Agnese Moro: “Gli ex Br sono diventati amici difficili e preziosi”, di Michela Bompani

«Non si ripara l’irreparabile, ma abbiamo attraversato insieme i nostri inferni, io e i miei amici difficili e improbabili, i miei amici preziosi»: Agnese Moro parla di chi ha ucciso suo padre, Aldo Moro, 45 anni fa, nel silenzio assoluto del Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, a Genova, ieri sera, dopo aver ricevuto dalle mani del sindaco Marco Bucci il Premio internazionale Primo Levi, istituito da Piero Dello Strologo presidente del Centro Culturale Primo Levi di Genova nel 1992, e assegnato ad Agnese Moro per il suo impegno nella “giustizia riparativa”.
E il primo ad alzarsi in piedi, il primo di tutti, poi seguito da tutta la sala, per una commossa standing ovation, è Franco Bonisoli, ex brigatista, proprio uno dei suoi “amici difficili e improbabili”, che rapì l’ex presidente del consiglio e presidente della Dc.
E il sindaco Bucci ha raccontato quel suo giorno di marzo, il 16, del 1978, quando Moro venne rapito e cinque uomini della sua scorta uccisi: «Studiavo al liceo D’Oria – parla e guarda negli occhi Agnese Moro – uscimmo da scuola e ci sedemmo sui gradini delle Caravelle, avevamo tutti un senso di disperazione: pensavamo a cosa ne sarebbe stato di noi, se la violenza poteva avere il sopravvento?» e ricorda anche l’uccisione di Guido Rossa, nel gennaio successivo. A indagare le origini nella Torah, della giustizia riparativa è stato Davide Assael, presidente dell’associazione Lech Lechà, che ha indicato come il filosofo medievale Maimonide avesse già spiegato che «la giustizia serve per liberare le parti”, altrimenti bloccate nel momento del delitto. E, introdotta dal presidente del Primo Levi Alberto Rizzerio, è intervenuta Claudia Mazzucato, docente di Giustizia riparativa e promotrice del progetto “L’incontro” che ha messo in contatto negli anni vittime e autori di delitto, non solo in Italia, ma anche in Irlanda del Nord, Paesi Baschi, Israele, Belgio e Francia.

Cita i “Sommersi e i salvati” di Primo Levi e il suo indagare «tutte le parti, non solo le vittime» e riconosce a Moro la «forza mite di essere chiamata e rispondere». Agnese Moro ha sottolineato l’onore di ricevere il Premio dedicato a Primo Levi: «Ammiro tanto il suo coraggio di non cedere mai alla tentazione della semplificazione – ha detto – Levi non ha mai escluso neppure un atomo, neppure il più contraddittorio o il più scomodo. Una virtù, la complessità, di cui abbiamo assoluto bisogno, in un mondo che ama i leader, le persone strafighe».
Ringrazia i mediatori del progetto “L’incontro”: «Noi vittime eravamo squinternati, danneggiati dal nostro dolore – dice – sono grata a loro, ma anche ai miei compagni di viaggio difficili». Perché, spiega Moro, è tornata a respirare: «Il mio unico merito è aver varcato la soglia, aver accettato di provarci – dice – dopo trentuno anni dalla morte di mio padre. Mi sono accorta, durante un incontro, che era da allora che non facevo più un respiro completo. E ho anche ritrovato un “prima”. Perché guardavo le foto di mio padre, con me piccola, e le vedevo macchiate di sangue. I miei amici improbabili mi hanno restituito il conforto di quelle fotografie».
Agnese Moro racconta la storia di due piantine. La prima, quella che le ha portato un ex brigatista, la prima volta che si sono incontrati. La seconda è quella che nasce «nelle crepe dei marciapiedi di Roma: quella sono io, un po’ stortignaccola, ma che vive». E conclude: «In me c’era una goccia d’ambra in cui era intrappolato un insetto ferito – parla, piccola, e fortissima, nella sua sedia al centro dell’enorme salone del Ducale – ora, al suo posto, c’è un luogo di quiete in cui convivono mio padre, Aldo Moro, e i miei amici improbabili».

https://genova.repubblica.it/cronaca/2023/12/11/news/agnese_moro_br_giustizia_riparativa_genova_palazzo_ducale-421618462/?ref=RHLF-BG-P6-S1-T1

PRESENTANDOCI

Cercasi un fine è “insieme” un periodico e un sito web dal 2005; un’associazione di promozione sociale, fondata nel 2008 (con attività che risalgono a partire dal 2002), iscritta al RUNTS e dotata di personalità giuridica. E’ anche una rete di scuole di formazione politica e un gruppo di accoglienza e formazione linguistica per cittadini stranieri, gruppo I CARE. A Cercasi un fine vi partecipano credenti cristiani e donne e uomini di diverse culture e religioni, accomunati dall’impegno per una società più giusta, pacifica e bella.


 

 

SORRIDENDO

Ultimi Articoli

Contribuendo

Per sostenere le nostre attività, cioè le scuole di formazione sociale e politica, questo sito web e il periodico cartaceo di cultura e politica, l’insegnamento dell’italiano per cittadini stranieri, la biblioteca “Bice Leddomade” e le altre attività di formazione culturale e sociopolitica, ti invitiamo a:

  • Donare un sostegno economico attraverso un Bonifico Bancario Cercasi un Fine APS

IBAN IT26C0846941440000000019932 BCC Credito Cooperatvo oppure CCP 000091139550 intestato ad Associazione Cercasi un fine

  • Donare il tuo 5×1000: basta la tua firma e il numero dell’associazione 91085390721 nel primo riquadro (in alto a sinistra) dedicato al Terzo Settore – RUNTS. 
  • Predisporre un lascito nel tuo testamento: hai la possibilità di aiutarci nel futuro – nel rispetto della legge, senza escludere possibili soggetti legittimari – attraverso il dono di qualcosa a Cercasi un fine (come una somma di denaro, beni mobili o immobili, una polizza di vita). Il testamento è un atto semplice, libero, sempre revocabile. Con il tuo lascito sosterrai le nostre attività. 

Grazie per quello che farai per noi.