La vita è fatta di giorni. Alcuni li impieghi a vivere una vita normale, esci con i tuoi amici, compri una nuova auto, dai un esame all’università. Poi ce ne sono altri, in cui ti accorgi che vivere vuol dire anche scegliere. Scegli allora di spendere dieci ore in un pullman assieme ad un’altra volontaria, partendo dalla tua amata Puglia per raggiungere Perugia e affrontare un esame ancora più grande: la lotta per la pace. Quando ero piccola volevo fare la presidentessa, dicevo che stare a capo di uno stato sarebbe stato l’unico modo per dare una svolta al mondo. Non mi piacevano le pistole giocattolo e ogni volta che vedevo qualcuno fare la voce grossa, non riuscivo a fare finta di nulla, era chiara dunque la mia già precoce avversione nei confronti della guerra. Le giornate a Perugia trascorrevano veloci, discussioni, laboratori per familiarizzare con l’altro e con se stessi, convegni, pranzi e cene in compagnia, è stato come sentirsi a casa ma con degli ospiti provenienti da altre regioni con storie e idee diverse ma un unico sogno: dare valore al mondo. Tra le varie attività si è parlato di valore, del valore universale della pace e del nostro contributo per praticarla e assieme al mio gruppo abbiamo sviluppato spunti di riflessione interessanti che si sono trasformati in dei piccoli aforismi e successivamente in un piccolo reel da pubblicare sui social, un motore comunicativo fondamentale oggigiorno. Spesso si dice che i giovani sono estranei all’impegno, che esistono solo per dedicarsi a cose futili mentre i giorni trascorrono inesorabili e tutto crolla. Ma a Perugia eravamo tanti giovani, probabilmente smossi dallo stesso spirito rivoluzionario come quello che ci ha spinti a cominciare il servizio civile. Io ho deciso di mettermi in viaggio perché più volte mi sono sentita quasi in colpa. Così mi sento quando si parla di guerra. Cos’ho di diverso rispetto ad una ragazza cresciuta in una zolla di terra abitata dalla guerra, come mai a lei non è concesso attraversare la strada senza che una bomba le cada sulla testa e io riesco a vivere la mia vita come se nulla fosse? La risposta credo sia una sola : semplice sfortuna. Ma la fortuna non dura per sempre e finché ci sarà anche solo un angolo di universo in cui un uomo non sarà libero, non si potrà mai parlare di pace. La marcia per me è stata un treno. Tutti percorrevano la stessa strada. Qualcuno saliva più tardi perché si era perso, un altro riposava, un altro ancora chiacchierava lungo quel viaggio. Mille volti,interessi, accenti diversi. Venticinque chilometri a piedi fino ad Assisi. Bandierine della pace realizzate sul momento spiccavano sul volto dei partecipanti, un trucco fresco, colorato. Poi magliette , festoni, fotografie, interviste, piccole istantanee di una giornata ancora così nitida. Perugia non mi ha insegnato solo a sviluppare un pensiero critico più ampio, ma anche ad avere la conferma che stare insieme agli altri è il modo migliore per imparare, dove gli eventi assumono un altro profumo, un calore inspiegabile. Quando sono stata invitata a partecipare all’iniziativa mi sono detta che i miei studenti lo meritavano e che il mio compito doveva essere quello di ‘’assorbire’’ quell’energia per poterla trasmettere a loro nella nostra scuola di italiano per stranieri. Il servizio civile è una missione che inevitabilmente ti travolge. Tutti dovrebbero aderire all’iniziativa almeno una volta nella vita, perché si, la vita è fatta di giorni, spesso frenetici in cui non abbiamo tempo di pensare, ma se ci si ferma un attimo e si recupera fiato ci si accorge che quel tempo non è stato sprecato e che ognuno di noi può ancora scrivere le pagine della propria esistenza grazie alla più importante delle facoltà: la scelta.
Melania Evangelista, volontaria SCU presso Cercasi un fine APS, Cassano delle Murge, Bari