La verità non è uno schiaffo, di Rocco D’Ambrosio

Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà»
(Gv 15,26-27; 16,12-15 – Pentecoste B).

Il rapporto tra cattolici e verità merita continua attenzione. E’ sempre forte la tentazione di presentarsi come coloro che posseggono la verità integralmente e perennemente. Ho sempre pensato che manicheismo e fondamentalismo sono tentazioni, e alcune volte malattie croniche, di tutte le religioni e culture, nessuna esclusa. Personalmente li vedo come problemi antropologici ed etici fondamentali, quanto universali. Le vie per arrivare ad affermare e credere in ciò che è fondante, nella vita personale e sociale, sono due: la ragione e le rivelazioni religiose. Molti problemi nascono quando io – personalmente o come gruppo – inizio, o iniziamo, ad agire pensando di avere “la” verità e il diritto-dovere di imporla ad altri. In quel caso direbbe Romano Guardini: «Qualche volta si dice: verità; ma fra questa verità e uno schiaffo non c’è alcuna differenza, tranne quella di colpire con la parola invece che con la mano» (Lettere sull’autoformazione). 

Il vangelo odierno ci ridimensiona molto e ci aiuta a non cadere nella trappola del fondamentalismo, non solo religioso ma anche sociale, economico e politico. Ci sono tanti modi per smascherare i vari fondamentalisti che ci circondano. Ne indico due molto comuni: coloro che, specie in TV e in luoghi pubblici, esordiscono spesso con “vi dico io come stanno le cose”, tipico di saccenti boriosi e autoreferenziali. E poi ci sono quelli che parlano di dialogo, a ogni pie’ sospinto, ma il dialogo non l’hanno mai praticato né sanno nemmeno dove abita.

La verità non la possediamo pienamente ed è solo lo Spirito di Dio a guidarci verso di essa: “lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità”, dice Gesù. Essa non è un qualcosa a portata di mano, pret-a-porter, perché prende da tutto quello che è di Dio e si offre come dono. “Quando incontri una verità di passaggio – scriveva George Bernanos   guardala bene, in modo da poterla riconoscere, ma non aspettare che ti faccia l’occhiolino. Le verità del Vangelo non fanno mai l’occhiolino”.     

La verità evangelica non strizza l’occhio. Qualora lo facesse diventerebbe funzionale a un progetto, a un partito o schieramento politico, al potente di turno o a chissà chi. Si macchierebbe così di fondamentalismo. La verità evangelica glorifica Iddio e fa bene a chi l’accoglie; è fine a se stessa, cioè al buon annuncio di un Dio che si incarna e salva coloro che a Lui aderiscono. E sì, la verità evangelica non si usa, si serve. O, come direbbe un altro grande francese, Jacques Maritain, “ciò di cui noi abbiamo bisogno non è un insieme di verità che servono, ma piuttosto di una verità da servire”. Una verità che si serve e si invoca sempre, come puro dono dello Spirito.

Rocco D’Ambrosio

[presbitero, docente di filosofia politica, Pontificia Università Gregoriana, Roma; presidente di Cercasi un fine APS]

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