Quando la memoria tradisce, di Sergio Visconti 

Certamente il dato più significativo di questa ultima tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo è, ancora una volta, l’astensionismo: diffuso, specialmente in alcuni Stati come l’Italia. L’affermazione di formazioni sovraniste, come è avvenuto in Francia o in Austria e Germania, ovvero di formazioni che chiaramente fanno riferimento a ideologie di estrema destra affini al nazismo o fascismo, trova certamente nell’astensionismo una delle sue ragioni di fondo.
Non solo questa, ovviamente. In Italia il dato dell’astensione, cioè della mancata partecipazione al voto degli aventi diritto, è superiore al 50%. Un dato inquietante che dice non solo disaffezione nei confronti della politica, ma anche – e questo è il punto più dolente – della democrazia, che sembra non interessare, coinvolgere più. Conseguenza della cattiva prova che i partiti politici hanno dato e spesso continuano a dare di sé? Conseguenza di una cultura che anestetizza l’interesse per la partecipazione, ma motiva al ripiegamento su se stessi e soddisfa con il consumo? Forse è tutto questo! Credo però ci sia anche qualcosa di più: il tema della memoria. Senza memoria non c’é futuro: anche questa è una considerazione assodata, più o meno diffusa nel tessuto sociale. I giochi politici, che si sono in qualche modo palesati nel corso di una campagna elettorale particolare, volutamente polarizzata su due personalità politiche emergenti perché il voto per l’Europa fosse in realtà una sorta di referendum su Giorgia Meloni e Elly Schlein, hanno un diretto rimando al tema della memoria. Da una parte, la lunga marcia delle destre estremiste – la Meloni, apostrofando la Schlein ha detto “Ci avete visto arrivare e non avete saputo fermarci” – era ed è stata compresa tra due tipi di memoria: una “negativa” ed una “positiva”. La prima finalizzata, anche attraverso l’utilizzo distorto ancorché molto competente dei social, alla distruzione della memoria di cosa fosse l’Europa, di quale fosse lo “spirito” dell’Europa e di quali fossero i suoi valori; la seconda orientata, ancora una volta soprattutto attraverso l’uso dei social, al recupero della memoria di un passato che sembrava definitivamente consegnato alla storia, superato com’era dall’Italia Repubblicana sorta dalle macerie del Ventennio fascista e della Seconda Guerra Mondiale. Un recupero di memoria che ha indotto qualcuno a posizionarsi ancora più a destra del partito della Presidente del Consiglio dei Ministri, candidano un generale dell’Esercito Italiano, apertamente orientato nel suo dire e nei suoi atteggiamenti “pubblicitari” ad un passato addirittura repubblichino. Dire “decima” anziché “ics” è stato un chiaro richiamo alla memoria per il recupero di un passato che ancora, evidentemente, sembra apprezzato da un certo numero di elettori italiani. Dunque, la memoria va non soltanto invocata, ma anche coltivata. E sappiamo bene come la lunga marcia delle destre in Europa e, ovviamente, in Italia si sia svolta, spesso in maniera nascosta, sotterranea, perché a quella memoria potesse essere dato un contenuto politico ed una forma partitica, capace di rappresentare anche tutte quelle formazioni estremiste borderline rispetto ai valori e alle norme giuridiche dello Stato. Se questo vale a proposito delle compagini partitiche di destra, in merito a quelle di centro-sinistra occorre segnalare che il tema della memoria in chiave “negativa” non è stato veicolato in maniera coinvolgente. Infatti, parlare dell’Europa Unita come uno dei risultati più significativi della lotta di Liberazione dei popoli europei dalle dittature fascista e nazista ha suscitato disinteresse e, addirittura, avversione nei confronti di un tema che è apparso ostativo nei riguardi del progetto di riaffermazione del primato dei sovranismi nazionali a discapito di una più urgente e non rinviabile costruzione di una Federazione degli Stati Uniti d’Europa. Parlare di libertà, liberazione, democrazia sembra appartenere, secondo la narrazione populista che ha visto protagonisti in Italia sia il Movimento Cinque Stelle che partiti come la Lega e Fratelli d’Italia, agli interessi di “élite culturali” e di non meglio identificatisalotti radical chic”, avversati da cittadini elettori che si sono sentiti chiamare per nome da una leader populista che si fa chiamare per nome perché è “una del popolo”. A tal punto che il “popolo è lei stessa”. Parlare di libertà, liberazione, democrazia oggi non rimanda ad una memoria riconosciuta come propria da una importante fetta di cittadini italiani (ma anche europei) perché la memoria che ha preso i cuori, prima ancora che le menti, orienta altrove. Non si sa bene dove, ma certamente altrove, verso un orizzonte, nero che assicura vagamente democrazia, che certamente promette uno sconquasso costituzionale proprio perché c’è una memoria che declina se stessa con il termine di “rivalsa” storica.
La composizione del Parlamento Europeo vede ancora possibile una salda alleanza tra PPE e S&D. Tuttavia le forza antieuropeiste presenti nell’emiciclo di Bruxelles sono numericamente significative e portano in dote la débacle politica dei Governi Macron e Scholz, dunque la probabile definitiva crisi dell’asse europeista Franco-Tedesco, che qualche giornalista illuminato ha definito come l’asse della visionecarolingia” dell’Europa. Anche questa visione aveva una memoria? Era una memoria “negativa” o “positiva”? Finalizzata nel primo caso ad una visione “esclusiva” di Europa ovvero “inclusiva” nel secondo caso? Una visione, dunque, veramente democratica capace di pensarsi capace di un costante allargamento della sua base democratica per una effettiva partecipazione dei cittadini europei alla costruzione di un’Europa finalmente unita dal punto di vista politico?
Ecco, occorre fare molta attenzione perché la memoria spesso tradisce e quando accade le conseguenze possono essere drammatiche benché già chiaramente avvistate e già in arrivo.

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