Messaggio di Papa Francesco inviato all’assemblea delle parti dell’Organizzazione internazionale di diritto per lo sviluppo (Idlo):
Signora Direttrice Generale, Signor Presidente, Eccellenze, Distinti Delegati, signore e signori,
Ho accettato con grande piacere l’invito che mi ha rivolto la Signora Direttrice Generale, a nome dell’Organizzazione Internazionale di Diritto per lo Sviluppo (Idlo), a rivolgermi all’Assemblea delle Parti in occasione del quarantesimo anniversario della sua fondazione. Desidero salutare cordialmente tutti voi che partecipate a questo significativo incontro, pregando affinché le vostre deliberazioni rechino frutti che rafforzino i legami tra i popoli, custodiscano la nostra casa comune e tutelino i diritti di quanti vedono lesa la propria dignità.
Per quattro decenni questa Istituzione Intergovernativa si è dedicata alla promozione dello stato di diritto per procedere verso la pace e lo sviluppo sostenibile, incoraggiando iniziative diverse per far sì che la giustizia sia accessibile a tutti, in particolare alle persone più svantaggiate nella società. L’adesione al principio di uguaglianza di fronte alla legge, la prevenzione dell’arbitrarietà, il progresso dell’accountability e la garanzia di trasparenza, la promozione di una partecipazione giusta al processo decisionale, la salvaguardia del principio di sicurezza giuridica e il rispetto del giusto processo, entrambi sia dal punto di vista sostanziale che procedurale, sono tutti valori e criteri indispensabili che derivano dal concetto generale di stato di diritto e che, se attuati, hanno il potere di condurre alla realizzazione della giustizia.
E, è bene ricordarlo, la giustizia è la conditio sine qua non per raggiungere l’armonia sociale e la fratellanza universale di cui oggi abbiamo tanto bisogno. È anche la virtù necessaria per la costruzione di un mondo in cui i conflitti si risolvano solo in modo pacifico, senza che prevalga il diritto del più forte, ma la forza del diritto. Purtroppo, siamo lungi dal raggiungere questo obiettivo. Nella complessa e difficile congiuntura che stiamo vivendo, segnata da gravi crisi interconnesse, si percepisce dolorosamente l’aumento degli scontri violenti, degli effetti sempre più nocivi del cambiamento climatico, della corruzione e delle disuguaglianze. Perciò è più che mai urgente sostenere una giustizia incentrata sulle persone al fine di rafforzare società pacifiche, giuste e inclusive.
Lo stato di diritto non è mai soggetto alla pur minima eccezione, nemmeno in tempi di crisi. La ragione è che lo stato di diritto è al servizio della persona umana e intende proteggere la sua dignità, e questo non ammette eccezioni. È un principio. Tuttavia, non sono solo le crisi a suscitare minacce contro le libertà e lo stato di diritto in seno alle democrazie. Di fatto, si sta sempre più diffondendo una concezione errata della persona umana, concezione che indebolisce la sua stessa protezione e apre progressivamente la porta a gravi abusi sotto l’apparenza del bene.
In effetti, solo la legge può costituire il requisito previo indispensabile per l’esercizio di qualsiasi potere, e ciò significa che gli organi governativi responsabili devono garantire il rispetto dello stato di diritto, indipendentemente dagli interessi politici dominanti. Quando la legge si fonda su valori universali, come il rispetto della persona umana e la tutela del bene comune, lo stato di diritto è forte, le persone hanno accesso alla giustizia e le società sono più stabili e prospere. Al contrario, senza pace né giustizia, nessuna delle sfide sopra menzionate può essere risolta. Non dimentichiamo che «tutto è collegato. Per questo si richiede una preoccupazione per l’ambiente unita al sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società» (Lettera enciclica Laudato si’, n. 91).
Lo stato di diritto può svolgere un ruolo essenziale nella soluzione delle crisi globali, rinnovando la fiducia e la legittimità della governance pubblica, combattendo le disuguaglianze, promuovendo il benessere delle persone, favorendo la salvaguardia dei loro diritti fondamentali, incoraggiando la loro adeguata partecipazione al processo decisionale e agevolando lo sviluppo di leggi e politiche che soddisfino le loro reali necessità, contribuendo così a creare un mondo in cui tutti gli esseri umani siano trattati con dignità e rispetto.
Ringrazio l’ Idlo per il suo impegno a progredire nella giustizia climatica e migliorare la governance della terra e l’uso sostenibile delle risorse naturali. Anche questo è cammino verso un mondo più giusto e pacifico.
Il cambiamento climatico è una questione di giustizia intergenerazionale. Il degrado del pianeta non solo impedisce una convivenza serena e armoniosa nel presente, ma compromette anche in larga misura il progresso integrale delle future generazioni. «Non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti.» (Esortazione apostolica Laudate Deum, n. 2). La giustizia, i diritti umani, l’equità e l’uguaglianza sono strettamente intrecciati con le cause e gli effetti del cambiamento climatico. Applicando un approccio di giustizia all’azione climatica, possiamo fornire risposte olistiche, inclusive ed eque.
La corruzione erode le fondamenta stesse della società. Sottraendo risorse e opportunità a quanti più ne hanno bisogno, la corruzione accentua le disuguaglianze esistenti. Per questo motivo è necessario promuovere campagne di sensibilizzazione che incoraggino ovunque una maggiore trasparenza, responsabilità e integrità, e che in tal modo pongano basi solide per la costruzione di una società giusta e virtuosa. È nella prima infanzia che si gettano i semi dell’integrità, dell’onestà e della coscienza morale, promuovendo una società in cui la corruzione non trovi terreno fertile per radicarsi.
Infine, è essenziale continuare a compiere passi per andare incontro ai più poveri, emarginati e vulnerabili, che spesso non hanno nessuno che parli a loro nome e si vedono scartati ed esclusi. Dobbiamo assicurarci che nessuno rimanga indietro, specialmente le donne, i popoli indigeni e i giovani, che si adoperano affinché le loro proposte trovino spazio e voce nel presente, per poter così guardare con fiducia al futuro.
Eccellenze, sono certo che incontri come questo servano a far sì che ai nostri giorni non smettano di rafforzarsi sistemi giudiziari che preservino il primato della dignità della persona umana su qualsiasi altro tipo di interesse o giustificazione. In questa nobile causa, la Santa Sede — fedele alla parola di Cristo che ha detto: «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia; Beati gli operatori di pace» (Mt 5, 6.9) — è al fianco di quanti lottano per rafforzare lo stato di diritto, i diritti umani e la giustizia sociale, di modo che i loro sforzi rivelino nuovi cammini di speranza verso un futuro più solidale, giusto e sereno per tutte le nazioni della terra.
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