Quando Edith racconta
ascolta la sua storia.
Tornerai con lei bambino
a giocare nel cortile antico
d’una casetta bianca in Ungheria.
Vedrai l’ombra quieta d’un salice
lenire le ferite di lontani giorni infranti.
Ora
nella sua nuova casa
col volto ancora bello
racconta e piange,
la bambina Edith,
come allora.
Pensa a sua madre
che imploro’ pietà per la piccola figlia
spinta e salvata nella fila di destra,
racconta barlumi di salvezza
nel tempo più nero dell’uomo:
un po’ di marmellata in fondo a una gavetta,
un guanto bucato,
e qualcuno che la fece sentire ancora viva
chiedendole il suo nome.
Anche nel buio dell’inferno, dice Edith,
non è mai tutto perso.
Teniamoci strette le sue parole
mentre il vento di Roma le accarezza la voce.
Il suo sguardo senza odio
è ancora pieno di vita.
Il tuo inferno, Edith, è lontano
eppur presente.
Aggrappato ai tuoi occhi buoni
penetra il nostro attonito silenzio.
