Il Vangelo odierno: Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. (Mt 4, 12-23 – III TO/A).
22 gennaio 2023. Il ministero di Gesù inizia in Galilea: è in questa terra che si manifesta la luce. La luce è Gesù e, ancor più precisamente, la sua parola e i segni operati sono luce per il popolo che cammina nella tenebre. La metafora della luce che illumina il buio è una delle più potenti della storia dell’umanità. Chi di noi non ha vissuto un momento di sconforto, di dubbio, di scoraggiamento, di paura tanto sentirsi immerso in un buio profondo? E proprio allora non ha desiderato di ricevere o vedere la luce? O, come diremmo con altri termini, ricevere una parola di conforto, che squarciasse le tenebre e ci desse un po’ di luce. Qui luce e parola diventano quasi sinonimi.
Gesù e’ la luce. Certamente. Lo crediamo e annunciamo spesso. Ma tutto questo ci esonera dal vivere spesso il buio e sentire Gesù lontano, luce quasi irraggiungibile.
Il vangelo di oggi ci aiuta a riaffermare la nostra fede nel Cristo come luce del mondo, ma anche a riscoprire come Cristo Luce che si fa incontrare.
Lo fa attraverso una vicinanza: il regno dei cieli è vicino. La luce di Gesù è vicina, e tra di noi. Non è un Dio che ci aspetta o si fa trovare fuori della storia o del mio ambiente. E’ vicino.
Questa vicinanza e preceduta dall’invito a convertirsi. I due elementi hanno diversi punti di contatto, cioè vicinanza di Dio e invito a convertirsi sono strettamente legati. Mi piace sottolineare un aspetto di questo legame. Convertirsi vuol dire cambiare mentalità, approccio e prassi. Non è solo un problema morale, è una questione di condizione previa: solo se cambio, scopro la vicinanza di Dio.
Tutto questo porta al diventare pescatori di uomini? Se non diamo a questa espressione un sapore sdolcinato da seminario, dove si forza il tutto per parlare di preti e vocazioni presbiterali, la risposta è si. Ci sono ancora tante donne e uomini a cui annunciare il vangelo, ossia il Dio vicino che illumina la nostra vita e ci chiede di cambiare approccio.
Rocco D’Ambrosio [presbitero, docente PUG Roma, pres. Cercasi un fine, Cassano, Bari]