La Siria Nascosta: L’Orrore delle Prigioni del Regime di Assad, di Charbel Tawk

Siamo in un’epoca in cui la legge della giungla è più nobile delle autorità della tirannia. Ciò che è stato visibile in passato era brutale, ma ciò che vediamo oggi è un crimine senza pari. Le leggende sui carnefici non bastano a descrivere ciò che ha fatto Al-Assad, e ora si trova tra le braccia della Russia come rifugiato politico.
A prescindere dalle ingiustizie perpetrate durante il suo regno di terrore, la tragedia continua nelle prigioni siriane. La parola “prigioni” non è sufficiente a spiegare la realtà; è più corretto definirle come centri di detenzione del regime. Chi entra non viene giudicato, e chi entra non è un criminale, perché il crimine di Al-Assad supera ogni crimine. Si tratta di esseri umani che hanno commesso errori non di natura criminale, ma semplicemente perché hanno osato chiedere la libertà, hanno provato a ribellarsi contro una legge o una logica oppure sono stati falsamente accusati di essere contro il regime. Sono detenuti, e le loro famiglie non sanno se siano vivi o morti.
Coloro che hanno avuto la fortuna di sopravvivere e di uscire da Sednaya o da altri centri dententivi (veri e propri mattatoi umani, spazi dove la legge del dissenso annienta la dignità dell’essere umano), anche se apparentemente vivi, riportano danni psicofisici di gravissima entità. Alcuni hanno perso la memoria, non ricordano nemmeno il colore della luce del sole o i loro nomi. Altri sono usciti con disabilità fisiche o malattie contratte nelle celle sotterranee, dove non arriva nemmeno l’aria.
Dall’altro lato, le donne e le ragazze le quali sono state imprigionate senza alcun motivo o processo, non hanno né vita né destino. Sono diventate giocattoli del regime e delle milizie alleate iraniane, serve del sistema. E cosa è accaduto loro nelle prigioni? Molte sono state stuprate fino alla morte. Ci sono bambini nati da madri che hanno perso la vita a causa di torture e stupri, e ci sono donne entrate sole e uscite con diversi figli. E che dire di quei bambini che non hanno mai visto la luce del sole, che non hanno mai conosciuto il cielo, vivendo invece sotto il tetto del regime carnefice?
La caduta del regime di Bashar Al-Assad non è un evento politico, ma una liberazione per un popolo che ha vissuto nella tirannia, scoprendo che la legge della giungla e i suoi predatori sono più dignitosi del governo di Al-Assad. Non è un “Assad” che in arabo significa “leone”, ma un’altra creatura, pronta a fuggire rapidamente. Qualunque cosa accada e qualunque sia il destino della Siria, sarà un paradiso in confronto all’inferno vissuto sulla sua terra.
E possa questa rivoluzione dare i frutti delle rivoluzioni occidentali, poiché essa invoca un sistema civile. E cos’è l’uomo, se non un essere civile?

*Dottorando PUG, Libano

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