Nel Gruppo I CARE, centro di incontro e ascolto per stranieri

Il gruppo I Care di Cercasi un fine

incontri di dialogo tra culture e
di insegnamento della lingua italiana per stranieri

Siamo aperti  dal lunedì al sabato, ore 11-13; 16.30 – 19.30 presso la nostra sede in via Sanges 11A, Cassano (Ba).
Se conoscete straniere e stranieri che necessitano di questo tipo di aiuto potete indirizzarli al Centro.

Per coloro che intendono aiutarci: possono unirsi al gruppo dei volontari e/o aiutarci nel reperire testi per insegnamento dell’italiano, elementari e semplici.

Responsabili del gruppo I CARE 2023:

Responsabili del Gruppo I Care: Volontarie del Servizio Civile Universale: Sara GRECO, Melania EVANGELISTA e Beatrice FATIGUSO; Fara CELLAMARE (OLP per i volontari SCU). 

info:

080 763973339 4454584333 7566522 

 icare@cercasiunfine.it

la storia del gruppo I Care

raccontando una storia… tutta straniera! 

RESPONSABILI DEL GRUPPO I CARE 

  • nel periodo 2018-2019: Mariluce Latino e Davide D’Aiuto. 

  • Nel periodo 2019-2021: Angela Maria Barberio, Rocco D’Ambrosio senior, i volontari SCU Giulio D’Arrigo, Milan Warnakulasuriya; don Rocco D’Ambrosio (OLP per i volontari SCU). 

  • Nel 2022-2023: Maria Anna Misuriello (OLP), Angela Valentina Terrone, Rocco D’Ambrosio senior, la volontaria SCU Lorella Campanale. 

  • Dal giugno 2023: Volontarie del Servizio Civile Universale Sara GRECO, Melania EVANGELISTA e Beatrice FATIGUSO; Fara CELLAMARE (OLP per i volontari SCU).

   alcune testimonianze di volontari e studenti

    “Sono in Italia dal 2020 e sono arrivata nel periodo Covid (gennaio-febbraio). Sono giunta in aereo per raggiungere mio marito, arrivato prima di me, con la speranza di vivere una vita migliore rispetto a quella vissuta nella mia terra di origine: l’Albania. Ho avuto molta difficoltà a causa della non conoscenza della lingua italiana e quando sono arrivata a Cassano non conoscevo nessuno. Per raggiungere l’Italia ho avuto problemi soprattutto per l’acquisizione dei documenti come il permesso di soggiorno e contestualmente è stato difficile anche sottoscrivere contratti di lavoro. Ho dovuto attendere tre anni per ottenere il permesso di soggiorno e, una volta a Cassano, proprio a causa di questi ritardi sono stata costretta a non dichiarare la residenza per mancanza di documenti. All’inizio ho avuto difficoltà a trovare lavoro. Ho trovato occupazione solo nei periodi estivi e a nero. Adesso invece, finalmente, lavoro come badante e con contratto formalizzato. Mio marito fa lavori di ristrutturazione. Quando sono arrivata in Italia la prima cosa che ho apprezzato è stata la cucina. Mi piace cucinare e mangiare riso, patate e cozze e la pizza. Mi piace l’architettura religiosa, soprattutto le chiese di Cassano, Bari e Matera. Mi piace il mare. In Albania, a Tirana, mi sono laureata in giornalismo. I cittadini di Cassano sono accoglienti, gentili e buoni ma la cosa più bella è aver incontrato l’associazione Cercasi un fine, che mi ha aiutata a integrarmi con l’insegnamento della lingua italiana, soprattutto grazie al mio maestro Rocco D’Ambrosio senjor, e ciò mi ha consentito di trovare lavoro”.

     [studentessa albanese scuola di italiano di Cercasi un fine, Cassano, 2023] 

 

 

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   La parola a Mariluce Latinoresponsabile del Centro insieme a Davide D’Aiuto, dal 2018 al 2019.

