L’ultimo articolo di don Rocco D’Ambrosio, (riportato qui) parla della classe dirigente del nostro Paese, ma anche dei paesi in via di sviluppo delle democrazie più longeve, come una classe dirigente ormai in crisi da tempo. “La crisi – scrive don Rocco – supera i confini politici e investe un po’ le istituzioni nella loro interezza,… dalla famiglia fino alle organizzazioni nazionali e internazionali. Le cause di questa crisi evidenziano, come non si tratta della crisi di alcuni ruoli specifici di potere, ma di una situazione problematica dal punto di vista etico e culturale. Il problema è che a gestire queste istituzioni, si ritrovano con sempre più frequenza persone che esercitano un potere senza la formazione e i mezzi necessari per una buona e giusta conduzione”. L’articolo descrive le caratteristiche di quei doni costitutivi del proprio temperamento, quali bagaglio necessario per chi vuole comandare. Poi, in un altro punto dell’articolo, si sofferma gli innesti da operare sulle basi costitutive del proprio temperamento come i percorsi di studio formativi, di esperienza e verifica. Gli argomenti mi hanno preso talmente tanto che, come un lampo, mi sono venute in mente due metafore. Nella prima ho visto le parole che don Rocco ha saputo mettere al posto giusto come le tessere di un puzzle: capacità umane, costitutive del proprio temperamento, intelligenza, pazienza, capacità di ascolto, intuito sulle persone e abilità nel tessere relazioni, studio, formazione, esperienza, verifica; ad un tratto, le ho visto tutte sparse a terra e io che mi stendevo di spalle sopra, che mi giravo e mi voltavo su di esse per farmele attaccare addosso, in modo tale da creare una barriera difensiva contro i rischi delle derive dell’impoverimento intellettuale e democratico. Ho rivisto la scena quando, da piccolo, mio padre mi portava in campagna e tolto il cavallo dal traino, questo, si girava e rigirava col dorso nel terreno affinché coprendosi di terra, questa facesse staccare gli insetti che succhiavano il sangue. Ho visto tutte quelle parole che definiscono l’architrave dei principi costituzionali, che attaccandomele addosso svolgessero la funzione di difesa dai comportamenti parassitari. Quello che ha innescato la seconda metafora, è stata quella parte dell’articolo che tratta l’azione del comandare che per essere valida, ha bisogno, come base, le capacità umane costitutive del proprio temperamento, sulle quali vanno operati gli innesti come percorsi seri di studio, formazione, esperienze e verifiche. Mi è venuto in mente (poiché, andando in campagna con mio padre, coltivavamo anche la vite) l’intervento necessario per distruggere la fillossera (insetto che attacca le radici e distruggeva le viti europee). La soluzione si è trovata prendendo la cosiddetta mazza (detta barbatella: parte inferiore del ceppo inserita nel terreno a non meno di cinquanta centimetri, che fuoriesce per una ventina di centimetri) importata dall’America, resistentissima all’attacco dell’insetto specifico, e su quella base si sono fatti gli innesti dei nostri vitigni di qualità inestimabile. Quindi, la base formata da valide capacità umane paragonata alla mazza da piantare nel terreno, resistente all’insetto della fillossera; e gli innesti dei percorsi formativi paragonati agl’innesti dei nostri vitigni di qualità. Due metafore che esprimono molto bene l’una, la necessità di vaccinarsi contro le derive e l’impoverimento culturale; l’altra, la necessità di una base solida e sicura come gli elementi costitutivi dei sani valori, che insieme ai percorsi formativi evitano, quantomeno riducono al massimo, i rischi delle incapacità a gestire le soluzioni dei problemi complessi e le derive del contatto col potere. Un ringraziamento a don Rocco che, con i suoi stimoli, ci aiuta a riflettere sulla strada da percorrere, per un cammino sicuro.
[Resta Carlo Antonio, già tecnico industria meccanica, redattore Cuf, Gioia del Colle, Bari]