Come finirà la guerra, di Wolfgang Munchau

Non ho idea di quando finirà la guerra in Ucraina, ma posso avanzare un’ipotesi ragionata sulla sua conclusione. Ho l’impressione che ci sarà qualcosa di molto simile allo scambio di prigionieri avvenuto di recente tra la Russia e l’Occidente. 
Quell’accordo è sembrato spuntare dal nulla, ma certamente è stato frutto dell’intenso lavoro di una diplomazia discreta. L’Occidente ha assicurato il rilascio di sedici prigionieri, in maggior parte occidentali, tra i quali il giornalista americano Evan Gershkovich. Vladimir Putin ha ottenuto il rientro del suo sicario preferito, Vadim Krasikov, liberato da una prigione in Germania. Nel 2019 Krasikov aveva assassinato Zelimkhan Khangoshvili, ex comandante di un gruppo di ribelli ceceni e successivamente assoldato dai servizi segreti della Georgia, dove aveva contribuito a smascherare diverse spie russe. Il tribunale tedesco, nell’emettere la condanna, aveva dichiarato che Krasikov lavorava per il governo russo. Non è molto chiaro il motivo per cui Putin ha preteso il rilascio di Krasikov, ma è ovvio che ci teneva molto.
L’intervento diplomatico per metter fine alla guerra avrà bisogno di tempi più lunghi, ma anche questo avverrà nel modo più discreto possibile. Sarà indubbiamente uno shock per i sostenitori dell’Ucraina in Occidente, molti dei quali sono tuttora convinti che l’Ucraina può aspirare alla vittoria totale, compresa la liberazione della Crimea, e innescare persino un cambio di regime in Russia. Il problema, per l’Ucraina, è che i suoi sostenitori occidentali non si sono fissati un obiettivo condiviso per l’esito del conflitto.
La guerra in Ucraina finirà quando entrambe le parti capiranno che il costo della guerra supera di gran lungo i possibili vantaggi. Ma non siamo ancora arrivati a quel punto. Le truppe russe avanzano ancora in territorio ucraino, specie negli ultimi due mesi, anche se con modestissimi risultati.
 L’offensiva ucraina nella regione russa confinante di Kursk rappresenta una manovra interessante, ma assai rischiosa. Se riuscirà, costringerà le forze russe ad abbandonare la linea del fronte in Ucraina per ripiegarsi verso l’interno, un’azione che potrebbe rappresentare per l’Ucraina una valida moneta di scambio nei negoziati di pace. Tuttavia, non vedo come l’Ucraina potrà mai riuscire a riprendersi le province occupate dalla Russia, né come la Russia potrà mai conquistare nuovi territori, se non qualche piccolo villaggio qua e là.
L’invasione di Kursk ha rappresentato sicuramente un colpo d’ala per il morale degli ucraini. L’Ucraina in questo momento riscuote le simpatie dei media internazionali, ma la guerra non potrà essere vinta da una prodezza militare. Purtroppo quest’ultimo successo non inciderà in modo significativo sulla stanchezza progressiva che affligge paesi come Stati Uniti e Germania nel continuare a fornire aiuti all’Ucraina. Non credo neppure che i risultati delle elezioni presidenziali americane avranno un impatto determinante sulla situazione. Con l’inizio del terzo anno di guerra, e con le linee dei combattimenti sostanzialmente immutate, molti in Occidente, e non solo i filorussi dell’estrema destra, auspicano la cessazione delle ostilità. In assenza di una svolta militare decisiva, lo scetticismo è destinato a crescere.
Tra i motivi dell’affievolimento del sostegno occidentale troviamo le difficoltà economiche. Gli aiuti all’Ucraina cominciano a erodere la spesa interna dei Paesi amici e il budget militare è risicato ovunque. Il prezzo del gas ha ripreso a correre sui mercati energetici a causa del ruolo cruciale svolto dalla provincia di Kursk nel convogliare il gas russo verso l’Europa. L’Ucraina ha occupato Sudzha, nella provincia di Kursk, situata nei pressi degli impianti in cui il gas russo entra nella rete di condutture ucraine. Dopo il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream nel mar Baltico, due anni fa, il gas russo ha continuato ad affluire in Europa attraverso il punto di transito di Sudzha. L’Ucraina inoltre gestisce grandi impianti di stoccaggio del gas dai quali dipendono i rifornimenti dell’Europa occidentale. Se queste condutture verranno bloccate, l’Europa si ritroverà in difficoltà, e in questo momento i due paesi in guerra sono impegnati ad attaccare e distruggere le infrastrutture energetiche reciproche.
Le sanzioni economiche occidentali non sono riuscite a fare pressione sulla Russia per indurla ad abbandonare le sue mire di conquista. L’economia del Paese regge ancora. Sin dall’inizio ho sollevato dubbi sull’efficacia delle sanzioni economiche proprio in considerazione dell’enorme estensione del continente eurasiatico, dove è quasi impossibile controllare le molteplici rotte commerciali. Cina, India e Russia hanno rafforzato la loro alleanza strategica, mentre Putin si rifornisce di armi dalla Corea del Nord e dall’Iran.
 Le risorse russe, tuttavia, sono lungi dall’essere inesauribili. In questo momento, la Russia trae il massimo vantaggio dall’economia di guerra, ma anche questo è destinato a scomparire. Se non è una buona idea sfidare Putin a una gara di resistenza economica, non bisogna neppure trarre la conclusione opposta, e cioè che Putin sia disposto a prolungare la guerra all’infinito. Se non ci saranno cambiamenti sostanziali sul campo di battaglia il prossimo anno, non avrà senso per lui continuare a combattere. E lo stesso vale per l’Ucraina.
Il presidente Volodymyr Zelensky pretende il ritiro completo delle forze russe, mentre la Russia vuole accorparsi quattro province ucraine. Benchè la legge internazionale sia totalmente a favore dell’Ucraina, questa non è una guerra che potrà essere risolta nei tribunali. Da una prospettiva militare, gli obiettivi di entrambe le parti appaiono poco realistici. Il mio scenario di riferimento prevede che vi sarà un accordo a metà strada, forse l’anno prossimo. Sebbene l’esito del conflitto appaia ancora incerto, c’è da scommettere che nessuno dei due contendenti otterrà ciò che reclama. Ci sarà un accordo senza vincitori, ma che consentirà a entrambi di cantar vittoria. Sarà un accordo sporco, in tutto simile al recente scambio di prigionieri, e verrà consegnato al mondo come un fatto compiuto.

corriere.it/opinioni/24_agosto_22/come-finira-la-guerra-38cd5f59-3044-41e5-8a90-540f12e9dxlk.shtml

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