La politica non è tifo né machiavellismo: confusione e squallore nelle indicazioni ministeriali per la scuola italiana, di Rocco D’Ambrosio

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato un documento sul sito ufficiale: 154 pagine di indicazioni di contenuti e metodologiche per i programmi relativi alla scuola italiana.
Ho letto solo la parte che riguarda la storia, che è quella che più contiene riferimenti alla politica. Mi ha colpito uno che dice: “La politica intesa in due accezioni: da un lato come insieme dei modi dell’agire personale e sociale degli individui in vista di questo o quel fine, e quindi come passione per il “tenere per una parte”, dall’altro lato come riflessione teorica sui caratteri, i contenuti e le conseguenze di tale agire e di tale parteggiare, come riflessione sugli istituti che ne nascono e ne accompagnano le vicende. Insomma la politica degli uomini comuni e dei politici da un lato, la politica di Machiavelli dall’altro” (p. 69).
L’ho letto un po’ di volte e, sinceramente, non ci ho capito molto. Di quel poco che ho capito c’è: la politica ha a che fare con il “tenere per una parte”, ripetuto più avanti con il verbo “parteggiare”.  Quindi il ministro e gli esperti pensano che la politica sia più o meno come il tifo calcistico, parteggiare e andare contro l’altro? Altra domanda: cos’è la politica di Machiavelli, che è all’altra parte rispetto “agli uomini comuni e ai politici”? È il Machiavelli che celebra il divorzio definitivo tra etica e politica o, ancor peggio, il burocrate disposto a tutto pur di conservare il suo potere?
Che confusione! Che squallore! Povera Repubblica!
Brevi spatio: “Che cos’è infatti la politica se non l’organizzazione e la garanzia della produzione, della distribuzione della ricchezza, la protezione del paese, i mezzi per sviluppare l’industria, i mestieri, la cultura, le arti? – scriveva Luigi SturzoE’ l’ordine terreno e il benessere necessario agli uomini per vivere”.

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