Chi non ha mai giocato a nascondino? Certamente tutti, almeno tutti quelli che sono stati bambini nel secolo scorso e oggi sono giovani-adulti, adulti o anziani. Nascondersi per poi correre a “liberarsi” toccando il luogo dove un bambino che “sta sotto”, dopo aver “contato” voltando le spalle a tutti mentre si appoggia ad un muro o ad un albero, ha il compito di trovare chi si è nascosto. Un gioco divertente, ma che, come accadeva spesso tra bambini, vedeva anche contestazioni e liti. Chi non era soddisfatto del risultato – magari perché “visto” rapidamente e, dunque, messo fuori gioco – spesso correva verso il luogo dove stava il bambino “cercatore” e gridava “Mamma fausa”. In dialetto siciliano significa letteralmente “Mamma falsa”. Il senso è chiaro: si contestava tutto il gioco perché non era andata come si voleva. Utilizzando questa immagine e questo ricordo d’infanzia è possibile esporre qualche ragionamento per leggere i commenti del Governo e della maggioranza parlamentare al risultato dei ballottaggi e, più in generale, della recente tornata elettorale per le amministrative che ha coinvolto anche capoluoghi di regione oltre che alcune grandi città. Il gioco di gruppo si fonda su regole che o sono condivise perché già date oppure vengono create e adottate da tutti i bambini che giocano. Si sceglie sulla modalità della composizione delle squadre, se si tratta di un gioco a squadre; si sceglie sulla durata del gioco, se si tratta di un gioco a tempo; si sceglie persino di inventare regole estemporanee, se si tratta di un gioco originale. Insomma non c’è un gioco senza regole. E si sa che i giochi recano in sé un importante valore educativo perché, così è sostenuto e dimostrato ampiamente,
giocare rispettando le regole date, soprattutto quando si tratta di giochi di gruppo, educa al rispetto degli altri mentre mitiga il naturale egoismo di ognuno dei partecipanti. Quando risuona il grido “Mamma fausa” evidentemente qualcosa non ha funzionato. Attorno al soggetto o al gruppo di soggetti che invocano la sospensione del gioco, si radunano tutti gli altri bambini. Ne nasce una discussione: spessissimo chi ha sospeso il gioco ha agito solo perché gli è andata male, non è riuscito ad affermarsi. Sospinto dal naturale desiderio di vittoria, poco attento al divertimento che tutti coinvolge, fa emergere il proprio carattere pretendendo di azzerare tutto e ricominciare. Bene.
Sappiamo come funziona con i bambini. Spesso riescono a mettersi d’accordo e riprendono a giocare con serenità. Accade, però, che la richiesta di sospensione sia anche l’occasione per fare emergere la figura del leader del gruppo. Allora le cose si complicano perché questi cerca, se si rende conto di non poter emergere con le regole date, di dare forma nuova al gioco, di cambiare le regole del gioco.
La risposta che il Governo in carica vorrebbe dare alla debacle della tornata amministrativa seguita alle votazioni per il Parlamento Europeo risulta originale. Anche perché ripresa e forse anche anticipata dal Presidente del Senato, seconda carica della Repubblica: cambiare le regole del gioco, cioè la Legge Elettorale, abolendo il secondo turno, il ballottaggio. Sale il grido “Mamma fausa” perché la maggioranza parlamentare è uscita nettamente sconfitta dal gioco delle amministrative, perdendo malamente. La volontà politica, frutto dell’analisi del voto, è quella di resettare la Legge Elettorale in vigore per farne una nuova, evidentemente più adatta ai bisogni dei partiti che sono al governo. Una legge che non preveda il doppio turno e, quindi, favorisca la coalizione di CentroDestra, generalmente coesa in alleanza già al primo turno, contrariamente a quanto avviene nel campo del Centro-Sinistra. Strano, tutto molto strano. Questa intenzione/minaccia ha tutte le caratteristiche dello scontento dei bambini che non hanno saputo e potuto vincere e allora dichiarano fasullo il gioco, magari urlando e piangendo, accusando di scorrettezza gli amici con i quali si giocava sino ad un attimo prima. Tutto veramente strano. Tuttavia poiché non si tratta di un gioco né di bambini che giocano, ma di elezioni, partiti politici e leggi dello Stato, di amministrazione di città, paesi e della cosa pubblica c’è un alone di gravità che lascia esterrefatti. Al di là delle considerazioni tecniche che si potrebbero fare in merito alla Legge Elettorale e ai suoi pregi e difetti, sia che si parli di unico o doppio turno, ciò che inquieta è la volontà di non favorire l’apparentamento tra le forze politiche.
Sembra che emerga preciso il disegno di impedire che più partiti – ovviamente avversari politici – possano apparentarsi per esprimere una maggioranza che metta in crisi la coalizione di Governo.
“Mamma fausa” è il grido che rimanda ad una volontà: il confronto deve essere tra singoli. E poiché il partito di maggioranza relativa, anche in vista della Legge Elettorale che dovrà seguire l’approvazione del disegno di legge sul “Premierato”, vuole rafforzare il potere di cui gode è chiaro che prema sull’isolamento dei partiti, soprattutto di Centro Sinistra. Tutto male? Forse no. Perché dalla vittoria sorprendente del Centro Sinistra, sia nella formazione del “campo largo” che delle alleanze varie anche con “liste civiche”, e dalla reazione della Presidente del Consiglio, può trarsi una indicazione di prospettiva: costruire alleanze vere, attrattive nei confronti dei quei cittadini che sono maggioranza nel Paese e vogliono farlo notare scegliendo di non esercitare il diritto/dovere di voto.
Sono veramente già molti gli esempi di una cultura politica che orienta alla disarticolazione di tutto ciò che è aggregazione: pensiamo solo ai sindacati, sviliti spesso nella loro funzione di difesa dei diritti dei lavoratori. Il risultato è la solitudine del lavoratore nei confronti del datore di lavoro. Chi è più forte? Chi la spunta? Se la legge elettorale pensata dal Governo mira a mettere in solitudine i singoli partiti politici, allora avrà vinto non soltanto la compagine di governo, ma soprattutto una cultura: quella dell’individualismo che aborre la solidarietà, in questo caso politica. C’è da meditare, da stare attenti e vigilare. Perché la svolta autoritaria è dietro l’angolo e veste le forme di una presunta maggiore efficienza politica e amministrativa.
Cercasi un fine è “insieme” un periodico e un sito web dal 2005; un’associazione di promozione sociale, fondata nel 2008 (con attività che risalgono a partire dal 2002), iscritta al RUNTS e dotata di personalità giuridica. E’ anche una rete di scuole di formazione politica e un gruppo di accoglienza e formazione linguistica per cittadini stranieri, gruppo I CARE. A Cercasi un fine vi partecipano credenti cristiani e donne e uomini di diverse culture e religioni, accomunati dall’impegno per una società più giusta, pacifica e bella.