Guida turistica scartata 1: CASA, di Matteo Losapio

Il primo sito di cui vorremmo raccontare nella nostra Guida turistica scartata in riferimento al territorio della provincia di Bari è la Comunità Accoglienza Solidarietà Amore (CASA) voluta dal vescovo don Tonio Bello in un periodo in cui il territorio era dilaniato dall’eroina. Si tratta di una comunità terapeutica per le tossicodipendenze, attualmente gestita dalla cooperativa Oasi2. Per quanto riguarda i principi e i metodi utilizzati possono essere facilmente reperiti sul sito della cooperativa Oasi2, mentre per quello che riguarda la nostra riflessione è la capacità di dialogo fra la tossicodipendenza e il luogo. Infatti siamo in contrada Calendano, sulla strada che da Ruvo porta al Castel del Monte, una delle principali attrazioni turistiche pugliesi. Ebbene, la relazione che vogliamo sottolineare è intesa fra le vite scartate delle persone che abitano quel luogo e l’approccio ecologico che il luogo stesso offre. Per comprendere questa relazione ci occorre allargare il concetto sia di scarto che di ecologia. Per prima cosa scarto, riferito alla vita, non intende affermare che la vita delle persone ospitate sia inutile o priva di senso o semplicemente dipendente dal welfare. Anzi, per scarto, intendiamo una vita che ha commesso un errore e che, per questo motivo, ha visto perdere tutto, scartare ed essere scartata. La tossicodipendenza, come ci hanno insegnato le persone che abitano quei luoghi, crea un doppio movimento di scarto. Da una parte lo scartare tutto ciò che non è in riferimento alla sostanza, sia questa droga o gioco d’azzardo o alcol, dall’altra parte quasi autoscartarsi dalla società stessa, smantellando tutta quella serie di relazioni che, nel corso dei giorni, hanno costruito. Il processo di dipendenza da una sostanza non riguarda solo la relazione fra l’individuo e la sostanza ma implica anche lo scarto di tutte quelle relazioni non dipendenti dalla sostanza stessa, una tabula rasa che devasta non solo il corpo ma tutta la vita. E il luogo in cui queste persone sono ospitate è un luogo che il vescovo di Molfetta, Antonio Bello, incontra come luogo scartato e rigenerato nel corso degli anni. Una antica masseria abbandonata che diviene centro in cui il lavoro diviene sostegno e sostentamento per la comunità, in cui la condivisione delle proprie storie è luogo in cui rimettersi in discussione per accorgersi come tutti noi facciamo i conti con il nostro essere scartati e la cura, la compassione e la custodia delle persone dipende da quanto siamo entrati in contatto con la nostra parte scartata. Ed è qui che il termine ecologia trova la più amplia definizione come rimessa in circolo del nostro essere scartati, rimettendo a tema una antropologia scartata che va dal lavoro alla narrazione, dal confronto alle attività fianco a fianco. Per questo si consiglia di visitare la comunità non solo con lo sguardo ma soprattutto con le orecchie, pronti ad ascoltare quella parte di noi e degli altri che ancora è scartata, per rimetterla ecologicamente in circolo.

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