biden” il sentiero si fa incerto, a dir poco scivoloso, se per sfidare i sistemi iraniani, si deve dimenticare quella legalità internazionale che si vuole difendere, anche militarmente.
La dottrina Biden così rischia di essere controproducente per ciò che difende, la legalità internazionale e i diritti umani, perché li mette alla mercé proprio della propaganda dei totalitarismi, per i quali ci sarebbe un ordine fondato non su legalità internazionale e diritti umani, ma sugli interessi dei Paesi che fanno parte del Club delle cosiddette democrazie. Non credo che sia così, ma bisogna dimostrarlo a loro, non a noi stessi. Gli iraniani e le iraniane, ad esempio, si sentiranno capiti da tanto disinteresse per le loro sofferenze? Ecco il vantaggio per la propaganda degli autocrati, o dei teocratici: l’Occidente rimane nel loro racconto l’eterno colonialista, mentre loro sarebbero i difensori dei diritti dei popoli calpestati. Gli iraniani lo sanno che non è vero per l’Iran, i russi per la Russia, ma fuori dai confini patri quale racconto può sfidarne la propaganda mondiale?
Siccome tutti sappiamo che le cose non stanno così, nessun diritto dei russi, degli iraniani, degli arabi, dei venezuelani, viene difeso da questi regimi che arrestano o uccidono chiunque di loro si azzardi a pensare come preferisci, bisogna capire perché la Casa Bianca sbagliando condotta in tutti i conflitti che si susseguono da anni ormai non faccia altro che allargare il club dei risentiti, o degli indignati.
Il problema è che qualsiasi lettura da “buoni contro cattivi”, da “bianchi contro neri”, è pericolosa, e la dottrina Biden sta diventando un problema proprio per la democrazia, i diritti umani e la legalità internazionale. Perché al suo fondo c’è una visione manichea, e questo ci porta a ritenere, come fanno ad esempio i gruppi religiosi americani più vicini a Donald Trump, che esistano “figli della luce” e “figli delle tenebre”.
Continuando così, su questo pericolosissimo terreno, la dottrina Biden rischia di diventare un potente propulsore della candidatura di Trump. Solo un mondo multipolare, nel quale i diritti di tutti i popoli vengono rispettati e capiti, può indebolire i regimi liberticidi, terroristi e tirannici, che li offendono in modo così sconvolgente.
Se la dottrina Biden prefigura, come nei fatti è accaduto da Obama in avanti, un Occidente che si ritira su stesso, come dimostrano i casi della Siria, dell’Iran, dell’Afghanistan per fermarsi a quelli conclusi e noti, allora molti concluderanno che ha ragione Donald Trump.
globalist.it/world/2023/12/09/perche-la-dottrina-biden-dei-buoni-contro-i-cattivi-e-pericolosa-per-la-democrazia-e-i-diritti-umani/