Sentiamo parlare in questi giorni di guerre sante e nella Storia non è la prima volta di certo che se ne sia sentito parlare. Molte guerre sono state definite “sante”. Persino quelle naziste e altre guerre genocide sono state definite “sante” da chi le scatenava. Ma può essere santa una guerra?
Se lo chiedessimo ai bambini, ma anche a tante tante donne, ci direbbero certo di no. Io che donna sono e anche bambina, perché in fondo bambina sono rimasta tal quale, considero quella definizione (guerra santa) un ossimoro a tutti gli effetti.
Ma molti di noi non sono bambini e neanche donne, vittime civili e vittime di stupri e saccheggi, oppure madri, sorelle e figlie o figli di chi va a morire o a sparare in guerra.
Anche se donne, uomini e bambini, quando hanno dovuto, hanno imbracciato il fucile per difendersi dalla tirannia, dall’aggressione e dall’annientamento.
Interessante è, a questo proposito, la visione espressa dalla jihād islamica. La guerra è santa secondo l’Islam (sacre scritture e fatwa), quando serve a difendersi da chi occupa ingiustamente il proprio territorio, oppure da chi ci aggredisce ingiustamente. Noi non la chiamiamo “santa” ma partigiana e l’abbiamo fatta eccome, per liberarci da chi sparava e aveva sparato senza pietà sugli innocenti, alla fine della seconda guerra mondiale.
Difendersi è necessario, meno necessario è aggredire e se un aggressore chiama la sua guerra “santa” possiamo star certi che dietro ci sono solo interessi economici. Perché fra tutte le immoralità che conosciamo la più grave è disprezzare la vita umana, cioè uccidere.
Quale motivo squisitamente morale può giustificare quindi il ricorso alle armi? Quale misfatto morale può scatenare una guerra? Siamo contrari alla pena di morte per gli omicidi (“Nessuno tocchi Caino!”) ed ora blateriamo di guerre sante perché i regimi legislativi occidentali consentono in sostanza di scegliere, ma non obbligano di certo a fare ciò che consideriamo male.
Sembra talvolta che manchi poco che alcuni moralisti che si definiscono cristiani non accusino Dio di essere troppo di manica larga per aver consentito agli esseri umani di peccare.
Occorre una seria rivalutazione ed un serio dialogo interreligioso, per distinguere gli interessi economici dalle reali istanze religiose.
È arrivato il momento che le tre religioni monoteiste facciano un serio esame di coscienza e che comincino a deporre le spade e lasciare il posto alla parola, ma ad una parola costruttiva: ce n’è a bizzeffe nei testi sacri di tutte e tre.
Nessuna guerra è mai stata santa. Purtroppo neanche quelle combattute per forza, per difendersi.
Non è santo uccidere, altrimenti, se Dio veramente fosse il Dio della guerra, da tempo avrebbe fulminato gli immorali, invece l’erba cattiva cresce insieme a quella buona e quella buona non ha altro da fare che resistere, brillare di onestà, soccorrere anche i nemici, che spesso sono inconsapevoli del male che fanno. Questa è la santità.
Le guerre per difenderci saranno forse giuste ma mai sante. Bisognerebbe cercare il dialogo ad ogni costo. Il nemico si può mettere in contraddizione.
Ecco, specie per noi cristiani che sappiamo quale fu la definizione di Cristo da parte di Simeone e cioè “segno di contraddizione”.
È così chiaro che, come disse Lui stesso, non venne ad abolire ma a completare la Legge. Non uccidere, diceva un comandamento e Lui: “…ma io vi dico, non dovete dire neanche “scemo” ad un vostro fratello”. Ricordate? Anche di fronte ad “occhio per occhio dente per dente” Lui dice: “ma io vi dico amate i vostri nemici, pregate per coloro che vi odiano”. Segno di contraddizione.
La legittima difesa è istintiva, ma nell’organizzare una guerra di aggressione, partire, armarsi, andare in un’altra terra e conquistarla, di istintivo non c’è niente. E se abbiamo il tempo di pensare, allora facciamo in tempo a fare pace col nostro nemico, discutere con lui di ciò che va male, prima di dedicarci alla preghiera o considerarci tout court dalla parte di Dio.
(redazione Cercasi un Fine)