“Nel corso dell’Operazione militare speciale, il popolo russo difende con le armi in pugno la propria vita, la libertà, la statualità, l’identità civile, religiosa, nazionale e culturale, nonché il diritto di vivere sulla propria terra entro i confini dello Stato russo unito. Da un punto di vista spirituale e morale, l’operazione militare speciale è una guerra santa, a difesa dell’ unico spazio spirituale della Santa Russia” e a protezione del “mondo dall’assalto del globalismo e dalla vittoria dell’Occidente caduto nel satanismo”.
Queste parole compaiono nel testo approvato a conclusione del XXV Concilio Mondiale del Popolo Russo svoltosi nella Sala dei Sinodi ecclesiastici della Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca sotto la presidenza di Sua Santità il Patriarca Kirill di Mosca e di tutte le Russie. Quale obiettivo ha la Guerra Santa del popolo russo? “Dopo il completamento dell’Operazione militare speciale tutto il territorio dell’Ucraina contemporanea dovrà entrare in una zona di influenza esclusiva della Russia. La possibilità di esistenza su questo territorio di un regime politico ostile alla Russia e al suo popolo, così come di un regime politico governato da un centro esterno ostile alla Russia, deve essere completamente esclusa”, prosegue il testo.
Le ultime volte che avevo sentito parlare di Guerra Santa risalgono a proclami del genere da parte di soggetti che hanno preteso di proclamare quel Jihad che, forzando il significato della parola, dicono sia una “Guerra Santa”. Ma è da tempo che non sono gli eserciti, gli Stati, a combattere queste guerre sante. Poi è arrivato questo testo sorprendente.
Per uno strano effetto dei tempi di pubblicazione dei documenti è stato varato il 27 marzo scorso, ma è stato conosciuto il 29 marzo, proprio quando a Roma si svolgeva la Via Crucis, nel corso della quale, il papa della Chiesa cattolica, Francesco, ha per la prima volta scritto di suo pugno le meditazioni per il rito che ricorda la crocifissione di Gesù Cristo. In una di esse si legge: “Gesù, i tuoi ti hanno abbandonato, Giuda ti ha tradito, Pietro rinnegato: sei rimasto solo con la croce. Ma ecco tua madre. Non servono parole, bastano i suoi occhi, che sanno guardare in faccia la sofferenza e farsene carico. Gesù, nello sguardo pieno di lacrime e di luce di Maria ritrovi la memoria della tenerezza, delle carezze, delle braccia amorevoli che ti hanno sempre accolto e sostenuto. Lo sguardo materno è lo sguardo della memoria, che ci fonda nel bene. Non si può fare a meno di una madre che ci mette al mondo, ma neppure di una madre che ci rimette a posto nel mondo. Tu lo sai e dalla croce ci dai la tua stessa madre. Ecco tua madre, dici al discepolo, a ognuno di noi: dopo l’Eucaristia, ci dai Maria, dono estremo prima di morire. Gesù, il tuo cammino è stato confortato dal ricordo del suo amore; anche il mio cammino ha bisogno di fondarsi nella memoria del bene. Mi accorgo, però, che la mia preghiera è povera di memoria: veloce, sbrigativa, una lista di bisogni per oggi e domani. Maria, ferma la mia corsa, aiutami a fare memoria: a custodire la grazia, a ricordare il perdono e i prodigi di Dio, a ravvivare il primo amore, a riassaporare le meraviglie della provvidenza, a piangere di gratitudine”.
Fermare la nostra corsa, scrive papa Francesco. Ed è un qualcosa che in queste ore, le ore del Sabato Santo, il giorno che la Chiesa cattolica deputa al silenzio, diviene a mio avviso la raccomandazione al mondo, di qualsiasi religione o rito. Questa raccomandazione, fermare la nostra corsa, non riguarda solo i potenti, ma anche ciascuno di noi. Ci sono altre corse, altre corse al galoppo, che ci riguardano direttamente.
Francesco ne parla poco dopo: “Gesù, tanti seguono il barbaro spettacolo della tua esecuzione e, senza conoscerti e senza conoscere la verità, emettono giudizi e condanne, gettando su di te infamia e disprezzo. Accade anche oggi, Signore, e non serve nemmeno un macabro corteo: basta una tastiera per insultare e pubblicare sentenze”.
Come è noto Francesco, per motivi di salute, non ha potuto recarsi al Colosseo. Ma la sua richiesta, fermare la nostra corsa, credo sia il punto politico e culturale dell’oggi. Ovviamente non ci chiede di fermarci per sempre, ma per l’arco di tempo necessario a chiederci verso cosa corriamo. La domanda può essere fatta osservando noi stessi e il mondo che ci circonda qui dove siamo, e poi più in là. Sebbene non per tutti oggi sia Sabato Santo, nel mondo cristiano che non si unisce neanche nella celebrazione del mistero della morte e risurrezione di Gesù come per molti altri mondi, quella di fermare la nostra corsa per fare memoria mi sembra una richiesta che potrebbe per qualche ora essere condivisa da tutti. Sarebbe importante. A Mosca, così facendo, si potrebbe ricordare, ad esempio, che proprio l’Occidente le consegnò la più grande estensione politico-territoriale in occasione della conferenza di Yalta, un’estensione che nessuno zar aveva potuto conseguire con i suoi eserciti.
Ed è solo un esempio per capire quanto sarebbe importante oggi, per ciascuno di noi, fare la scelta che ci chiede di fare Francesco: è quello che, in tutte le forme che sa assumere, la spiritualità può spingerci a fare. Ma non sempre lo sa fare, purtroppo. Siamo sicuri che non sbagliamo ritenendo che non sia il caso di provarci? Francesco ha aperto la settimana santa di questo 2024 non pronunciando l’omelia della Domenica delle Palme. Un silenzio che molti hanno attribuito alla sua salute, io no. Visto che in quel giorno è possibile non pronunciare l’omelia, lui ha scelto di fare così, sollecitandoci a un’esame di coscienza, fermando quindi la nostra corsa.
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