Domande e responsabilità, di Rocco D’Ambrosio

Il Vangelo odierno: In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”»
(Lc 13, 1-9 – III quar. C).

Se andassimo da Gesù con lo stesso tipo di domande certamente avremmo una lunga lista di eventi che non riusciamo a spiegarci. Oggigiorno: la pandemia, le guerre in corso (note e non), la crisi e l’economia “che uccide” (Francesco) e via discorrendo. La storia è piena di eventi difficilmente comprensibili e, per questo, sempre pullulano le risposte più diverse, spesso strane, fatalistiche, superstiziose. Per non parlare di alcune persone cosiddette religiose che si appellano a un Dio che punisce a causa dei peccati commessi. Anche con Gesù c’era gente simile. Tuttavia Gesù affronta disagi, malattie e disgrazie non per colpevolizzare Dio o altri, ma per evidenziare responsabilità. 

Alcuni eventi succedono per svariati motivi (fisici, naturali, responsabilità altrui e spesso sconosciute). San Tommaso ricordava che detrarre autonomia alle cause seconde significa offendere la causa prima. Ciò significa che gli eventi non accadono perché la causa prima, cioè Dio, li ha voluti e determinati ma perché appartengono all’autonomia della natura e delle persone. I temporali e le alluvioni avvengono per leggi e forze della natura, i ponti cadono per forze naturali o irresponsabilità di chi li ha costruiti male, i cambiamenti climatici non sono opera di Dio ma frutto del nostro saccheggiare la natura e così via. Quindi non offendiamo la causa prima e prendiamoci le nostre responsabilità. A iniziare dalla prima responsabilità indicata da Gesù: cambiare vita e portare frutti secondo il suo volere. In altri termini non siamo responsabili del mondo, ma della nostra vita; non governiamo i processi climatici, globali e universali ma la nostra esistenza. E in essa dobbiamo portare frutti secondo il volere del buon Dio.  

Gesù parla anche del perire di alcuni e dell’essere tagliati per altri. Ritorna il Dio cattivo e punitivo? No. Si tratta ancora di responsabilità. Se non portiamo frutti ci assumiamo le responsabilità relative: diventare sterili, essere tagliati perché sterili e sterili a causa delle nostre scelte. 

Tutto questo scenario potrebbe un po’ spaventarci. Responsabilità è una parola difficile e spesso fuori moda, responsabilizzarsi è un processo faticoso. Eppure il Buon Dio fa questo continuamente verso di noi; noi invece, qualche volta preferiamo dargli la colpa di tutto. Responsabilità comporta la consapevolezza di un impegno assunto davanti a qualcuno, persone o il Buon Dio. Il resto sono giochi infantili o cattivi. Specie quando non si vuole portare frutto secondo il suo volere. E per farlo dobbiamo aver ben presente in quale “storia” Dio ci ha posto.

Ha scritto Walter Kasper, nel suo Fede e storia: “Se è vero (come è vero) che la fede è riferita alla storia e la coinvolge, è altrettanto vero che questa storia è sperimentabile come storia di Dio soltanto nella fede…(…). Storia della salvezza e storia del mondo non si lasciano dividere di netto. La storia non si lascia semplicemente separare in due metà, in una parte di luce e in una parte di male. Ogni realtà sta sotto la chiamata e l’offerta della grazia di Dio e per questo è potenzialmente storia della salvezza. Esistono non soltanto dei pagani santi, ma anche dei profeti pagani”.

Rocco D’Ambrosio 

[presbitero, docente di filosofia politica, Pontificia Università Gregoriana, Roma; presidente di Cercasi un fine APS]

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