Quando pensiamo alla brezza, se ancora ci pensiamo, ci invade una sensazione tenera. Che bel ricordo una brezza marina, carica di salsedine e dei profumi delle erbe aromatiche radicate sugli scogli! Le brezze, a pensarci bene, sono sempre cariche di profumi, anche quelle campestri e montane, che cambiano profumo a seconda delle stagioni, dell’ora, oppure se è appena piovuto o il cielo è terso. Una sola cosa serve per accorgersi della brezza, oltre a potersi fermare e a non pensare a niente: stare in silenzio. La brezza è troppo delicata mentre ci accarezza, per farsi sentire anche quando siamo distratti o facciamo chiasso.
Ed è nella brezza leggera che la Bibbia colloca Dio.
Il profeta Elia (1Re 19,9.11-16) impaurito ed in fuga dai suoi persecutori, sollecitato dal richiamo del Signore che gli promette di manifestarsi, si riposa in una caverna, lì ode il fragore di un vento impetuoso, ma Dio non era nel vento, poi arriva un terremoto ma non era ancora il Signore. Si manifesta un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Infine giunge il mormorio di una brezza leggera ed Elia, coprendosi il volto con un mantello, esce dalla caverna per incontrarlo.
Ma noi siamo capaci di incontrare Dio nel mormorio della brezza leggera? O ci aspettiamo che faccia chiasso, fragore o addiritturaun terremoto?
E chi non crede, ma crede o credeva nella propria coscienza, come potrà incontrarla se non nel silenzio, nel mormorio della brezza leggera?
Certe leggi sono scritte dentro di noi profondamente, bisogna mettersi in ascolto per farle riemergere. Se ascoltassimo, facendo un po’ di silenzio, quella “voce che dal profondo grida il suo desiderio di giustizia” (Etty Illesum) ma anche di bene non derubricheremmo, come facciamo nel chiasso, i crimini contro l’umanità catalogandoli come normale routine o procedura statale, e forse ci accorgeremmo, distaccandoci da certi falsi profeti, che, cito il Papa, “i peccati legati alla vita sessuale vengono dall’istinto e quindi sono meno gravi di quelli commessi scientemente dalla nostra parte più nobile, l’intelletto, contro un altro essere umano”. Tra questi ultimi, oltre alla violenza fisica, comprenderei l’uso delle parole a scopo mistificatorio mirato ad inculcare idee fallaci nell’opinione di altri esseri umani.
Quindi dobbiamo fare silenzio un poco almeno. Ma di quel silenzio e di quella brezza che ci aprirebbe gli occhi a verità profonde, pare non ne vogliamo sapere. Sembra che siamo tutti in fuga da noi stessi e da Dio o dalla nostra coscienza, dal bene, dalla pace e dalla fratellanza. Siamo in guerra dentro e fuori di noi, con tutto e con tutti.
È bene però sapere che così facendo siamo vulnerabili ed alla mercè di chiunque voglia fare di noi semplici burattini. Ritroviamo quindi la nostra coscienza e, per chi crede e si ritiene cristiano, ritroviamo il Dio della misericordia, lasciando a chi la buona novella non ha ancora ricevuto, l’equivoco sull’esistenza di un fantomatico Dio della guerra.