     Voglio raccontarvi una storia, non una di quelle fantastiche col tipico happy end; voglio invece narrarvi delle vicende che da maggio 2018 stanno coinvolgendo le vite di tante persone dedite al lavoro ma volenterose, soprattutto, ad aiutare gli altri. Un giorno dell’aprile 2018, durante la riunione mensile dell’associazione “Cercasi un Fine”, il nostro presidente don Rocco D’Ambrosio, comunicò ai presenti a cosa stava pensando già da tempo, e cioè alla forte ondata migratoria che l’Italia stava, e sta tutt’ora attraversando da qualche anno, e dal bisogno che hanno queste persone che arrivano nel nostro Paese di imparare anche la lingua italiana. Certo, il fermento politico attuale rende tutto un po’ più utopico e a volte anche demotivante. Tuttavia don Rocco e la redazione, affidando la responsabilità del progetto a me e a Davide D’Aiuto*, rispettivamente di 24 e 30 anni, hanno proposto di affrontare l’amara realtà di questo neorazzismo, abbracciando la causa di aiutare i migranti in qualsiasi forma potesse essere utile. Il progetto ha preso il nome di Centro di Incontro e di Ascolto per migranti, aggiungendo in secondo piano la scritta “Corsi di Italiano”. Prima di farlo partire, per prepararci e ascoltare esperienze già in atto, abbiamo incontrato Anna Cutrone e Giuseppe Calemma di Palo del Colle, del circuito di Cercasi un fine. Ci siamo confrontati anche con l’assistente sociale del Comune di Cassano, Vincenzo Gadaleta e con alcuni esponenti delle Caritas locali.

Nel maggio 2018, così, è iniziata la nostra avventura: da allora incontriamo ogni martedì e giovedì, nella sede di Cercasi un Fine, a Cassano (Ba) e offriamo un corso di italiano a migranti provenienti da India, Pakistan, Nigeria, Venezuela, Polonia, Egitto, Perù, Costa D’Avorio, Senegal, Albania, Marocco e altri Paesi. Ciò che offriamo non è un mero corso di didattica della lingua italiana, ma cerchiamo di condividere la loro situazione difficile, le paure, i desideri, perché mai come oggi, sentiamo il bisogno di sentirci vicino l’un l’altro, non dimenticando mai che siamo figli ad uno stesso Dio e che la carità non la si fa per far star bene noi stessi, ma la si fa per rendere bella la vita di un nostro amico, che sia nigeriano, indiano o pakistano non ci interessa, ma ciò che vogliamo dar loro è un paio di ore di spensieratezza mentre leggono un testo in italiano o sorseggiano un thè.

Parte fondamentale sono i numerosi volontari che prestano il loro sapere e la loro disponibilità per due volte a settimana presso la nostra sede. Tra i volontari ci sono maestre in pensione, e non, ma anche gente che non ha mai insegnato e che ha voglia di aiutare il prossimo, e, a parer mio, lo sta facendo alla grande. Il mondo dell’insegnamento non è semplice: all’inizio non è stato facile capire come organizzare il tutto, ma ad oggi credo che un equilibrio sia stato raggiunto perché, all’inizio di ogni lezione, ognuno del gruppo si presenta (volontari compresi) e poi si va avanti con la didattica seguendo un libro di testo. Non abbiamo instaurato un “regime” tipico scolaresco, è tutto, come si usa dire in gergo, molto “free”, perché la lingua non si impara dalla grammatica ma soprattutto dalla conversazione. Dopo 7 mesi di attività credo di potermi ritenere soddisfatta di ciò che questo gruppo è riuscito a fare e, come sostiene don Milani, “E’ solo la lingua che rende uguali. Uguale è chi sa esprimersi e intendere l’espressione altrui”.

Di seguito riportiamo i contributi, dei volontari e degli amici della Redazione di CuF, con le loro impressioni e considerazioni. Tutto in un clima di Speranza: valore ben annidato in ogni persona facente parte di questo progetto, e spero di non scomparire mai dai loro cuori grandi e immensi come il mare, ma spero di potervi ancora raccontare quanto amore e quanta bontà sia in grado di dare e ricevere l’essere umano.

