Ho 21 anni, sono una ragazza, studio infermieristica e sono una cattolica praticante. Tempo fa, una coincidenza ha fatto sì che, mentre studiassi per l’esame di ginecologia, mi sia capitato di vedere si social, un post condiviso e visualizzato da migliaia di utenti. Il post proponeva delle foto di embrioni con una didascalia che riportava il periodo dell’ottava-nona settimana di gestazione in seguito ad un aborto. Le immagini, con le relative didascalia, tentavano di contestare le argomentazioni dei pro-vita, i quali affermano che già in questa fase della gravidanza gli embrioni hanno sembianze umane con arti abbozzati ed un’organogenesi già in atto.
Uno dei problemi dell’utilizzo dei social network è di condividere qualsiasi cosa, senza una adeguata informazione e senza argomentazioni valide, indirizzando il dibattito, in maniera ideologica, fra chi è pro e chi è contro, falsando entrambe le posizioni, utilizzando immagini che non corrispondono alla realtà, o meglio non corrispondono alle parole scritte. Non lo dico io, o i pro-vita di turno, non lo dice la fede, non lo dice la morale, lo dicono le evidenze scientifiche, lo può dire qualsiasi individuo che abbia mai visto un’ecografia ginecologica già nelle prime dieci-dodici settimane.
Nella foto possiamo vedere sei ecografie diagnostiche delle prime settimane di gestazione, in cui sono ben visibili le varie fasi di sviluppo di un feto: nella prima immagine un feto alla sesta settimana, successivamente è rappresentata la settima settimana e così via discorrendo nona, decima, undicesima e dodicesima settimana; la rappresentazione più evidente di un feto è la penultima immagine in cui si notano discretamente gli abbozzi degli arti. Ma la medicina ci dice anche che intorno a queste settimane si vengono a formare il cervello, il cuore con i vasi sanguigni, le ossa, i muscoli e i reni, fino alla dodicesima settimana in cui gli organi sono tutti pressoché completamente formati. Per sommi capi, invece, le foto dell’articolo postato sui social rappresentavano materiale biologico abortivo in coltura, già trattato per condurre delle analisi. Come mostrano le immagini, le dimensioni di questo materiale si aggirano attorno ad un paio di cm, assolutamente non corrispondente a ciò che è stato descritto precedentemente riguardo l’organogenesi.
Ognuno di noi è portato a sostenere con tutti i suoi mezzi a disposizione le proprie idee e convinzioni. È nella nostra indole, è fisiologico, ma per un tema così importante che divide la società, divide la politica, non ci possiamo permettere fake, su un mezzo di comunicazione che conta più del 50% di utenti sotto i 35 anni di età, range di cui fanno parte tantissimi adolescenti che hanno diritto ad una informazione verificata e verificabile.
Lo scorso anno, nella mia parrocchia, si è tenuto un ciclo di quattro incontri per il gruppo giovani sul tema dell’aborto, ponendoci all’ascolto di tre esperti: la ginecologa Stefania Losapio, il professor Maurizio Mori e don Mauro Cozzoli; per poi concludere con un incontro di confronto tra noi ragazzi. La ginecologa ci ha spiegato da un punto di vista medico e per sua personale esperienza, cosa e come avviene un aborto nelle varie forme: farmacologico con la pillola RU 486 oppure attraverso un vero e proprio intervento chirurgico con tutte le possibili complicazioni che possono verificarsi. Il professor Maurizio Mori, docente di Bioetica presso l’università di Torino, ci ha spiegato come la Bioetica non abbia una soluzione univoca sull’eticità di alcuni atti. Per quanto riguarda l’aborto, ciò che cambia è il fattore culturale che, secondo Mori, decide che possa essere etico o meno, morale o immorale, da cui deriva un cambiamento giuridico nei confronti della donna, dell’uomo, del feto. Successivamente su questo concetto interviene anche don Mauro Cozzoli docente presso la Pontificia Università Lateranense, il quale ha parlato di bioetica in termini di libertà: solo un essere dotato di libertà è un soggetto etico, se non c’è libertà non c’è eticità. Perciò ogni vita vale in sé e per sé, non per il suo modo di essere, uomo, donna, feto ma per il suo modo di esserci, in quanto donna, in quanto uomo, in quanto feto. Abbiamo poi concluso con un incontro in cui ci siamo confrontati su cosa ne pensassimo riguardo l’aborto, anche grazie alle parole dei tre ospiti. Ci sono stati e ci sono ancora pensieri contrastanti e, alle volte, dai toni accesi, ma consapevoli di ciò che ne comporta dal punto di vista medico, morale, etico e teologico. Soffermandoci su cosa sia giusto o sbagliato, rimane la libertà di esprimere le proprie idee secondo coscienza, affrontando le evidenze scientifiche, studiando, dialogando e confrontandoci fra di noi e con degli esperti, per formare un nostro personale pensiero critico.
[Studentessa in Infermieristica, UniBa]