In questo inizio di estate, gli adolescenti fanno di nuovo notizia per cronache legate a morti che appaiono senza senso. Morti che sembrano avvenire quasi senza un movente. Le cronache oggi parlano della morte di una adolescente di Primavalle, spiegandolo come un evento scaturito da un litigio dovuto a un debito di poche decine di euro. Nella dinamica di ciò che i media ci raccontano c’è una totale mancanza di percezione del valore della vita da parte dell’assassino.
Una ragazza viene massacrata a pugnalate e poi chiusa in un sacco della spazzatura e portata in un cassonetto. Come se fosse un oggetto da scartare, senza significato e senza valore. Ciò che mi colpisce in tutte queste vicende è la totale mancanza di principio di realtà da parte dei giovanissimi protagonisti di questi reati. Uccidono e poi scaricano il corpo del reato in un cassonetto. Non immaginando che qualcuno reclamerà la scomparsa di quella persona, che le videocamere rintracceranno i suoi ultimi movimenti, che chi fa indagini tornerà sul luogo in cui è stata vista e avvierà un’indagine. Si compiono reati che cambiano la vita degli altri, ma che cambieranno per sempre anche la propria, come se tutto fosse finto, non avesse ricadute nella realtà. Come se tutto fosse la scena di un film di cui sei una comparsa. Appari, ma poi scompari e quello che hai fatto dentro a quello screenshot di cui eri protagonista verrà dimenticato, cancellato, sostituito da altro.
C’è una frammentazione spaventosa nella mente di alcuni ragazzi. Vedono tutto il male possibile nei loro video preferiti. Lo ascoltano spesso nelle parole di canzoni che sono un inno al nulla, al vuoto, ad un “qui ed ora” percepito come dimensione in cui rincorrere denaro, sesso, controllo sugli altri. E poi abitando una vita in cui nessuno ti aiuta a costruire il senso del tuo crescere, del tuo essere, del tuo divenire. Così si rincorrono sensazioni eccitanti usando alcol e droghe, senza alcuna percezione del limite, senza alcuna valutazione di quanto tutto ciò vada a danneggiare il funzionamento della mente che poi è la cabina di regia che ci fornisce i copioni con cui impariamo a stare al mondo. Si parla di fragilità e di disagio in questi casi: sono parole che non possono essere trascurate in fatti come questi. Ma si deve avere il coraggio di parlare anche di qualcos’altro che da settimane ribadisco in molti dei commenti che mi vengono chiesti quando succedono fatti di tale natura.
Penso che si sia degradata la dimensione etica e morale della crescita. Nel tentativo di sfuggire a condizionamenti e indottrinamenti morali che apparivano fuori tempo e fuori cultura, abbiamo lasciato alcuni dei nostri figli sprovvisti dell’educazione che insegna a distinguere il bene dal male, che definisce in modo chiaro quali sono i limiti da non superare. E su questo si è inserita una cultura che ha proposto a chi cresce il modello di una vita basata sulla ricerca dell’eccitazione, sul rincorrere un qui e ora pieno di sensazioni piuttosto che un domani pieno di senso. La gratificazione immediata come dimensione del vivere, volere tutto e subito senza costruire un percorso che ti aiuta a progettare cosa realmente vai cercando per essere felice e dare senso alla tua vita: è questa la natura del vuoto che abita il mondo interiore se non lo nutri con bellezza, cultura, relazioni, spiritualità, idealità. Purtroppo mancano testimoni che attraggano la voglia di vivere dei giovanissimi e la dirigano verso obiettivi che riempiono di senso e significato il proprio vivere. C’è davvero molta droga in giro, c’è un nichilismo che impera nelle parole e negli stili di vita di chi oggi parla ai nostri figli. È tempo di cambiare rotta.
https://www.famigliacristiana.it/articolo/i-ragazzi-hanno-perso-il-senso-del-reale-vivono-tutto-come-se-fosse-finto-come-se-non-avesse-ricadute-nella-realta.aspx
Cercasi un fine è “insieme” un periodico e un sito web dal 2005; un’associazione di promozione sociale, fondata nel 2008 (con attività che risalgono a partire dal 2002), iscritta al RUNTS e dotata di personalità giuridica. E’ anche una rete di scuole di formazione politica e un gruppo di accoglienza e formazione linguistica per cittadini stranieri, gruppo I CARE. A Cercasi un fine vi partecipano credenti cristiani e donne e uomini di diverse culture e religioni, accomunati dall’impegno per una società più giusta, pacifica e bella.