Presenza fedele eppure discreta, testimone attendibile e ancorata ad un garbo che ha mantenuto intatto fino alla soglia dei cento anni. Adele Corradi, che si è spenta sabato 23 novembre a Firenze, li avrebbe compiuti il 9 dicembre, nella sua casa vicina a Piazzale Michelangelo, da dove con discrezione e simpatia ricordava don Lorenzo Milani (1923-1967).
Lunedì i funerali saranno celebrati nella chiesa di San Salvatore al Monte, alle 11, dall’arcivescovo Gherardo Gambelli, che la ricorda così: «Testimone degli insegnamenti del Priore, ne ha portato avanti l’eredità spendendo gran parte della sua vita per i ragazzi e la scuola, ricordandolo negli scritti e partecipando agli incontri a lui dedicati. Con il contributo della sua memoria abbiamo potuto conoscere appieno questo sacerdote fedele al Vangelo, alla Chiesa, parroco che ha servito la gente e i bambini più poveri, grazie anche alla dedizione generosa di figure come Adele Corradi».
Era stata vicina al priore di Barbiana negli ultimi anni della scuola, dal 1963. Quasi sua coetanea – era del ’24 – era arrivata sul Monte Giovi seguendo un’amica che era andata a fare una visita a Barbiana, il 29 settembre, giorno di San Michele. Dopo aver lavorato provvisoriamente come insegnante alla scuola media di Pozzolatico, una frazione del comune chiantigiano di Impruneta, era stata immessa in ruolo a Castelfiorentino, nella Valdelsa, nell’anno in cui in Italia arrivava finalmente la scuola media unificata. Rimase così colpita da Barbiana che decise di ritornarvi ogni volta che poteva nonostante dovesse fare 40 km di tragitto, per condividere quella vita e insegnare a quei ragazzi, naturalmente, ma non scontatamente, con il consenso di don Lorenzo.
Nel ’64 riuscì a farsi trasferire alla media statale di Borgo San Lorenzo, dove continuò ad insegnare fino al 1974. Infine venne trasferita al Galluzzo, alle porte di Firenze, per diciotto anni fino al 1991. La sindaca di Firenze Sara Funaro, esprimendo il cordoglio della Città del Fiore, ha ricordato la dedica che il priore scrisse ad Adele, pochi giorni prima di morire, su “Lettera a una professoressa” fresco di stampa: «Parte quarta. Poi finalmente trovammo una professoressa diversa da tutte le altre che ci ha fatto tanto del bene». Tra la morte di don Lorenzo e la chiusura di Barbiana passarono due anni durante i quali Adele, con Michele Gesualdi e altri allievi del priore, portarono a conclusione gli studi alcuni ragazzi «prima della discesa al piano». Dalla scomparsa di don Lorenzo, Adele lasciò passare circa 45 anni prima di pubblicare un libro: “Non so se don Lorenzo”, edito da Feltrinelli, con 73 memorie che fanno la differenza rispetto ad altri volumi sul priore, perché sembra di sentirlo.
Tante considerazioni suscita la lettura di queste pagine asciutte. Una emerge tra le altre: la religione è un fatto personale e comunitario, piuttosto che privato, e ha ricaduta pubblica. Non c’è “laicismo” che tenga, anche perché i preti e i credenti sono cittadini come tutti gli altri. La scuola di Barbiana ne è una testimonianza esplicita che resiste a letture posticce, “sdottoranti” (avrebbe detto Michele Gesualdi), un po’ squadrate con una geometria ideologica, oppure oscillanti tra anticlericalismo e clericalismo verso un uomo che amava profondamente la Chiesa.
Quasi due anni fa l’uscita per Edb di “Duecento lettere“, selezionate tra le mille di don Lorenzo, attraverso una lettura attenta da lei compiuta con José Luis Corzo e Federico Ruozzi. Il criterio ispiratore era quello di «far conoscere e capire sempre meglio attraverso i suoi scritti un personaggio apparentemente familiare ma difficilissimo da raggiungere». È vero, Adele Corradi ha contribuito come pochi altri (don Mario Landi, ad esempio, autore di “Tutto al suo conto” per la San Paolo) ad evitare una lettura banale del priore e a macchiettizzarlo secondo una convenienza di visione: «Conoscere quanto don Milani amava l’ironia e anche lo scherzo aiuta, anzi è indispensabile per non prendere alla lettera tante sue provocazioni. C’è voluto dunque, per scegliere e scartare, grande rispetto e moltissimo coraggio. Li abbiamo avuti, ma chiediamo subito scusa perché qualche sbaglio lo abbiamo fatto di certo».
Sabato dal Comune di Vicchio hanno chiamato Agostino Burberi, uno dei primi sei ragazzi di don Lorenzo, e la fondazione don Milani per dire loro che Adele Corradi desiderava essere sepolta a Barbiana, luogo in cui ha avuto un destino in vita e grazie a loro, da lunedì, per sempre.
avvenire.it/attualita/pagine/addio-adele-corradi-amica-di-don-lorenzo-milano