Donald Trump come il nuovo «Messia» dopo l’attentato – «quasi martirio»: Gesù, miracoli e crocifissioni, di Massimo Gaggi

Quello che è stato accolto ieri sera alla convention da un ceto politico repubblicano ormai in gran parte trasformato in popolo Maga, non è solo un imprenditore e abile comunicatore divenuto presidente e ora leader conservatore che cerca di tornare alla Casa Bianca: per molti di loro Donald Trump è anche una figura messianica.
I riferimenti religiosi, che hanno fatto breccia da anni soprattutto nel mondo evangelico, sono stati ovviamente rilanciati dall’attentato di sabato a Butler, in Pennsylvania: il quasi martirio di Trump come corpo del leader offerto in sacrificio per la redenzione dell’America che, da quando lui ha lasciato la Casa Bianca, è diventata (nelle sue parole) un pezzo di Terzo mondo.
E, poi, il leader salvato miracolosamente dalla mano del Signore: l’immagine postata su Instagram e X dalla nuora, Lara Trump, le mani di Gesù sulle spalle di un Donald pensoso. Molti politici repubblicani hanno parlato di un Trump solo sfiorato dalla pallottola grazie all’aiuto di Dio.
L’intersezione tra politica, religione e populismo non è una novità per l’America. Durante la guerra civile Abramo Lincoln fu paragonato da molti nordisti al Messia. E quando fu ucciso, il Venerdì Santo del 1865, in un comizio James Garfield lo paragonò a Gesù. Nell’infinita tragedia della violenza politica americana, 16 anni dopo Garfield fu il secondo presidente degli Stati Uniti assassinato in un attentato.
Per venire ad anni più recenti, quando nel 2004 la permanenza di George Bush alla Casa Bianca sembrava in pericolo per l’impopolarità delle sue guerre, un grosso contributo alla rielezione venne dal suo stratega elettorale, Karl Rove, che andò a cercare negli Stati chiave sacche di evangelici, conservatori ma fin lì estranei alla politica, e li convinse ad andare a votare con un messaggio che mescolava religione e politica.
Questa miscela politico religiosa ha trovato il suo interprete di gran lunga più efficace proprio in Donald Trump: dall’uso dei simboli cristiani per esorcizzare momenti per lui difficili (i manifestanti di Black lives matter che assediavano la Casa Bianca sfidati uscendo nelle strade di Washington con una Bibbia in mano o la denuncia delle incriminazioni penali contro di lui come una persecuzione analoga a quella subita duemila anni fa da Cristo) a una retorica nella quale si presenta come il Salvatore.
Trasformando se stesso in una figura ecumenica, Trump si sfila dalle sue responsabilità personali: i repubblicani arrivati ieri al Fiserv forum, l’arena della squadra di basket NBA dei Milwaukee Bucks che ospita la convention del Grand old party, sono stati accolti da una grande scritta: «Non ce l’hanno con me, ma con voi».
I paragoni tra l’asserita persecuzione giudiziaria di Trump e la crocefissione di Cristo sono aumentati vertiginosamente quest’anno, soprattutto dopo la convocazione dell’ex presidente in tribunale, a New York, durante la Settimana Santa dei cristiani. Da allora le immagini di crocifissi con la faccia di Trump si sono moltiplicati in rete. Artisti hanno dipinto pale con Melania ai suoi piedi come la Madonna, alcune di queste opere sono anche andate all’asta.
The Donald come un nuovo Gesù? L’ex presidente ha sfruttato l’immagine della crocefissione, ma poi, consapevole di essere un peccatore, è stato attento a non paragonarsi al figlio di Dio: meglio il ruolo di messaggero dell’Onnipotente, comunque un altro salvatore. È un’immagine che risuona potente in vaste parti del mondo cristiano. Soprattutto quello del conservatorismo religioso coi sermoni domenicali di pastori intenti a spiegare che, sì, Trump ha fatto anche cose vergognose, ma non è la prima volta che Dio usa un peccatore per perseguire i suoi disegni. E se Trump fa le cose giuste come nominare i giudici della Corte suprema che hanno cancellato il diritto ad abortire, allora va comunque sostenuto col voto.
Ora il quasi martirio rilancia Trump nel mondo cristiano. Con un piccolo problema politico per un leader che ora sembra voler annunciare una svolta pacificatrice ed ecumenica. Non solo tutta la sua storia imprenditoriale e politica è stata quella di un personaggio che non unisce ma divide, che non vuole essere leader ma vincitore: ora la sua santificazione accentua un processo di polarizzazione fatto di lotta del Bene contro il Male. Portata ai suoi estremi dalle teorie cospirative dei QAnon (a suo tempo incoraggiate da Trump) per le quali lui è il crociato venuto a combattere contro una setta segreta di pedofili che governa il mondo. Non sarà facile tornare indietro da tutto questo.

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