Mai come quest’anno la primavera è arrivata in anticipo. A Natale. A Milano si sono toccati venti gradi. Ad Aosta, diciotto. Tutto questo dopo aver archiviato la torrida estate del 2023, tra le più calde di sempre, caratterizzata da ondate di calore ed eventi estremi. Il professor Antonio Navarra, fisico e presidente del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici. Noi siamo pronti a chiedergli conto di molte cose. Soprattutto di una. Che poi forse è quella che molti vorrebbero sapere. Ovvero se il 2024 sarà caldo come il precedente, se gli eventi estremi continueranno a imperversare. Se… Ma il professore non è un indovino (forse si pretende troppo dagli esperti). Perciò attacca così: «Da un po’ di tempo, tutto quello che vediamo nell’ atmosfera e negli Oceani rassomiglia a quello che osserviamo fare a un bambino che salta su un tappeto elastico. Osservandolo si nota che i suoi salti avvengono entro certi limiti. Ma se cambia la natura del tappeto anche i salti del bambino mutano e vanno fuori i limiti precedenti. Morale: gli aumenti delle emissioni di gas a effetto serra sono come il tappeto elastico. E per questo facciamo sempre più attenzione al suo stato».
Chiaro. Ma ci dica: come sarà il 2024? «Il 2023 è stato un anno davvero eccezionale con temperature molto alte. Se poi questo significa che stiamo assistendo a un’accelerazione non è possibile dirlo con certezza. È ancora presto per capire se siamo di fronte a un cambiamento di tendenza. Prendiamo El Niño».
Che cosa c’entra?
«El Niño nel Pacifico gioca un ruolo specifico. Il Pacifico è molto grande e quando si scalda gli effetti si sentono subito in altre parti. Sappiamo che El Niño non dipende dal cambiamento climatico ma occorre studiare come e se si sovrappone a esso. Ed è tutto da vedere. Non abbiamo ancora certezze. Dati. Perciò prima ho parlato del tappeto elastico: il clima è come il bambino che salta. Il cambiamento climatico modifica il tappeto. E quindi i salti».
Servono più dati. A che punto è la ricerca? Ritiene sia adeguata alle necessità?
«Noi siamo a un ottimo livello. Ma il problema è che le domande aumentano. Cosa succede regionalmente, al Mediterraneo, all’Italia, a livello del mare, alle abitudini delle persone. La comunità scientifica è pronta».
Ma c’è sul campo un numero sufficiente di esperti?
«Di sicuro non ne addestriamo abbastanza. C’è una carenza a livello europeo e forse mondiale. Occorre aumentare il numero».
Non si è ancora espresso sul 2024. Ci dica qualcosa. L’estate sarà come quella del 2023? Ancora più calda?
«Giochino divertente ma non è possibile fare previsioni su un intero anno. Possiamo affermare che continueremo a emettere gas a effetto serra allo stesso ritmo del precedente e che non c’è quindi ragione per aspettarsi una diminuzione delle temperature».
Che cosa ci dicono le temperature primaverili registrate a Natale in molte città del Nord?
«Il problema non sono i 20 gradi di un giorno. Ma se abbiamo l’inverno secco e poco freddo per tre-quattro anni di seguito».
Lei, da esperto, come reagirebbe (o come ha reagito) ai 20 gradi del 24 dicembre a Milano o ai 18 di Aosta?
«Mi godrei la giornata di sole».
Gli eventi estremi sono una realtà. Bisognerà proteggersi. Che cosa serve fare?
«Due cose: mitigazione (smetterla di mettere i gas nell’atmosfera) e preparazione. Cioè adattamento».
Può essere più chiaro?
«Le infrastrutture. Se partiamo dal presupposto che la vita media di una qualunque infrastruttura è di 30 anni bisogna pensarla tenendo conto dell’assetto climatico tra 30-40 anni. Se costruisco un immobile vicino alla costa devo tenere conto del fatto che il mare si alzerà di tot centimetri. Se organizzo un’impresa agricola, l’investimento dovrà inglobare il tipo di coltivazione compatibile con le precipitazioni e le nuove temperature. La seggiovia in montagna la faccio più su o più giù? Le decisioni devono contemplare i cambiamenti climatici».
In montagna scarseggia la neve. In alcuni paesi chiudono negozi e bar; sparare la neve artificiale aumenta i costi perché con 12 gradi si scioglie. La vita (e l’economia) delle comunità montane è destinata a mutare?
«La montagna è una priorità. Per il semplice motivo che l’impatto dei mutamenti del clima è più evidente e rapido. L’aumento delle temperature in zone già temperate o calde non ha la stessa incidenza che può avere in montagna per via dello scioglimento dei ghiacciai».
Altro scenario: siccità.
«Non esiste la bacchetta magica ma esiste un portafoglio di cose da fare. Come la manutenzione, l’efficientamento e le pratiche agricole che riducono lo spreco dell’acqua. Tutto ciò rende una società più resiliente».
Saremo costretti a cambiare le abitudini alimentari?
«In un’economia globalizzata non vedo il problema di cosa mangiamo. Magari certi vini si produrranno nelle zone dove c’è più acqua».
Effetti sugli animali?
«Problema serissimo. La Terra ha fatto registrare molti cambiamenti climatici. Il vero problema della nostra era è la velocità del processo. Molte specie animali e vegetali non riescono ad adattarsi a questa rapidità. Si perderanno molte specie».
Chi sta peggio a livello mondiale?
«Quelle che hanno meno risorse per affrontare il fenomeno. Molte isole del Pacifico sono a rischio scomparsa. L’Africa subsahariana dipende dalle precipitazioni e c’è il concreto rischio di mettere in questione tutto il sistema idrico».
E l’Europa? L’Italia?
«Una spaccatura. Sempre meno precipitazioni nei Paesi del Mediterraneo e, per contro, un aumento delle piogge nel Centro e nel Nord Europa. Già adesso c’è un deficit di risorse idriche nella Penisola iberica mentre assistiamo alle inondazioni nelle aree più a Nord. A seconda di quanto gas a effetto serra si emetterà gli effetti saranno più o meno gravi».
Soddisfatto della conclusione al recentissimo vertice del clima di Dubai (Cop 28)?
«C’è sempre un’attesa spasmodica per quello che esce da queste conferenze. Credo sia stata una buona conferenza. Si poteva fare di più, certo, ma il ruolo che hanno queste riunioni è normalizzare idee che sembravano impossibili solo dieci anni fa».
https://www.corriere.it/cronache/23_dicembre_30/fisico-antonio-navarra-il-caldo-anomalo-continuera-animali-piante-rischio-0d063590-a68b-11ee-b8ba-551c5675ed48.shtml?refresh_ce