Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre». (Mc 3, 20-25 – X TO B).
Quello sul diavolo, nella chiesa cattolica, è un discorso difficile è pericoloso. C’è chi lo vede ovunque e chi, invece non lo vede affatto. La prima trappola è, quindi, evitare di crederci troppo o per niente. Lo spiega Lewis nel suo Lettere di Berlicche: «vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei diavoli. Uno è quello di non credere alla loro esistenza. L’altro, di credervi, e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I diavoli sono contenti d’ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago». Come sempre la virtù sta nel mezzo, come insegna Aristotele.
Ricordiamo un po’ di catechismo. Il diavolo esiste e opera. Non è Dio, né lo sarà mai. E’ solo un angelo cattivo che si è ribellato a Dio e la sua opera consiste nell’allontanare da Dio, nel dividerci da Lui: Διάβολος, diábolos in greco vuol dire, appunto, ”dividere”, “colui che divide“. In un’omelia Papa Francesco spiegava che “il diavolo ha due armi potentissime per distruggere la Chiesa: le divisioni e i soldi. Il diavolo semina gelosie, ambizioni, idee, ma per dividere! O semina cupidigia… E’ una guerra sporca quella delle divisioni e’ come un terrorismo”. E altrove aggiunge: «Il diavolo entra per le tasche e distrugge con la lingua, con le chiacchiere che dividono e l’abitudine a chiacchierare è un’abitudine di terrorismo. Il chiacchierone è un terrorista che butta la bomba – la chiacchiera – per distruggere» (9.9.2016).
Resistere al diavolo vuol dire lavorare per l’unità interiore, comunitaria e sociale. “Il regno diviso in se stesso non può restare in piedi”, afferma Gesù. Resistere al diavolo tuo dire ricostruire e rinsaldare relazioni. Interessante è che il brano odierno si conclude con un riferimento alle relazioni. Gesù risponde alle domande sui suoi parenti affermando «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre». Non è un momento in cui nega di avere parenti, ma è la consacrazione solenne delle relazioni parentali: fare la volontà di Dio per rinsaldare ed levare i propri legami. Per molti aspetto, ma con presupposti filosofici differenti, è quello che scriveva Aristotele: le amicizie si fortificano se sono orientate a crescere nella giustizia.
Il miglior modo per combattere il diavolo è non cadere nella trappola delle sue divisioni e tentazioni, ma impegnarsi sempre a riformare le nostre relazioni come giustizia vuole, direbbe Aristotele; come volontà di Dio comanda, ci ricorda Gesù.
Rocco D’Ambrosio
[presbitero, docente di filosofia politica, Pontificia Università Gregoriana, Roma; presidente di Cercasi un fine APS]