La quantità degli impegni e la qualità del tempo, di Rocco D’Ambrosio

Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
(Mc 1, 29-39 –  V TO/B).

Con il Vangelo di domenica e quello di oggi, Marco ci propone una giornata tipo di Gesù, che si svolge a Cafàrnao, di sabato. I cardini di questa giornata sono: insegnare, curare e pregare. Se fossimo dei bambini il primo esercizio da fare sarebbe confrontare la nostra giornata tipo e quella di Gesù. I piccoli – ma non solo loro – farebbero tante domande, forse metterebbero persino in dubbio che sia possibile un paragone. Gesù è Gesù e noi siamo noi: vite, contesti, relazioni e mondi tanto diversi. Eppure questa giornata tipo ha molto da insegnare, a piccoli e grandi. Anche in giornate in cui siamo chiamati continuamente a rivedere tempi e impegni, considerate le varie limitazioni.

Partirei da una premessa: Gesù fa sostanzialmente tre cose. Noi più di tre, spesso tante, veramente tante. Sono numerose le attività (familiari, professionali, relazionali magari anche ecclesiali, civili, politiche, sociali) che ci assorbono in una nostra giornata tipo. E ci tolgono energie contemporaneamente. Pensieri che passano da un problema all’altro in un battito d’ali; attività che si sovrappongono (digitare al computer, rispondere al telefono, sbrigare faccende pratiche e cosi via. Forse è troppo, ma veramente troppo; specie se si considera che la nostra velocità mentale non è tanto diversa dall’homo sapiens. Direbbero i tecnici che il nostro microprocessore non è tanto più potente del suo. Quindi facciamo troppo, spesso e in poco tempo. Le tre attività di Gesù, nella quantità e qualità, ci aiutano a migliorare la nostra vita? Vediamo un po’.

Nella quantità. Dovremmo assolutamente selezionare ed eliminare qualcuna delle nostre attività, forse dovremmo seguire una gerarchia di valori e di priorità, altrimenti rischiamo di essere assorbiti e distrutti dalla mole di impegni programmati. E poi c’è il riposo; sacrosanto: spesso dimentichiamo che anche il buon Dio si è riposato dopo la creazione! E noi ci riposiamo? Conosco bene le risposte – perché sono quelle che anch’io esprimo per difendermi: ma non posso dire di no – ho preso impegni – ho delle scadenze – non so dove ridurre… Il criterio per ridurre impegni è: buttare ciò che è “quantità” e accrescere le “qualità”. Forse non fa male ricordarci che la qualità è più importante della quantità. magari riprendendo la riflessione di Bonhoeffer: “Le quantità si contendono lo spazio, le qualità si completano a vicenda”. Spesso c’è spazio per tante cose nella nostra vita, ma forse poche sono di qualità. Le quantità ci distruggono, solo le qualità ci edificano. 

Nella qualità. Gesù sceglie tre cose di qualità. Le ripeto in un’altra formula: comunicare, aver cura e pregare. Le tre attività le potremmo leggerle anche “economicamente”: servono? accrescono le nostre risorse e quelle altrui? ci aiutano a investire in qualità più che in quantità? Le potremmo anche leggere in termini di felicità e serenità. Comunicare, aver cura e pregare ci rende più felici e sereni? Ci aiuta a star meglio? Per Gesù è stato così, potrebbe essere anche per noi. Se non l’avessimo già fatto, potremmo provarci: eliminando molto superfluo, il comunicare, l’aver cura e il pregare possono diventare l’asse portante della nostra giornata… 

 Rocco D’Ambrosio

[presbitero, docente di filosofia politica, Pontificia Università Gregoriana, Roma; presidente di Cercasi un fine APS]

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