Corpo e spazio, di Claudia Divincenzo

Corpo e spazio. Fisicamente è facile pensare a questo collegamento: il corpo inteso fisicamente, di un qualunque oggetto o essere, occupa uno spazio definito in determinate circostanze, quando per spazio intendiamo quello fisico nelle tre dimensioni. Lo stesso vale per gli individui, che possiedono un corpo fisico, biologico che occupa uno spazio. Essendo dotati di capacità motorie, gli individui cambiano la loro posizione nello spazio: possono occuparne di meno o di più, possono percorrere lo spazio o rimanere fermi. Da un punto di vista molto basilare, la prima cosa che un corpo fa nel mondo è occupare spazio fisico, quindi essere presenti in quanto corpo che occupa uno spazio. Ovviamente per gli individui discutere del corpo solo nella sfera fisica è molto riduttivo, perché un corpo è animato da sentimenti e emozioni di qualunque tipo. Gli individui sono dotati di pensiero, che si mescola nelle azioni del corpo. Ma nonostante tutto, anche per gli individui, il corpo occupa uno spazio. E la dimensione del corpo in uno spazio, come viene concepito, come viene visto o esposto dipende da questo. Viceversa, a volte sono i corpi che definiscono gli spazi, anche se molto più raramente.

Come già detto, l’individuo in uno spazio fisico occupa fisicamente uno spazio, ma lo spazio fisico sia pubblico che privato, può avere altre sfaccettature e a volte queste sfaccettature possono indicare la non totale uguaglianza degli individui: c’è sempre chi occupa più spazio e chi invece ne occupa di meno, c’è chi è più presente in uno spazio e altri meno. Queste differenze possono essere facilmente dettate dai gusti personali o dalla compagnia: la scelta di frequentare un determinato luogo insieme a qualcuno, il desiderio di visitarne un altro, e così via. Ma negli spazi pubblici come piazze e strade tutti gli individui inevitabilmente si incontrano e entrano in contatto tra loro, e in questo contatto continuano a occupare fisicamente lo spazio. Ma il ragionamento deve necessariamente cambiare quando pensiamo a come l’individuo vede e percepisce quello spazio, sia vuoto che in presenza di altri, quindi come lo spazio si coniuga alla presenza o assenza di individui e viceversa.

Tralasciando le diverse fobie e disturbi legati agli spazi pubblici e alla presenza di gente in questi, soffermiamoci su come questa percezione e occupazione degli spazi possa essere fonte di disuguaglianze, a partire da eventi recenti e reali. Ultimamente sui social e sui giornali si è parlato molto delle molestie subite dalle donne a Rimini durante il raduno degli Alpini. Molestie ripetute nei confronti di qualunque donna di qualsiasi età, che stesse svolgendo il suo lavoro o che stesse semplicemente camminando per strada. Il luogo di lavoro, già generalmente fonte di disuguaglianze per le donne, è divenuto ancora più pericoloso a causa dei fenomeni di molestia subite dalle lavoratrici. Le strade, anche questi luoghi pubblici non sicuri per le donne, sono diventate ancora più pericolose. Generalmente sono condivise da chiunque, ma non vengono viste alla stessa maniera da diversi individui, soprattutto quando le disuguaglianze partono da problemi sociali reali. Si potrebbero fare moltissimi esempi a riguardo, ma prendiamo in considerazione eventi ancora più recenti.

La vittoria del Milan nel campionato italiano. I tifosi euforici hanno festeggiato per Milano, soprattutto in piazza Duomo, ripetendo un po’ quello che è successo per la vittoria degli Europei l’anno scorso: macchine e lampioni assaltati, fumogeni, urla che si potrebbero attribuire a un atteggiamento goliardico, ma sbagliato se si pensa al rispetto dello spazio pubblico. Ovviamente ci sono donne che sui social hanno dichiarato di non essere uscite o di non aver partecipato ai festeggiamenti perché impaurite dalle possibili molestie che avrebbero potuto subire (come si è verificato per gli Europei). Mentre, sempre sui social, sta girando il video di un uomo in piedi su una macchina, quasi completamente nudo che festeggia.

