Alla fine del Novecento un nuovo movimento antropologico e filosofico si è sviluppato: il postumano. Con questo termine si indica un concetto fluido e dalle molteplici sfaccettature, che si intreccia profondamente con l’evoluzione del digitale e con l’idea di un’umanità aumentata dalla tecnologia. Sebbene non esista un’unica definizione di postumano, esso può essere inteso come un orizzonte culturale in cui la linea di demarcazione tra l’uomo e la macchina si fa sempre più sottile, prefigurando un futuro in cui l’ibridazione tra l’elemento biologico e quello tecnologico potrebbe portare all’emergere di una nuova specie, post-umana appunto. In questo contesto, il digitale si rivela una forza determinante. La sua capacità di tradurre informazioni complesse in sequenze numeriche, in codici binari comprensibili alle macchine, ha aperto la strada a una progressiva dematerializzazione dell’informazione stessa. La musica in formato digitale, ad esempio, è percepita come la musica reale, sebbene sia un’approssimazione algoritmica dell’originale. Questo processo di digitalizzazione, inoltre, investe sempre più ambiti del nostro quotidiano, dalla comunicazione alle relazioni sociali, dalla salute all’educazione, plasmando il nostro modo di percepire e interagire con il mondo.
Il cyborg, inteso come un organismo cibernetico in cui elementi organici e artificiali coesistono e collaborano, si pone come una delle figure emblematiche del pensiero postumano. Già negli anni Sessanta dello scorso secolo, nell’ambito delle ricerche aerospaziali, si iniziava a immaginare la possibilità di potenziare le capacità umane attraverso l’integrazione con la tecnologia.
Oggi, le tecnologie cyborg, come le protesi neurali o la realtà aumentata (Ar), rappresentano un esempio concreto di questa ibridazione. La realtà aumentata, in particolare, invera la compenetrazione tra reale e virtuale che caratterizza il postumano.
Attraverso dispositivi come smartphone, tablet o occhiali speciali, l’Ar sovrappone informazioni digitali al mondo reale, modificando la nostra percezione e interazione con l’ambiente circostante.
Tuttavia, questa compenetrazione tra uomo e macchina solleva importanti interrogativi etici. L’uso pervasivo della AR, ad esempio, potrebbe portare a nuove forme di controllo sociale, più subdole perché mascherate da un’esperienza utente immersiva e coinvolgente. La coscienza morale individuale rischia di essere anestetizzata da un flusso costante di informazioni, pilotate da algoritmi opachi e potenzialmente manipolabili. L’idea di migliorare l’uomo attraverso la tecnologia, nota come enhancement, è un altro punto cruciale nel dibattito sul postumano. Se da un lato le tecnologie di enhancement promettono di curare malattie, potenziare le capacità cognitive e fisiche, e persino prolungare la vita, dall’altro lato esse sollevano dubbi sulla definizione stessa di natura umana e sui rischi di disuguaglianza sociale. La possibilità di accedere a queste tecnologie potrebbe essere limitata a pochi privilegiati, creando un divario profondo tra migliorati e non migliorati, con conseguenze sociali ed etiche imprevedibili.
Il pensiero postumano si nutre di un’idea di progresso tecnologico inarrestabile e di un’umanità in continua evoluzione. L’avvento del cyborg e la prospettiva di un’umanità aumentata dalla tecnologia sono temi centrali in questo dibattito, che chiama in causa la riflessione etica e filosofica per governare l’innovazione tecnologica e indirizzarla verso un autentico sviluppo umano. Un punto importante in questo processo è la sfida al tradizionale concetto di vita e di essere umano, messo in discussione dagli sviluppi tecnologici come l’intelligenza artificiale e la biologia sintetica. La visione postuma si fa erede di alcune riflessioni della storia della filosofia, giungendo poi alla radicale conclusione che il concetto di natura umana sia in realtà superato e vada sostituito con l’idea di un essere umano dotato di un sottostrato biologico malleabile da plasmare e indirizzare verso un futuro voluto. Nelle radici del postumano troviamo Thomas Hobbes che con il suo meccanicismo, in particolare la sua visione dell’uomo come macchina e la riduzione delle attività umane (incluso il pensiero) a mere meccaniche, è presentato come esempio di una prospettiva che nega la distinzione tra essere vivente e non vivente. Questo concetto è rilevante per il postumano in quanto sfida la visione tradizionale dell’uomo come essere unico e distinto dagli altri enti.
Hannah Arendt, introducendo l’idea di condizione umana, definita da azioni e capacità specificamente umane, è messa a confronto con l’emergente idea di una condizione postumana, il nuovo modo di essere della contemporaneità che, sebbene non sia mai definita con precisione, implica un cambiamento radicale dell’esistenza umana dovuto a modifiche tecnologiche e biologiche. Di fatto il postumano si situa all’incrocio tra la crisi dell’umanesimo moderno e un oltre che ancora non si presenta con delle caratteristiche ideologiche solide e definite. In quanto forza che spinge ad abbracciare la tecnologia e l’innovazione come trasformazione dell’uomo e della società, il postumano però si presenta con una forte carica ideologica.
Il concetto di postumano ha avuto un’influenza significativa sulla Silicon Valley, plasmando le visioni e le ambizioni di molti dei suoi leader e innovatori. La Silicon Valley è un terreno fertile per il transumanesimo, una corrente di pensiero strettamente legata al postumanesimo. Il transumanesimo promuove l’uso della tecnologia per potenziare le capacità umane e superare i limiti biologici, come l’invecchiamento e la morte. Questo movimento è sostenuto da figure di spicco come Ray Kurzweil, Peter Thiel, Martine Rothblatt e Elon Musk. In questa prospettiva, le tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale, le biotecnologie e le nanotecnologie, sono viste come strumenti chiave per realizzare la visione postumana di un’umanità potenziata e ibridata con le macchine. Le platform digitali e la loro costante presenza in device sempre connessi, i nostri smartphone, sono l’anticipo di un’esperienza umana interconnessa grazie a una ibridazione tecnologica destinata a cambiare il corpo.
La Silicon Valley ospita numerose startup e progetti che mirano a realizzare aspetti del postumanesimo. Ad esempio, ci sono iniziative che lavorano su interfacce cervello-computer, miglioramenti cognitivi tramite chip neurali e l’uso di IA per potenziare le capacità umane. Da queste esperienze, tutte caratterizzate dall’essere forme di business, è emerso il concetto di Techno Sapiens come una visione di un futuro in cui l’umanità e la tecnologia si fondono armoniosamente, spingendo i confini di ciò che significa essere umani.
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