Guerra politica toghe: l’analisi dei Procuratori De Francisci e Patronaggio, di Gianfranco D’Anna

Musk, ma non solo Musk. Sulla giustizia é in corso da anni una guerriglia politica, parlamentare, legislativa e istituzionale. Una guerriglia che ha assunto tutti i connotati di una vera e propria guerra.
Oltre al quotidiano assedio della politica, la magistratura si é vista piombare addosso un inconcepibile attacco da parte del genialoide ed indefinibile tutto ed il contrario di tutto Elon Musk, tycoon aerospaziale, digitale e dell’electric automotive, che interpreta la parte dell’eccentrico ventriloquo del neo eletto presidente americano Donald Trump.
La tirata d’orecchie e il cartellino rosso del Presidente della Repubblica a Musk, con la perentoria affermazione di Mattarellal’Italia é un grande Paese democratico che sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione’”, non ha del tutto placato la bolgia delle polemiche contrapposte alimentata da ambienti parlamentari, editoriali ad alzo zero di vari quotidiani, ma anche da convegni autocelebrativi delle componenti dell’Associazione nazionale Magistrati.
Mentre l’amministrazione della giustizia si fa sempre più difficile e precaria, nel riserbo generale e il più delle volte nell’imbarazzo e nel profondo turbamento delle toghe, traspaiono le valutazioni di magistrati di grande esperienza che hanno attraversato molteplici stagioni di tragiche contrapposizioni al terrorismo, alla mafia ed alla corruzione.
Magistrati in pensione, o in piena attività, come Ignazio De Francisci, già Pubblico Ministero antimafia a Palermo, Procuratore di Agrigento e da ultimo Procuratore Generale a Bologna, e Luigi Patronaggio per anni in prima linea contro cosa nostra in Sicilia e attualmente Procuratore Generale a Cagliari.
Entrambi hanno fatto parte dello storico pool antimafia palermitano creato da Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ed entrambi sottolineano il provvidenziale ruolo del Capo dello Stato: “per fortuna c’è il Presidente Mattarella !” esclama Ignazio De Francisci. “Il continuo monito del Presidente della Repubblica al rispetto dei principi costituzionali, rappresenta una seria barriera al diffondersi di azioni illegittime, quando non addirittura illecite, nei confronti dei magistrati considerati scomodi” aggiunge Luigi Patronaggio.

Il muro contro muro fra politica e magistratura rischia di franare da un momento all’altro. Addosso alle toghe o ai politici?
De Francisci:” il muro contro muro non lo abbiamo voluto noi, così come non abbiamo creato noi il sistema giudiziario europeo nel quale il nostro Paese é pienamente inserito. I nostri politici si dovrebbero dotare di consiglieri esperti nel ramo, così eviterebbero polemiche fuori luogo.”
Patronaggio:” Se uomini politici con importanti incarichi istituzionali, dipingono la magistratura italiana come una banda di toghe rosse, solo perché interpretano ed applicano le norme interne alla luce delle leggi e dei principi sovranazionali, é chiaro che all’estero, in un contesto politico dominato da idee reazionarie e nazionaliste, il dileggio della magistratura, e della stessa vita democratica come per fortuna – ancora – la viviamo quotidianamente in Italia, troverà facile terreno per insulti e fake news.

Che significa avvertire nell’attività giurisdizionale quotidiana un clima di crescente ostilità politica e in alcuni casi istituzionale?
De Francisci:” Da pensionato non posso avvertire più niente, ma non invidio i colleghi in servizio. C’è un clima brutto, intossicato. Ribadisco: per fortuna l’Italia ha il Presidente Mattarella!”
Patronaggio:” Lavorare sentendo addosso una costante critica politica, che talvolta travalica nella vera e propria intimidazione, non rende sereno il lavoro del magistrato che per assurdo, per una sorta di riflesso incondizionato, potrebbe essere portato ad irrigidirsi sulle proprie posizioni, laddove il lavoro di una magistrato deve sempre essere sorretto dal dubbio e dalla ricerca di una soluzione la più possibile conforme al dettato costituzionale e alle leggi sovranazionali come recepite dall’ordinamento italiano. E, tuttavia, occorrerebbe una partecipazione corale in difesa della autonomia e della indipendenza della magistratura che coinvolga la società civile, l’Accademia e la stessa avvocatura, quest’ultima necessaria ed indefettibile parte del complesso sistema giustizia “.

Situazione ormai fuori controllo o si intravede un possibile recupero di reciproco rispetto, una sorta di tregua più o meno armata?
De Francisci: “La tregua e il rispetto sono necessari, a tal proposito ho apprezzato la intervista del presidente del Senato La Russa al Corriere della sera di qualche giorno fa”.
Patronaggio:” Ritengo che in Italia esista una democrazia matura, esercitata all’interno di uno Stato che, pur con tante contraddizioni, é in condizione di garantire la legittima circolazione di plurime e differenti idee politiche. L’attuale contrapposizione, fra una ben precisa ed identificata parte politica e la magistratura, é frutto solo di un non mai accettato controllo di legalità esercitato, in autonomia e indipendenza, dalla magistratura e che ha visto indagati, e talvolta, condannati, personaggi di quella stessa fazione politica che oggi contesta la magistratura. E’ una casta che difende se stessa ed avendo oggi una schiacciante maggioranza politica tende ad imporre il proprio ordine delle cose. Mi auguro che la moderazione e l’equilibrio, che pur continuano a connotare tanti uomini delle Istituzioni, siano in grado di disegnare un modello di giustizia che sia valido, giusto ed uguale per tutti, qualunque sia la maggioranza politica al governo. I padri costituzionalisti, nella loro saggezza e lungimiranza, avevano previsto nel testo della Costituzione la necessità dell’autorizzazione a procedere per i parlamentari, norma che, sull’onda dello scandalo di “tangentopoli”, fu abrogata nel 1993. Ora io penso, forse anche in controtendenza, che quella norma andrebbe reintrodotta proprio per porre fine a questa contrapposizione fra politica e magistratura che può solo provocare danni al corretto esplicarsi della vita democratica.”

Ma la magistratura non ha nulla da rimproverarsi?
De Francisci: “ L’esercizio dell’esame di coscienza mi é familiare da sempre e lo consiglio a tutti, anche ai colleghi in servizio. Ma sono sicuro che molti lo praticano.”
Patronaggio: “Sì, invero, qualche frangia della magistratura, in taluni momenti critici della vita politica italiana, ha peccato nel suo agire di generalizzazioni schematiche di carattere ideologico, ha ritenuto di potere esercitare funzioni di supplenza politica e ha ritenuto perfino di impartire lezioni di moralità pubblica, spesso senza averne titolo. Voglio ricordare, tuttavia, che la magistratura é una istituzione complessa, costituita da pubblici ministeri ma anche da giudici autenticamente terzi, da uomini e da donne con idee giuridiche e politiche assolutamente eterogenee e al suo interno vigono meccanismi di controllo, endoprocessuali ed ordinamentali, che costituiscono una reale garanzia per il cittadino, in ognuna delle tante vesti in cui come utente ha accesso alla giustizia.”

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