IN NOME DELLA LEGGE!, DI A. DONATELLA REGA

Buongiorno e buon risveglio in un Paese nuovo dove il vecchio, il passato, tutto, si da alle fiamme, possibilmente tricolori. Il Paese in cui “sul Carso si moriva per la cittadinanza” e non piuttosto per la libertà dalla tirannia dello straniero ricco e potente che veniva a conquistarci.

Ora l’Italia difende i confini dai morti di fame, forse perché la fame la “facciamo” pure noi.

Benvenuti in un’Italia nuova che vuole mettere nelle mani di una sola figura istituzionale i tre poteri che, lo insegnano ancora ai bambini con l’educazione civica, in uno stato democratico sono separati: Il potere legislativo, il potere esecutivo e quello giudiziario.

Ma come è possibile tentare di fare questa operazione?  Quando il popolo è pressocché affamato, le cose complicate, se non sono cose che si mangiano, non hanno ragione di interessargli (la saggezza popolare barese insegna questo concetto). La separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario non è cosa che si mangia, e quindi molti, specie se a scuola si sono distratti mentre i professori parlavano, oppure quel giorno erano assenti, oppure hanno smesso di studiare per andare a bottega, non ne sanno abbastanza. Non a caso, secondo me, in piazza del municipio a Napoli è comparso uno strano monumento a Pulcinella. Che gliene può importare a Pulcinella della separazione dei poteri dello Stato, la separazione che garantisce la democrazia?

Non ha forse votato? Non ha forse fatto vincere qualcuno di cui aveva fiducia e che ora gli sta presentando il vero piatto da mangiare? Dagli a spiegargli che chi vince le elezioni con alcune regole non può cambiare le regole per restare per sempre al potere… o per avere sempre ragione anche quando ha torto, altrimenti che democrazia è?

Non parliamo poi del fatto che in democrazia chi sta all’opposizione ha il diritto ed il dovere di opporsi e di proporre alternative se le cose non andassero per il verso giusto. Ma questo concetto sta lentamente svanendo di fronte ad una dialettica intransigente, per cui chiunque ponga problemi al governo, non a caso, viene tacciato di “comunismo”, non tanto perché si rifaccia al marxismo, ispirazione abbastanza lontana da buona parte dell’opposizione, quanto per le caratteristiche dell’attuale governo che al comunismo non riconosce quell’evoluzione critica che ha avuto dopo Garaudy e Berlinguer, tanto da far immaginare il compromesso storico a Moro.

Quello che sfugge a chi ha appoggiato i parvenue della nuova Italia è che essi stanno ripercorrendo la stessa strada di tutti i governi precedenti, tutti assoggettati ai cosiddetti poteri forti, né più né meno, con la differenza che ora si vuol dire basta a qualsiasi forma di dissenso. Se ho vinto posso fare ciò che voglio, anche ignorare le leggi.  Nessuno può fermarmi, questo è il nuovo orientamento in tutto il mondo, non solo in Italia. La democrazia dà fastidio ai mercati e forse anche solo ai ricchi, la Costituzione dà fastidio. Quindi si da forza con la comunicazione e con i finanziamenti a partiti per i quali il popolo è sovrano non perché è veramente sovrano nei suoi diritti, ma solo perché mi vota e dopo… sono problemi suoi!

Invece la Costituzione italiana è nata, quella sì, da chi è morto per la libertà. Da cosa si voleva, negli anni precedenti il 1947, la libertà, tutti insieme, tutti veramente tutti?  Da un potere dittatoriale che unificava i tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario.

La Costituzione difende le minoranze e il governo giura sulla Costituzione, ricordiamolo. Ma in questa occasione, c’è anche un paradosso: in realtà chi ha perso le elezioni, questa volta, non è una minoranza, perché chi ha perso non ha votato, e si trattava di una maggioranza, specie sommata a chi ha partecipato ed ha giustamente perso perché ha scelto chi non aveva fatto gli interessi dei poveri, diciamolo senza mezzi termini, negli ultimi decenni.

La legge può fermarli ancora, quegli sparuti parvenue, per questo i giudici sono invisi e la giustizia, (al pari della sanità a dir il vero) viene smantellata.

Alcuni stanno sognando un mondo completamente assoggettato, controllato definitivamente dai device elettronici che ci portiamo appresso giorno e notte, e da telecamere piazzate anche nel robottino aspirapolvere. Un mondo in cui la realtà sarà sostituita definitivamente da mondi artificiali. Magari anche con l’aiuto di governanti cialtroni che toglieranno altra libertà agli esseri umani.

Due cose potranno forse salvarci prima che si realizzino alcune forme di predizione apocalittica presentate anche nei film su Joker: probabilmente, fatemi lanciare un’ipotesi inverosimile, gettare i device nel mare oppure, e questo è molto più verosimile, ritornare in maniera, questa sì imperativa, ai valori umani ed all’etica umana nella società intera. Non si può essere onesti o umani senza volontà e senza sforzo, e questo sforzo bisogna farlo adesso, o sarà troppo tardi.

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