Corso di storia semiserio per editori digitali rampanti: Elon Musk sta usando il suo giornale X, di cui è editore, direttore e firma di punta, per mettere alla berlina i funzionari pubblici Usa, con nomi e cognomi. In sostanza lui è anche il giudice e la giuria popolare è fatta dai suoi follower inebriati dal poter mettere un like.
Sembra una versione moderna dello show tv The Apprentice, coprodotto da Donald Trump, che finiva con il famoso e roboante «You are fired», sei licenziato. Solo che lì era finzione. Qui è realtà. È già capitato. Oggi abbiamo dimenticato che il diritto alla privacy venne introdotto nel 1890 sulla Harward Law Review in seguito agli eccessi nell’utilizzo di una novità tecnologica: la macchina fotografica commercializzata, nel 1888, dalla Kodak di George Eastman.
La macchina fotografica divenne subito l’oggetto del desiderio dei giornali e del voyeurismo dell’opinione pubblica perlopiù sui vip dell’epoca. Una versione ante litteram dello «sbatti il mostro in prima pagina». Il paparazzo, immortalato da Federico Fellini solo molto dopo, nasceva lì. Così come i tabloid e la stampa scandalistica.
Furono due gli editori più attivi: Randolph Hearst che avrebbe poi ispirato Quarto Potere di Orson Wells. E un certo Joseph Pulitzer che riuscì a riflettere su quale sarebbe stata la sua eredità e in un arrocco simile a quello di Alfred Nobel (che non voleva essere ricordato come il padre della dinamite) introdusse l’omonimo premio sul giornalismo di qualità. Ma è difficile pensare a Musk come al nuovo Pulitzer. Quarto Potere racconta meglio la sua storia.
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