Un dato positivo sicuramente c’è: il tasso di occupazione è in aumento. Secondo l’Istat si registra un +2,2% di occupati (517 mila unità) rispetto all’ultimo trimestre del 2023. E secondo l’Inps, invece, in Italia ci sono 26,6 milioni lavoratori iscritti, con una crescita dell’1,2 % rispetto al 2022 e addirittura del 4,2% in confronto al 2019 (annata pre-covid). Ma accanto a questi numeri ce ne sono tanti altri che evidenziano una situazione poco rosea per quanto riguarda occupazione e previdenza: dal rischio squilibrio dovuto all’attuale età media pensionistica al “gender gap” tra uomini e donne nel mondo del lavoro, al calo del potere d’acquisto, passando per le differenziazioni degli stipendi e il divario di ricchezza sempre più ampio tra le fasce di popolazione.
Tutto questo è emerso durante la presentazione del XXIII Rapporto Annuale Inps, il 12 dicembre all’Università Cattolica di Milano. Ad aprire il convegno Obiettivo inclusione: giovani, donne, famiglia, lavoro, immigrati, la riflessione del cardinale Matteo Zuppi, che si è concentrato sull’importanza dell’inclusione sociale. «Il rapporto Istat ci mette di fronte a una realtà evidente. La società cristiana, quella civile e quella accademica sono chiamate a fare delle grandi scelte su grandi temi – ha sottolineato il presidente della Cei – Dobbiamo capire oggi quello che succederà domani, cercando di dare risposte efficaci. È necessario occuparsi dell’inclusione in ogni sua forma e promuovere la formazione alla cura delle relazioni tra persone. Non dimentichiamo che il lavoro è al centro del primo articolo della nostra Costituzione. Le aziende che minacciano di chiudere non fanno che aumentare il rischio di guerra tra poveri».
A Zuppi ha fatto eco la Rettrice dell’Ateneo milanese, Elena Beccalli: «La povertà e l’indebitamento sono ormai fattori sociali in aumento. L’assenza di inclusione e le disuguaglianze sociali sono componenti che fanno pagare il prezzo soprattutto ai più fragili. L’anno scorso nel nostro Paese il 10% più ricco della popolazione deteneva il 60% della ricchezza complessiva, mentre il 50% più povero ne possedeva appena il 7%. Questo dato fa riflettere molto su quanto ci sia ancora da fare». Successivamente sono intervenuti coloro che hanno sviluppato l’analisi dei principali fattori sociali. A partire dal presidente di Istat Francesco Maria Chelli, che si è soffermato sullo squilibrio del sistema previdenziale: «In Italia già affrontiamo un calo di natalità costante e una percentuale sempre maggiore di giovani non occupati. L’età della vecchiaia è 67 anni, mentre l’età di accesso alla pensione tramite scivoli è 64 anni. Il rapporto tra pensionati e contribuenti sarà sempre peggiore. E ciò porta anche a un aumento del numero di pensionati lavoratori, con un’altra serie di conseguenze». Gianfranco Santoro, direttore Centrale studi e ricerche Inps, ha invece presentato in breve l’intero report, sottolineando il lavoro da fare ancora sull’occupazione giovanile: «Serve conoscere queste dinamiche e trovare soluzioni concrete. Il tasso di occupazione dei giovani under 35 in Italia è di oltre 13 punti percentuale inferiore alla media dell’Unione Europea (45% vs 58,7%). Un ragazzo su cinque tra gli under 29 è Neet. Di positivo notiamo invece un aumento del 9% di giovani registrati all’Inps dal 2019 al 2023». Per Santoro un altro punto critico è la disparità di genere tra uomo e donna post maternità, soprattutto per quanto riguarda la riduzione dei salari: «Appena diventano madri le donne subiscono un calo dei redditi annui di circa il 76%, mentre per gli uomini si osserva un incremento salariale di circa il 6%. Le retribuzioni femminili ritornano al livello pre-maternità solo dopo 5 anni dal parto».
In chiusura il presidente di Inps, Gabriele Fava, ha fatto un punto sulle priorità dell’istituto anche in tema di immigrazione: «Abbiamo 52 milioni di utenti registrati e ben oltre 400 prestazioni socio assistenziali da poter erogare. L’Inps rappresenta il Welfare e punta a contrastare ogni tipo di emarginazione. L’integrazione dei cittadini extra Ue nel sistema produttivo italiano è fondamentale. Dobbiamo promuovere un’immigrazione qualificata, governata e matura coinvolgendo le aziende per creare opportunità lavorative». Poi Fava ha confermato l’attenzione che va posta nei confronti dei giovani: «I ragazzi sono il nostro futuro. A loro bisognerà passare il testimone. Molti di loro vanno aiutati nella costruzione di un futuro lavorativo. Faremo delle campagne di formazione previdenziale per indirizzarli al meglio».
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