Sono parole che meritano di essere lette con attenzione quelle che Francesco ha pronunciato al riguardo della guerra in Ucraina in un’intervista concesse alla Radio Svizzera e rilasciata prima che il presidente ucraino Zelenski decidesse di recarsi ad Ankara da quell’Erdogan che si propone come mediatore tra Kiev e Mosca. Ha detto Francesco: “ è più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. E oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è una parola coraggiosa.
Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà?”
Ciò che spicca per molti è il termine “negoziare”. È ovvio ed è quello che non ci sarebbe stato senza resistenza armata. E infatti il Papa ha detto anche che bisogna avere il coraggio della bandiera bianca per arrivare al negoziato che non si accettava. Dunque nel caso di specie non parla di una resa incondizionata, come sarebbe stato se si fosse pensato ad una nuova Monaco. E questo coraggio di riconoscere una sconfitta, cioè di non poter difendere tutto, a mio avviso può averlo soltanto chi ci ha provato, ha lottato.
Ora chi alza bandiera bianca e chiede il negoziato vede con coraggio i suoi limiti, la disparità di forze, i cedimenti di alcuni. E quindi il rischio terribile. Non entro nella disanima dei perché o per come. Dico che quello di Francesco è un discorso altissimo e molto diverso da quello di chi ha equiparato difesa e offesa.
Il papa, che mai ha invitato a non armare l’Ucraina, sa bene che nessuno ha tutta la ragione o tutto il torto, per questo aveva proposto di ragionare in termini più ampi, di cooperazione e sicurezza europea. Non ha detto mai agli ucraini “mettete dei fiori nei vostri cannoni”, ha detto piuttosto che “chi difende ama”. Il suo discorso dovrebbe invitare anche il mondo pacifista, che gli si è sempre ritenuto vicino, ad amare come chi difende i diritti dei popoli, non l’astratto irenismo o un bellicismo altrettanto astratto e marziale.
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