Francia: governo censurato, di Alessia De Luca

A soli due mesi dall’insediamento, il governo francese cade sulla legge di bilancio, spalancando le porte dell’Europa ad un’altra crisi politica, solo poche settimane dopo quella tedesca. Come ampiamente annunciato nelle ultime ore, il parlamento ha approvato una mozione di sfiducia nei confronti del premier, ed ex negoziatore europeo, Michel Barnier. A staccargli la spina sono stati, congiuntamente, il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen e i partiti di sinistra riuniti nel Nouveau Front Populaire, ostili come l’estrema destra alla manovra finanziaria 2025. Il destino dell’esecutivo era apparso segnato fin da quando per rientrare dallo spaventoso deficit pubblico, e nel tentativo di superare la contrarietà del parlamento, il premier aveva fatto ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione, che consente di approvare una legge senza passare per il voto in aula salvo, appunto, la presentazione di una ‘mozione di censura’ nelle successive 24 ore.

Verso una crisi del debito?
Insediatosi a Matignon ai primi di settembre Michel Barnier, 73 anni, aveva ricevuto dall’Eliseo un compito preciso: ridurre l’enorme debito pubblico della Francia scongiurando il rischio di una crisi finanziaria sulla seconda economia della zona euro. Il piano includeva tagli alla spesa per 40 miliardi di euro e aumenti fiscali per 20 miliardi. Tuttavia i suoi sforzi, come le concessioni offerte all’estrema destra, sulle tasse, sull’elettricità e sull’assistenza sanitaria si sono infranti contro il muro delle “linee rosse” tracciate da Marine Le Pen. Alla fine il premier si è arreso di fronte alla richiesta della leader del RN di rinunciare alla sospensione temporanea della rivalutazione delle pensioni. “I francesi – ha dichiarato l’ex commissario Ue – non ci perdonerebbero di mettere gli interessi particolari davanti all’avvenire della nazione”. La mozione di sfiducia ha mandato in tilt i mercati: mentre i titoli francesi, oggi, sono equiparati a quelli della Grecia e lo spread con la Germania schizza ai livelli della crisi del 2012, il mondo economico esprime gravi timori per la tenuta della Francia.

Che succede ora?
Con 89 giorni al suo attivo, il governo Barnier sarà ricordato come il più breve tra tutti quelli della Quinta Repubblica e il primo a essere rovesciato da una mozione di sfiducia dai tempi di quello di Georges Pompidou nel 1962. Ora secondo la Costituzione, il presidente non può indire nuove elezioni prima del prossimo luglio e quindi Emmanuel Macron è già alla ricerca di un nuovo primo ministro che possa rinnovare il bilancio e resistere potenzialmente fino all’estate. In questa situazione inedita il capo dell’Eliseo sta cercando di presentarsi come un pilastro per la stabilità, minimizzando le previsioni che una ‘tempesta finanziaria’ potrebbe abbattersi sulla Francia e invitando i giornali a “non spaventare” le persone: “Abbiamo un’economia forte. La Francia è un paese solido che ha fatto molte riforme e le mantiene, che ha istituzioni stabili, una Costituzione stabile” ha detto. E alla domanda dei giornalisti se avrebbe preso in considerazione l’idea di dimettersi prima della fine del suo mandato, nel 2027, per rompere la situazione di stallo, ha risposto seccamente: “Questa è fantapolitica”.

Europa: tempesta perfetta?
Senza un governo, con un bilancio incerto e un’economia sotto pressione, la crisi francese rischia di avere conseguenze gravi sull’intera Unione Europea. Barnier, colui che avrebbe dovuto riportare la Francia sulla via della disciplina fiscale, rappresentava una garanzia per Bruxelles. La caduta del suo esecutivo potrebbe compromettere la stabilità della zona euro. Ma c’è di più. La crisi politica francese, sommata all’incertezza della Germania – in profonda difficoltà economica e in piena campagna elettorale, proietta l’Europa in acque inesplorate. Le crisi a Berlino e Parigi paralizzano Bruxelles e la condannano all’inazione sia sul fronte interno che in politica estera. Il motore franco-tedesco si è inceppato proprio quando il continente è chiamato a confrontarsi con una serie di sfide preoccupanti: la guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente e, a gennaio, il ritorno di Donald Trump alla casa Bianca. Tutti scenari che necessiterebbero di un’Europa forte e coesa. Esattamente il contrario di come appare oggi.

Il commento di Antonio Villafranca
“Michel Barnier esce di scena come il primo ministro meno longevo della Francia. Era riuscito a trovare la quadra nel difficile negoziato tra Ue e Regno Unito, ma in casa si è trovato a gestire una mission impossible. Marine Le Pen – insieme con la sinistra – gli toglie la spina perché non vuole intestarsi i tagli al bilancio pubblico. E pazienza se i mercati continuano a penalizzare la Francia. È una pessima notizia per l’Europa perché anche l’altro grande paese, la Germania, va a elezioni anticipate. Il motore dell’Europa si è inceppato e nessuno sembra capire come possa essere riparato. Mentre Trump scalda i motori oltre oceano e i conflitti continuano a sud e est, l’Europa rischia di presentarsi più debole che mai agli occhi del mondo.”

ispionline.it/it/pubblicazione/francia-governo-censurato-193593

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