Michele Dall’Ongaro, ospite di Corrado Augias nella trasmissione Torre di Babele andata in onda il 16 settembre 2024 ad un certo punto della riflessione sulla Nona sinfonia di Beethoven, sintetizza un pensiero illuminante in cinque parole. Riferendosi al testo dell’inno alla gioia, in cui Beethoven rielabora in parte i versi scritti da Schiller stigmatizzando l’invito alla fratellanza universale, Dall’Ongaro dice che l’invito è a considerare “fratelli i nemici non nemici i fratelli”.
Forse per questo il Consiglio d’Europa lo ha adottato come inno d’Europa e non a caso Augias ne parla facendoci riflettere.
Cosa ci sarebbe da aggiungere?
Forse che l’antieuropeismo ed il nazionalismo dei singoli stati sono una trappola per i Paesi europei?
A chi può interessare che i Paesi europei siano divisi? Me lo chiedo.
Ci preoccupiamo di un tappo di bottiglia che non si stacca e vogliamo difendere l’Italia dai migranti che arrivano dal mare quasi fossero guerrieri armati!
Forse dovremmo aprire gli occhi e capire che chi non vuol bene all’Europa non vuol bene neanche all’Italia che se fosse da sola dovrebbe, o dovrà, farsi schiava del potente di turno, potente che forse già ora finanzia i nazionalisti, e sarà, l’Italia, allora sì, colonizzata, non solo economicamente come già avviene con il neocolonialismo che attraversa tutto il mondo, ma anche politicamente.
Altro che respingere i poveri di un’altra etnia, l’esercito, secondo quei grandi saggi nazionalisti, di straccioni!
Il nemico lo abbiamo in casa e si proclama anche patriota. Si tratta di coloro che vogliono farci credere che l’Europa, cioè noi stessi, voglia colonizzarci. Un paradosso stridente e bugiardo!
Ma il messaggio insito nell’inno alla gioia, soprattutto mediato dalle felici parole di Dall’Ongaro dice molto di più.
Non vi ha forse fatto pensare alla guerra fratricida tra Ucraina e Russia? Una guerra i cui negoziati di pace sono stati apertamente ostacolati per esempio da Boris Johnson, giusto per fare il nome dell’autore della Brexit.
Non vi ha forse fatto pensare a una guerra fra quei nemici che solo quando saranno fratelli potranno vivere in pace, cioè la guerra di Gaza?
Cosa aspettiamo ad alzare la voce contro le divisioni che ci dilaniano e ci dilanieranno consegnando tutto ciò che ci è più caro al potente di turno, quello sì, straniero assetato di affari, di terre, di mari, di traffici, di ricostruzione.
Se veramente amiamo la nostra nazione, la nostra terra, il nostro Paese, dovremmo cantare tutti da oggi e fino alla fine dei tempi, anche solo del nostro tempo personale, l’inno alla gioia, a gran voce, continuamente: i nemici siano fratelli e non i fratelli nemici!
Riflettiamo e cerchiamo di meditare con animo pacifico e possibilmente amorevole, l’odio lasciamolo agli stupidi, agli insipienti ed agli sprovveduti.