Stesso luogo fisico, le piazze, ma questa volta con un evento diverso, ovvero il Gay Pride. Al di là dei permessi legali (per il Pride c’è bisogno dell’autorizzazione da parte del Comune, come per le altre manifestazioni, ma molti tifosi scendono in piazza all’improvviso senza averne alcuna), il Pride che viene concepito come una manifestazione pacifica, viene percepita in tutt’altro modo. Individui diversi che occupano in maniera diversa uno stesso spazio. A questo punto, non è lo spazio che definisce gli individui come erroneamente si può pensare, ma il contrario.

Concentriamoci ora sulla percezione del corpo in questi spazi fisici. Prendiamo un altro esempio abbastanza recente: il concerto di Radio Italia in piazza Duomo a Milano. Il cantante Blanco si avvicina di più al pubblico al limite del palco. Ragazze e ragazzi iniziano a toccarlo, finché una mano non tocca le sue parti intime. Si è discusso molto di questo episodio sui social e bisogna arrivare alla conclusione che non importa che sia un uomo o un cantante famoso, quel gesto rimane una violenza. Il corpo di un cantante o di un qualsiasi altro personaggio viene percepito differentemente da parte dei fan che subito vogliono toccarlo. Quel corpo sembra diventare quasi un trofeo o una vittoria a cui arrivare: toccare il proprio idolo. Il corpo di Blanco in quel caso è stato reso oggetto da toccare da parte dei fan. E questo è solo un piccolo episodio di violenza e molestie subite dagli individui negli spazi pubblici.

Si pensi alle donne, alle persone nere, alle persone LGBTQIA+ e a tutti quegli individui che subiscono molestie e violenza negli spazi pubblici: uno spazio comune, “pubblico”, non è più sicuro per tutti gli individui che lo vivono. Diventa più sicuro per alcuni, che in certo qual modo lo possiedono, come dei veri e propri territori, e diventa meno sicuro per gli altri.

Facendo un esempio, il corpo di una donna non viene percepito dagli altri e soprattutto rispettato alla stessa maniera in uno stesso spazio, che sia giorno o che sia notte, perché come abbiamo detto lo spazio lo fanno gli individui. In una strada a una determinata ora può subire molestie, come può non subirle un altro giorno alla stessa ora nello stesso luogo. Tutto dipende dagli individui con cui si è in contatto. Si è parlato molto di strade più illuminate soprattutto di notte, ed è sicuramente una cosa necessaria, perché la luce permette di vedere eventuali pericoli, ma gli individui che subiscono molestie e violenza non hanno bisogno solo di strade più illuminate, ma anche di individui che siano educati al rispetto dell’altro e al corpo dell’altro.

I corpi delle minoranze sono visti in maniera diversa da parte della maggioranza, purtroppo talvolta anche dalle minoranze stesse. Corpi da disprezzare o apprezzare nella maniera sbagliata, da toccare a tutti i costi, senza consenso, sfociando nella violenza fisica e verbale. Alle minoranze non vengono attribuiti i dovuti spazi. Se questi spazi ci sono, la maggior parte delle volte non sono sicuri. A questo punto le minoranze si sono attrezzate e hanno creato loro degli spazi sicuri, ma rischiano ogni volta di crollare.

Riconoscere lo spazio fisico delle minoranze e soprattutto riconoscerle e ascoltarle in un determinato spazio è un passo che può portare all’uguaglianza, perché riconoscere gli spazi che le minoranze occupano o dovrebbero occupare vuol dire riconoscere i loro corpi in quanto tali e tutto ciò che ne deriva, i loro bisogni, le loro capacità. Se questi corpi vengono continuamente nascosti o disprezzati, se non gli si dà lo spazio a loro dovuto, gli individui non verranno mai riconosciuti e non verranno mai visti come soggetti e occupanti di quello spazio.

C’è bisogno di rispetto dell’altro e del corpo dell’altro, di educazione al consenso per fare spazio alle minoranze. Non si tratta di togliere spazio a qualcuno per darne a qualcun altro. C’è bisogno di uguaglianza in spazi comuni, che non vengono vissuti nella stessa maniera da individui diversi, soprattutto non con la stessa sicurezza. Bisogna riprendere gli spazi che abbiamo e coniugarli alla presenza pacifica e sicura di tutti nel rispetto continuo. Dare spazio, fare spazio, per una conoscenza reciproca, ai fini del riconoscere l’altro in quanto tale.

Qualcuno la chiama utopia, per altri è umanità.

 

[Studentessa di Fisica, Barletta]

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