Comandare in nome dell’efficienza, di Paolo Benanti E Sebastiano Maffettone

Non ce l’abbiamo con gli ingegneri, ma soltanto con alcune interpretazioni di quella che Karl Popper chiamava «ingegneria sociale». Lo stesso Popper distingueva in proposito tra un’ingegneria sociale utopistica, come tale pericolosa perché imponeva modelli astratti agli umani, da una gradualistica (piecemal) che invece costituiva l’unica strada per un riformismo compatibile con la libertà. 
Ora, uno di noi ha studiato ingegneria e l’altro è stato studente di Popper, ma questo non vuol dire che intendiamo discutere in astratto un tema del genere, pur importante che sia. Quello che ci interessa davvero è cercare di capire come si sta affermando nel mondo un modello di ingegneria sociale potenzialmente dannoso per la comunità politica. Con la conseguenza che dovremmo osservarlo e, se è il caso come noi crediamo, trovare dei rimedi per evitare i rischi connessi. La questione, come è ovvio, è anche meno generale di così.
Noi traiamo ispirazione da un bell’articolo di Franklin Foer, intitolato non a caso «La dittatura degli ingegneri». L’articolo parla — ma siamo sicuri che il lettore l’avrà intuito — di Elon Musk, e di come questi in qualità di nuovo DOGE (capo del Department Government Efficiency) da Washington DC stia cercando di smantellare il «civil service», cioè il corrispettivo americano del welfare state. Alla fine della fiera, e qui riprendiamo il tema iniziale, si tratta di una sorta di ingegnere dotato di speciale autorità che impone l’efficienza contro il disordine della vita contemporanea. Tutto ciò, per la verità, contrasta con la tradizionale ideologia trumpiana. Se non altro perché affidare la riforma dello Stato a una sorta di ingegnere creativo è in sostanza elitismo, che ovviamente muove in senso contrario alla visione populista di MAGA. In pratica, si sostituisce la giustizia con l’efficienza e la mediazione tra istituzioni con l’ostracismo dei social.
 L’idea dell’ingegnere solo al comando non è comunque nuova nel panorama degli Stati uniti. C’entra col mito libertario dell’eroe solitario e con lo spirito della frontiera, se volete rivisti alla luce delle nuove tecnologie che vengono da Silicon Valley. Ma anche il Presidente Hoover, già potente capo della CIA, e il Ministro della Difesa Mac Namara (quello della escalation in Vietnam) usarono metodi statistici e autorità per comandare dall’alto in nome della razionalità e dell’efficienza.
Nessuno ovviamente ce l’ha con la razionalità ed efficienza in quanto tali. Il problema è un altro, e consiste nel dirigismo implicito nell’impiego di simili strategie. Le quali di solito non tengono conto dei costi in termini umani che esse comportano. Ma c’è anche un grave costo politico. L’idea di un eroe benevolente dotato quasi di poteri da super-eroe cattura le fantasie di molti perché rappresenta l’anti-politica per eccellenza. La politica democratica e il rispetto delle regole costituzionali sono un ostacolo per la realizzazione di progetti ispirati alla dittatura degli ingegneri di cui scrive Franklin Foer.
Ed è questo il rischio maggiore dell’ingegneria sociale utopistica che, nella sua versione più radicale, rischia di diventare una dittatura sociale. E, anche in questo caso forse superfluo dirlo, rischio che si corre non solo dove ci sono Trump e Musk ma dovunque un governo cerchi di baipassare le regole e il bilanciamento dei poteri costituzionali.

corriere.it/opinioni/25_aprile_16/comandare-in-nome-dell-efficienza-5eeca526-f166-46bf-b607-2f2f91fb6xlk.shtml

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