L’annullamento della presentazione del libro del professor Luciani, Rossa e plebea. Pisa, mezzo secolo fa da parte del Comune di Lucca, presentazione poi tenutasi il 16 marzo in una sala della Provincia, è un evento grave, come dimostra l’interrogazione parlamentare di alcuni deputati toscani, e va inserita in un contesto più ampio.
In questo contesto vanno ricordate la rimozione dal regolamento per la concessione degli spazi comunali della dichiarazione di antifascismo; la polemica del sindaco Pardini sulla conferenza di Eric Gobetti sul confine orientale organizzata dall’Anpi; la decisione della Giunta di liquidare la Casa della Memoria e della Pace sulle Mura; la scelta di ricordare in un’unica seduta del Consiglio Comunale, successiva al 27 gennaio, la Giornata della Memoria e quella del Ricordo.
Si fa fatica a non leggere quest’ultima decisione come volontà di sminuire l’unicità della Shoah e di tacere le responsabilità del fascismo nel sostegno ai nazisti nelle stragi, nel rastrellamento degli ebrei, nei crimini di cui è stato artefice in Jugoslavia.
Sembra così emergere un disegno politico che mira innanzitutto a ridurre drasticamente la libertà di espressione e la discussione pubblica.
I fatti di Lucca hanno una loro specificità, ma proviamo a leggerli insieme alla vicenda fiorentina dell’aggressione davanti al Liceo Michelangiolo e alla lettera del Ministro Valditara, che stigmatizza la preside del Liceo Da Vinci che invitava studenti e studentesse a farsi vigili anche attraverso una consapevolezza storica sulla nascita del fascismo. Una riflessione critica su tutto ciò ci porta a sottolineare come il fascismo dei nostri tempi provi a nascondersi dietro la rimozione e la normalizzazione dei suoi orrori, producendo una sorta di afasia dell’a-fascismo, che come ci ricorda Mauro Biani avrebbe due colpe: l’indifferenza verso ciò che è stato, e il sospetto, quando non il dileggio, verso chi quel passato tenta di ricordarlo alle giovani generazioni, come monito rispetto ad una torsione illiberale della democrazia che oggi sembra fare sempre più proseliti.
Tornano qui alla memoria le parole di Aldo Moro, quando membro della Costituente disse che non andava scritta una Costituzione a-fascista, ma anti-fascista. Occorreva cioè essere disposti a contrastare il fascismo.
Era questa la fonte dell’ordinamento costituzionale, da cui dovrebbe partire chiunque si candidi al governo del Paese.
La necessaria distinzione tra anti-fascismo e a-fascismo rappresenta ancora oggi una bussola decisiva, capace di renderci più attenti rispetto a qualunque scivolamento verso un consenso passivo e di adattamento nei confronti di chi non vuol menzionare la Resistenza, per non volerne riconoscere il valore fondativo, sostituendola impropriamente con il Risorgimento.
https://firenze.repubblica.it/cronaca/2023/03/19/news/lantifascismo_e_la_trappola_dellafascismo-392728050/
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