Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre». (Gv 14, 1-12 – V/A Pasqua).
7 maggio 2023. “Casa, posto, via, incontri” sono termini che danno sicurezza: il primo di essi in assoluto. E, forse, in ogni tempo, sono anche sono tra i più citati. Interessante è che, nel brano odierno, sono opposti a “turbamento, smarrimento, ricerca dell’altro”. I motivi per cui siamo turbati li conosciamo: familiari o lavorativi o relazionali; piccole e grandi preoccupazioni per il mondo attorno a noi o per quello globale. Che senso hanno le parole di Gesù: “non sia turbato il vostro cuore”? Lavorare sulle proprie e altrui paure è un lavoro che richiede diverse energie: psichiche, morali, intellettuali, spirituali. La fede può essere di grande aiuto, ma questo non è automatico. In alcuni casi, addirittura, diventa ostacolo quando la nostra fede tende a esasperare i sensi di colpa.
Nel testo evangelico Gesù non solo ci invita a non turbarci ma ci rassicura dicendoci che va a “prepararci un posto”, che Lui è “la via, la verità e la vita”, che addirittura ci permetterà di compiere opere più grandi delle sue. Questo è certamente vero, noi lo crediamo ma ci sono diversi problemi. Comunque siamo turbati, comunque ci perdiamo nei nostri piccoli o grandi problemi. Mai come oggi la nostra fede deve ritornare alla Parola continuamente, illuminare con la Parola le nostre paure e fare discernimento su quello che stiamo vivendo con la Parola.
I problemi personali, sociali, economico-politici ed ecclesiali devono “incontrare” quello che il Signore ci chiede nella sua Parola. Dobbiamo meditare la Parola come la fonte di tutta la nostra fede, vivere l’Eucaristia come culmine di un cammino, in cui non abbiamo abbandonato Gesù Via-Verità-Vita, anzi lo abbiamo incontrato e frequentato spesso.
Impariamo da Tommaso e da Filippo. Chiediamo al Signore le cose più ovvie, anche quelle che dovremmo già sapere ma che abbiamo dimenticato o trascurato. Chiediamo al Signore di conoscere la via, di mostrarci il Padre, di poter fare opere anche più grandi. Chiediamo a Lui (e a noi stessi) che tipo di testimonianza stiamo dando come cattolici in questo mondo. Chiediamoci se ci bastano la Parola di Dio e l’Eucaristia. Chiediamolo non in maniera retorica, non stancamente, ripetendoci la risposta in mente prima ancora di formulare la domanda. Chiediamolo perché siamo smarriti e turbati. Chiediamolo per ascoltare cosa il Signore ci dice e come ci nutre. Chiediamolo per imparare, non per discutere. Forse questo ci aiuterà a turbarci meno e ad avere più fede.
Il tutto, l’ha detto cosi bene Aurelio Agostino: “Le sacre Letture ci danno animo, così da non lasciarci abbattere dalla disperazione; e, ad un tempo, ci incutono grande timore in modo che non ci porti il vento della superbia. Sarebbe difficilissimo per noi mantenerci sulla via posta al centro, quella vera, diritta, quasi tra la via sinistra della disperazione e la via destra della presunzione, se Cristo non dicesse: Io sono la via. Io sono – dice – la via, la verità e la vita. Come a dire: Per dove vuoi andare? Io sono la via. Dove vuoi andare? Io sono la verità. Dove vuoi avere stabile dimora? Io sono la vita. Perciò camminiamo sicuri lungo la via…”.
Rocco D’Ambrosio,
presbitero, doc. di filosofia politica, Pont. Università Gregoriana, Roma; pres. Cercasi un fine, Cassano, Bari.