[laureata in lingue straniere, redazione di CuF, Bari 2020a

raccontando l’esperienza: i primi volontari corsisti raccontano che…

“Non avrei pensato di vivere questa esperienza con i nostri ospiti stranieri. Quando abbiamo iniziato a parlarne pensavamo a un piccolo servizio per lo più alle badanti. Ci siamo ritrovati, invece, a scoprire e accogliere persone di diversa nazionalità e cultura, con i lavori più diversi e anche i bisogni più diversi. Allo stesso modo non avrei mai immaginato che questa nostra attività nascesse in un momento in cui, il nostro Paese, fosse attraversato da un rigurgito di cultura razzista e xenofoba. Ma come si dice? “L’uomo propone e Dio dispone!”. Vivere questi momenti con gli amici stranieri è quanto Dio “sta disponendo” per noi. Un amico di Avellino, Pietro Urciuoli, mi ha detto l’altro giorno: “E’ bello quello che state facendo con i migranti: è la testimonianza concreta di un riflettere sulla politica che diventa operativo in un settore in crisi di essa: l’accoglienza e la solidarietà con i migranti”. E’ così. Che Dio ci aiuti e aiuti soprattutto queste persone a incontrare volti accoglienti e solidali nel cammino di inserimento nelle nostre comunità”.

Don Rocco D’Ambrosio, 2020

“Il renderci disponibili all’insegnamento dell’italiano a persone che come noi hanno stessa dignità, uguali bisogni, progettualità e fragilità, sguardi di disorientamento, poi di sicurezza di sorriso di buona volontà, ci fa capire ancor di più quanto il mistero di questa vita – piena di paure, miserie, incoerenze, sentimenti contrastanti, gioie e ricchezze, dolori e pianto – s’infrange nella unica Verità: l’Amore del Padre di tutti, che si rivela in ogni istante, nel bene e servizio che ciascuno dona umanamente”.

Una volontaria e un volontario, 2020

“Sembrava all’inizio un percorso scontato, in cui si cimentavano persone arricchite da maggiori conoscenze e persone purtroppo bisognose di scoprire i caratteri della nostra cultura. Alla fine si è configurato un itinerario di scambi culturali e di sostegno umano arricchente e assolutamente paritario in cui tutti sono attori di un’attività finalizzata alla crescita comune”.

Francesco Greco, 2020

“Quest’esperienza e un’esperienza di apprendimento per me, non l’apprendimento nel senso stretto della parola per me che sono un‘insegnante, ma un apprendimento per la mia vita. Gli amici stranieri mi stanno insegnando a sorridere di più perché loro sorridono sempre, sto imparando a lamentarmi di meno a sentirmi meno insoddisfatta e annoiata, perché loro non si lamentano mai e sono sempre pieni di speranza di attese. Loro non conoscono lo stress che è tipico del nostro quotidiano perché siamo abituati a programmarci tutto, loro sono liberi da schemi e vincoli, ma vivono il tempo seguendo ritmi naturali e lenti che sono propri della natura. Il loro modo di fare mi incoraggia perché mi fa capire che nonostante tutto la vita è un dono meraviglioso”.

Chiara Lionetti, 2020

“Il loro sorriso ti scalda il cuore e, pur non parlando, esprimono con gli occhi la gioia e la riconoscenza di non essere più soli”.

Maria C., 2020

“Partecipare al Centro per stranieri è trovare una famiglia per chi ce l’ha lontana. È far la volontà del Signore che ci vuole uniti, solidali e uguali nonostante le nostre diversità culturali, religiose o etniche. È restituire dignità a persone che l’hanno persa perché deboli ed esclusi. È creare dei legami indissolubili non solo con i migranti ma anche fra noi volontari. Perché la drammatica condizione degli stranieri la condividevamo già ma per noi è stato un dono aver conosciuto Don Rocco e tutti i volontari che dimostrano in modo concreto solidarietà, empatia e volontà di aiutare chi è meno fortunato, confidando nella speranza che tutto il nostro amore verso il prossimo porti i suoi frutti!!”

Angela Barberio, 2020

“Conoscere U. e la sua mamma F., al Centro, è stato bello. Incontrarsi per strada salutarsi con un sorriso e scambiare poche parole in italiano, rincuora e dà speranza in questo momento in cui l’altro è guardato con sospetto”.

