La recente riforma degli artt. 9 e 41 della Costituzione nel 2022 promuove oggi il nuovo “principio fondamentale” dello sviluppo sostenibile. È necessaria una “nuova” lettura e cultura della Costituzione in chiave di eguaglianza, pari dignità sociale, solidarietà e rispetto della diversità. È una transizione non solo ecologica ma anche tecnologica e prima “culturale”. La sua importanza deve essere colta dall’avvocatura nell’esercizio della sua “funzione sociale”, un discorso di modernizzazione della professione forense per assicurare a tutti la tutela dei diritti di fronte allo sviluppo tecnologico della amministrazione della giustizia e della professione forense; di fronte alle diseguaglianze e alle discriminazioni tra “ricchi e poveri” ed ai conflitti; nella quotidianità come nel confronto e nell’intervento di fronte ai grandi problemi e alle trasformazioni che coinvolgono il mondo del diritto, presupposto ineliminabile di democrazia. Molte le questioni da affrontare anche se sinteticamente.
1.Transizioni e interesse delle future generazioni.
La riforma dell’articolo 9 e dell’articolo 41 della Costituzione con il richiamo esplicito alla tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e della biodiversità e all’interesse delle generazioni future fa emergere temi nuovi che non possono essere trascurati dall’avvocatura di oggi e di domani: i diritti di chi non è ancora nato; i diritti dei bambini e dei giovani già ora esposti ai rischi del cambiamento climatico; i diritti dei più fragili, come donne, migranti, detenuti, anziani.
“Algocrazia” e nuove regole
Il percorso dell’intelligenza artificiale ci pone di fronte alla capacità della macchina di produrre un risultato accettabile nei termini di un pensiero e di un ragionamento umano. Sorge da ciò il timore della “algocrazia”: la dittatura degli algoritmi o meglio di chi li gestisce. La scelta dell’Unione Europea è stata quella di prevedere una disciplina ad hoc: l’AI Act. Una regolamentazione molto complessa che rischia però di comportare difficoltà di carattere applicativo.
2.Giustizia e tecnologia.
Il tema della giustizia è particolarmente significativo e si traduce in ultima analisi nelle due soluzioni estreme del giudice-uomo e del giudice-robot. La macchina, priva di discrezionalità, dovrebbe scegliere quali regole matematiche applicare per la soluzione del caso attraverso un “ragionamento” probabilistico fondato sui precedenti, anziché attraverso un ragionamento tradizionale interpretativo. È forte la tentazione di preferire a questo punto il giudizio della macchina anziché quello della persona, pur di avere un prodotto giustizia neutrale e veloce; ma richiede un prezzo elevato. È la necessità di rinunziare alle “riserve di umanità” della giustizia e del giudizio; alla emotività e alla empatia; al dubbio ragionevole; a una conoscenza che vada al di là della “apparenza perfetta” di una “conoscenza di tipo algoritmico”. Risultano quindi fondamentali prudenza ed educazione digitale del giudice, del pubblico ministero e dell’avvocato; tutela dei diritti umani; garanzia della dimensione umana della giustizia. La mancanza di questa prospettiva può condurre alle conclusioni di recenti ricerche negli Stati Uniti sul “forum shopping” dei diritti e dei giudici fondato su un modello di intelligenza artificiale che prevede l’esito della decisione “senza guardare la legge o il fatto” concreto ma i dati biografici e la “storia decisionale” del giudice cui la decisione venga affidata con una “profilazione” di esso. Il diverso orientamento dell’Unione Europea è fondato sull’entità e sulla gradualità del rischio insito nell’uso degli strumenti tecnologici più aggiornati, perfezionati e recenti. È un uso che deve garantire in primo luogo i principi di sicurezza, di trasparenza, di tracciabilità, di non discriminazione e di rispetto dei diritti fondamentali della persona e dell’ambiente.
3.Il futuro dell’avvocatura alla ricerca di un equilibrio.
Le transizioni ecologica, tecnologica e culturale richiamate sono inevitabili e non è facile trovare un equilibrio. Esso può essere preservato attraverso il rispetto delle garanzie; il rapporto tra processo e informazione; la coesione che deve esserci tra avvocati e giudici per consolidare l’autorevolezza della giustizia in molteplici aspetti, problemi e novità. L’avvocatura di oggi e di domani non deve lasciarsi coinvolgere in una “guerra” contro la magistratura e in una dimensione corporativa, anziché promuovere un dialogo costruttivo in difesa dei diritti inviolabili del cliente e di tutti: insomma una sorta di applicazione della pari dignità sociale dell’art. 3 della Costituzione nel rapporto tra magistrati e avvocati. La centralità dei diritti umani nell’ambito delle transizioni culturale, tecnologica ed ecologica e la sempre crescente valorizzazione del ruolo dell’avvocato con riferimento ai problemi e alle difficoltà per l’esercizio della sua professione sono fondamentali in un contesto di post-globalizzazione e di crisi i cui effetti incidono pesantemente sulle persone (soprattutto sui più deboli, compresi i detenuti, come ci ricorda il Papa in apertura di Giubileo).
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