La Chiesa di Melfi-Rapolla-Venosa, che cammina insieme agli uomini e alle donne che abitano il territorio del Vulture-Melfese, partecipa con preoccupazione e trepidazione alle problematiche che stanno interessando l’area industriale del nostro comprensorio. Come Vescovo, in questo tempo di straordinaria e difficile transizione, sento il dovere di farmi portavoce delle lavoratrici e dei lavoratori, delle famiglie e dei giovani in difesa del diritto al lavoro. La Chiesa locale, nell’auspicare un futuro sostenibile, che garantisca il lavoro per tutti e per ognuno, offre la propria collaborazione per costruire sul territorio una società più coesa e solidale, affinché possano essere gestite e risolte le dolorose questioni che da tempo gravano sulle fasce più deboli e fragili della popolazione. E’ necessario, infatti, accompagnare “insieme” le trasformazioni economiche e produttive in atto, facendo in modo che il nostro territorio non venga escluso dall’innovazione tecnologica e dallo sviluppo digitale.
Viva è la preoccupazione per l’incompiuta definizione della vertenza “Auchan”, che vede 100 lavoratori in sospensione, senza aver ancora intercettato un nuovo player per la gestione dell’insediamento. Per evitare la perdita definitiva del lavoro è doveroso intraprendere tutte le più utili iniziative da parte dei soggetti pubblici preposti, tra cui la Regione e gli attori istituzionali di ogni livello. La sfida ad elevare il livello di attenzione nella difesa dei processi produttivi ed occupazionali, con ogni mezzo possibile, nell’area strategica del Melfese, non può e non deve cessare. Tutti sappiamo che un ridimensionamento, anche limitato del 5-10%, dell’assetto occupazionale potrebbe provocare un “effetto domino” travolgente nel contesto locale, con il consequenziale incremento di forme gravi di povertà. A tal proposito, è bene ricordare in questa sede il principio costituzionale per cui l’iniziativa economica privata «non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana» (art. 41, secondo comma).
In tale prospettiva, con altrettanta trepidazione la comunità ecclesiale segue i contatti tra le parti istituzionali, sindacali e “Stellantis” per definire la centralità dello stabilimento melfitano, i nuovi impegni produttivi ed i connessi piani di attività. Occorre, in primo luogo, un grande piano straordinario per l’auto, oltre l’emergenza, che affronti le scelte di politica industriale e di regolazione della domanda e dell’offerta e di sostegno alla formazione. La comunità cristiana auspica che l’occupazione ed il futuro dei lavoratori interessati siano sempre al primo posto nei processi di riconversione verso la sfera dell’elettrico, nella modalità di una transizione sostenibile e graduale, come di recente in più sedi riaffermato, per evitare ricadute negative sotto l’aspetto produttivo ed ancor più occupazionale.
La Chiesa esprime, con intensità e costanza, la propria vicinanza solidale alla storia di tutti i lavoratori, che animano e conferiscono valore umano all’intero funzionamento della fabbrica-auto, che è ormai coessenziale al nostro territorio. La soluzione delle difficili e complesse problematiche che interessano il settore automobilistico non può percorrere le vie del restringimento ed impoverimento della base produttiva con la conseguente riduzione di uno stabilimento avanzato come quello di Melfi. Lo stabilimento di Melfi rappresenta, infatti, un significativo potenziale tecnologico, produttivo e occupazionale per tutto il Mezzogiorno d’Italia, che si è costruito nel tempo e che è stato non utilizzato appieno. Esso non può essere vanificato in tutte le sue potenzialità secondo i parametri di un’economia dello scarto, penalizzando il vero progresso umano. Su tale peculiare aspetto, la Dottrina Sociale della Chiesa afferma, tra l’altro, che: «il progresso, […] deve compiersi mediante l’uomo e per l’uomo e deve produrre frutti nell’uomo. Una verifica del progresso sarà il sempre più maturo riconoscimento della finalità del lavoro e il sempre più universale rispetto dei diritti ad esso inerenti, conformemente alla dignità dell’uomo, soggetto del lavoro» (Giovanni Paolo II, Lettera enciclica, Laborem Exercens, n. 18).
I prossimi confronti con la casa automobilistica devono smentire i timori che circolano nella popolazione. Per il futuro del nostro territorio è necessario che prevalga, invece, un disegno di grande ripresa per la riqualificazione dello stabilimento melfitano. Ora è il tempo di scelte chiare che siano efficacemente a sostegno del mondo del lavoro. Il recente confronto con il Ministero competente del Governo italiano e “Stellantis” deve aprire nuovi spiragli e prospettive per una transizione giusta, così come le istituzioni europee ci indicano. Sono ancora attesi precisi e circostanziati “cronoprogrammi” sugli obiettivi di riconversione produttiva ed occupazionale dello stabilimento melfitano. Decisivo dovrà essere l’impegno delle politiche pubbliche per dare solidità e continuità al lavoro nel settore automotive. Mobilitando ed impiegando fondi già previsti e stanziati per continuare a formare i lavoratori, investire sulle infrastrutture per la rete di ricarica, nonché sostenere le aziende che fanno investimenti per autoprodurre energia elettrica per poter abbattere i costi. Una specifica e puntuale attenzione necessita anche l’indotto di Melfi, particolarmente rilevante per la sua capacità produttiva e per il valore della forza lavoro impegnata.
Non bisogna dimenticare che tutto si può perdere se non si tiene presente che nella competizione dei mercati c’è innanzitutto il territorio e tutto quello che i lavoratori, le istituzioni, le forze sociali possono e devono fare, con ogni strumento che avvantaggi tutti ed ognuno. Nel nostro comprensorio sono presenti non solo tutti gli elementi essenziali per una ripresa ed un consolidamento di nuovi processi produttivi, ma anche le potenzialità per “abitare il nostro tempo” contrassegnato da grandi trasformazioni ambientali, tecnologiche e produttive. Uno straordinario impulso può derivare dal rilancio delle relazioni industriali, come strumento diretto di compartecipazione, la più larga e comprensiva. Sono nel segno della sperimentazione le recenti intese contrattuali, di pregio per aver concordato, tra l’altro, strumenti per monitorare la trasformazione aziendale in atto, l’accesso alle co-decisioni aziendali con le Commissioni, le norme sul “lavoro agile” ,e nuove forme organizzative, sul modello delle funzioni tecniche e gestionali (mod.Nea). E’ doveroso, infatti, porre al centro di ogni scelta politica, economica e sociale la promozione e la tutela della persona, nella consapevolezza che il lavoro degno dell’uomo, secondo l’insegnamento di Papa Francesco, deve essere “libero, creativo, partecipativo e solidale”.
La Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa, pertanto, avendo a cuore l’autentico progresso dell’uomo e della società, rivolge il suo appello a tutti coloro che sono coinvolti nelle decisioni sul futuro dei nostri lavoratori, affinché “insieme” si possano risolvere i problemi del lavoro nel nostro territorio, per il bene delle famiglie, e in particolare dei giovani. La Chiesa diocesana con umiltà, ma con determinazione, continuerà a prestare la sua voce alla propria gente e farà la sua parte per favorire il dialogo in vista della ricerca di soluzioni possibili e concrete.
Melfi, 13 marzo 2023.
Ciro Fanelli
VESCOVO DI MELFI–RAPOLLA-VENOSA