Le elezioni di Putin e la voce stonata di Salvini, di Francesco Anfossi

«In Russia hanno votato, ne prendiamo atto. Quando un popolo vota ha sempre ragione, le elezioni fanno sempre bene, sia quando uno le vince, sia quando uno le perde», dichiara pubblicamente il leader della Lega Nord Matteo Salvini a proposito del plebiscito che ha confermato lo zar Vladimir Putin al potere. Forse ha scelto la nazione sbagliata per fare esempi di democrazia. Certo, il suo giudizio entra nello stesso solco degli osservatori internazionali di Zambia, Nigeria e Centrafrica, Paesi del Terzo e del Quarto Mondo, forse un po’ addomesticati dalle tonnellate di grano regalato da Mosca. Ma c’è qualche ulteriore dettaglio che spinge a una considerazione diversa.
Cominciamo col dire plebiscito non depone quasi mai a favore di una democrazia, soprattutto quando la percentuale (87,9 per cento, 12 punti in più di sei anni fa) è considerata “bulgara”, ovvero più simile a una farsa che a una libera elezione e rimanda al più fedele alleato dell’Unione Sovietica prima della caduta del muro, quando a Sofia il dibattito era inesistente e le elezioni erano, appunto, plebisciti. Un vero democratico dovrebbe sentire sempre puzza di bruciato dietro un’approvazione generale: la storia insegna che c’è sotto qualcosa: dalle approvazioni popolari perfezionate dalla Germania nazista al bonapartismo.

In questo caso c’è stato di tutto, a partire dai finti avversari politici caricati a salve, praticamente inesistenti, ologrammi utili solo a giustificare la pantomima elettorale con qualche percentuale infima. Certo, la stampa di regime parla di un “risultato colossale” per Putin, ma di quale risultato si tratta? Erano davvero liberi di votare i cittadini russi? Dov’erano i veri oppositori? Per il premier polacco Tusk «il voto si è svolto in un contesto di dura repressione». I giornali dell’opposizione sono inesistenti, i corrispondenti esteri sono sgraditi, pubblicare notizie ostili al regime costa anni e anni di galera. Nei soli tre giorni di queste “libere elezioni” – su cui pesa come un macigno la feroce morte del principale oppositore Navalny – ci sono stati oltre cento arresti. Da Downing Street, il premier Sunak ha detto che «la Russia dimostra di non essere interessata a trovare una via verso la pace e la democrazia». Per Leonid Volkov, braccio destro di Navalny, brutalmente pestato in Lituania, «le percentuali ricavate da Putin non hanno la minima relazione con la realtà».
Vi è poi una riflessione quasi elementare da fare sul concetto di popolo e democrazia. Una democrazia moderna è tale non quando il suo leader ha dietro di sé il popolo ma quando la volontà del popolo si articola e si sviluppa nella società attraverso i suoi “corpi intermedi”, dai Comuni alle Province, dalle Regioni ai consigli di quartiere, dai sindacati ai partiti, dove la maggioranza ha sempre a che fare con la fondamentale critica delle opposizioni, quando i governi sono vincolati alla fiducia dei Parlamenti (non basta che via sia un Parlamento, quello esiste anche in Bielorussia,  in Turchia, in molti Paesi africani retti da un dittatore, in Cina e perfino in Corea del Nord). A tutto questo segue una libera stampa, ed è accompagnato da tribunali separati dal governo come nella classica ripartizione di Montesquieu, affinché il potere non diventi arbitrio.
Vi sono poi le modalità del voto nel regno di Putin, con quelle urne stranamente trasparenti, fatte per rimanere sotto osservazione, e il voto elettronico che si sa facilita la manipolazione. I media indipendenti internazionali hanno postato video di persone letteralmente accompagnate al seggio. Centinaia di schede sono state compilate in modo identico. Il Cremlino ha rifiutato ai seggi osservatori internazionali dell’Osce/Odhir, l’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani. Anche dalla Casa Bianca è arrivato un commento sintetico, ma completo: le elezioni non sono state né libere, né giuste. E in casa nostra? Bastano le parole del suo alleato di governo, il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il titolare della Farnesina ha ribadito che «il voto in Russia è stato segnato dalla violenza» e la violenza, da che mondo è mondo, è nemica della democrazia. Tajani ha poi aggiunto che «le elezioni sono state caratterizzate da pressioni forti e anche violente». Navalny, ha aggiunto, «è stato escluso da queste elezioni con un omicidio, abbiamo visto le immagini dei soldati nelle urne, non mi sembra che sia un’elezione che rispetta i criteri che rispettiamo noi». Dunque resta la domanda di fondo: perché? Perché il leader di uno dei tre partiti di governo esprime un giudizio del genere, così netto, così stonato, di fronte a elezioni palesemente viziate, utili solo a rafforzare chi di fatto è già uno zar capace di adoperare metodi staliniani, deciso a regnare almeno fino al 2030? Perché? Per Salvini anche per l’opposizione la sconfitta è una lezione salutare. Anche la morte di un’oppositore?

www.famigliacristiana.it/articolo/le-elezioni-di-putin-e-la-voce-stonata-di-salvini.aspx

PRESENTANDOCI

Cercasi un fine è “insieme” un periodico e un sito web dal 2005; un’associazione di promozione sociale, fondata nel 2008 (con attività che risalgono a partire dal 2002), iscritta al RUNTS e dotata di personalità giuridica. E’ anche una rete di scuole di formazione politica e un gruppo di accoglienza e formazione linguistica per cittadini stranieri, gruppo I CARE. A Cercasi un fine vi partecipano credenti cristiani e donne e uomini di diverse culture e religioni, accomunati dall’impegno per una società più giusta, pacifica e bella.


 

 

SORRIDENDO

Ultimi Articoli

Contribuendo

Con il 5×1000 realizziamo:
scuole di formazione sociale e politica, un sito web e un periodico di cultura e politica, insegnamento dell’italiano per cittadini stranieri, incontri, dibattiti…
Basta la tua firma e il numero dell’associazione 91085390721 nel primo riquadro (in alto a sinistra) dedicato al Terzo Settore – RUNTS. 

Inoltre attraverso un lascito nel tuo testamento hai la possibilità di aiutarci nel futuro – nel rispetto della legge, senza escludere possibili soggetti legittimari – attraverso il dono di qualcosa a Cercasi un fine (come una somma di denaro, beni mobili o immobili, una polizza di vita). Il testamento è un atto semplice, libero, sempre revocabile. Con il tuo lascito sosterrai le nostre attività: scuola di italiano per stranieri, scuole di formazione sociale e politica, il giornale cartaceo e il sito web, la biblioteca “Bice Leddomade” e le altre attività di formazione culturale e sociale. Grazie per quello che farai per noi.


\\———
Bonifico Bancario
Cercasi un Fine APS
IBAN IT26C0846941440000000019932
BCC Credito Cooperatvo
oppure CCP 000091139550 intestato ad Associazione Cercasi un fine