Margherita, 2020

“Vi riporto un aneddoto: I bambini dell’Associazione INSIEME erano tutti intenti a preparare i lavoretti di Natale. Un giorno si sentì suonare il campanello, ma i bambini non ci badarono molto. Qualche fornitore? Boh! In quel momento in classe entrò la direttrice che aveva una bambina bionda per mano. – Bambini vi presento L. Lei viene dalla Finlandia, il paese dove vive Babbo Natale, non potete farle domande perché non conosce l’italiano perché si è trasferita da poco a Cassano, ma ora comincerà a frequentare l’asilo e lo imparerà. I bambini guardarono L. ad occhi aperti, era bellissima, aveva un visetto rotondo, la pelle così chiara che sembrava trasparente, due occhi azzurri che riflettevano il colore del cielo, i capelli biondi e quando si tolse il berretto rosso, sulla spalla ricaddero morbidi riccioli. Indossava una gonna rossa arricciata che aveva sulla punta una fascia verde con dei fiori applicati, una casacchina anch’essa rossa con le maniche a sbuffo e un grande colletto verde. I bambini allargarono le sedioline per farle posto, G. le prese una sedia, A. le porse un foglio, A. i colori e quando L. fu seduta, tutti, ma proprio tutti, alla bambina venuta dal freddo nord, che si chiamava DONO regalarono un grande sorriso (L. Siciliani). La storia si è ripetuta quella mattina quando abbiamo bussato alla porta della Scuola materna. La protagonista una bimba di origine marocchina H., bella come il sole! Che coincidenza! Stavano raccontando la storia (di cui sopra). Quel giorno è stata lei il DONO inaspettato. È stata accolta in questa scuola privata perché troppo tardi per inserirla alla statale. Una storia a lieto fine che ha donato il sorriso e la speranza ad una mamma che frequenta l’Associazione. Sembra un racconto di Natale. Qualcuno da lassù ha fatto sì che incontrassimo tanti “angeli sul nostro percorso che hanno aperto tutte le porte! Un grazie ai volontari “invisibili” che stanno contribuendo a questa iniziativa. “Quando ospitate qualcuno, senza saperlo accogliete un angelo” (S. Paolo)”.

Una volontaria, 2020

“Cristo ci chiede di accogliere i nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati con le braccia ben aperte, ed è quello che quest’anno come volontaria mi sono ritrovata a fare presso la sede dell’Associazione “Cercasi Un Fine”. Va sottolineato il clima positivo che si è creato da maggio in poi con questi i nostri fratelli migranti, comunicativo, conviviale e di reciproca comprensione. È bello ogni martedì e giovedì favorire la loro conoscenze e i loro saperi fondamentali per la loro crescita personale e per il loro futuro professionale. Mi auguro che il nostro piccolo contributo possa veramente aprire loro uno spiraglio di luce e sentirsi finalmente a casa, in famiglia ovunque vadano”.

Rosa Squicciarini, 2020

“Sono fortunato ad essere nato e cresciuto qui, in Italia – è la frase che mi dico ogni giorno quando mi alzo per andare a lavoro. Io sono nato nel “Nord” del Mondo, ma la mia fortuna combacia con la sfortuna di qualche mio coetaneo, nato nel “Sud” del Mondo. Mi lamento per tante cose che non vanno nel mio Paese, ma, grazie al progetto di Cercasi un Fine, un corso d’italiano per stranieri, ho potuto capire come la mia realtà sia migliore di quella che pensassi. Molti dei miei amici, sì perché, anche da responsabile del progetto, non considero gli stranieri che si affacciano migranti, extracomunitari, neri, ma miei amici. Con moltissimi di loro scambio idee, opinioni, pensieri, ascolto le loro storie, cerco di capire, di immedesimarmi nel loro viaggio, nella loro storia. Ecco questo scambio non sta arricchendo solo loro, ma anche me, perché mi fa capire come il deserto emotivo e culturale stia dilagando inesorabilmente nella mia bella Italia. Siamo stati, nell’antichità come nell’era moderna, la culla dei popoli e questo progetto è la miglior risposta che oggi possa esserci all’ignoranza e al razzismo che imperversa incontrastato nel Nord del Mondo”.

Davide D’Aiuto, responsabile del Centro insieme a Mariluce Latino, 2020