16 settembre 2022. Teheran. Una ragazza ventiduenne muore dopo essere stata in coma a causa di un trauma cranico. Pochi giorni prima era stata arrestata dalla polizia cosiddetta morale per aver indossato male l’hijab. Dopo il suo decesso, il governo iraniano ha affermato che il trauma cranico era stato la conseguenza di una “caduta” dovuta ad una “perdita improvvisa di coscienza”, ma la realtà dei fatti risulta evidente anche agli occhi dei più distratti e ha a che fare con i metodi brutali adottati dalla polizia morale iraniana.
Parliamo di Masha Amini, colei che, in Iran, è diventata simbolo della rivoluzione civile contro il regime, che vede protagonisti migliaia di donne e uomini, soprattutto di giovane età.
Lei è solo una delle tante vittime del regime, un regime che offre laute ricompense per comprare il silenzio delle loro famiglie.
L’effetto è il contrario: si alzano rumorose proteste per le strade e per le piazze delle città iraniane, donne di tutte le età si ribellano agitando i capelli al vento e tagliando delle ciocche per liberarsi dai vincoli imposti da un’interpretazione integralista della legge coranica.
L’onda silente ma inarrestabile dello sdegno del popolo iraniano avanza, anche il sussurro di un bacio diventa assordante e dà vita ad una nuova rivoluzione che parte da Shiraz: a distanza di due mesi dalla morte di Masha, il bacio proibito di due giovani blocca il traffico di una delle strade principali della città iraniana, imitato poi da decine di giovani in altre città dell’Iran.
I due ragazzi si sono presi per mano, tra le macchine, e, unendo le loro labbra, hanno dimostrato che le attuali proteste contro il governo sono l’espressione di una rivolta che è soprattutto culturale, in quanto, a rischio della stessa vita, vengono sfidate, in questo particolare contesto geopolitico, le leggi morali imposte da un regime teocratico e tirannico.
Il bacio degli innamorati, incuranti di chi li guardi, è da sempre simbolo di spensieratezza e di manifestazione libera dei propri sentimenti senza tener conto delle opinioni altrui, come recita il poeta francese Jaques Prevert:
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
[…]
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Loro sono altrove ben più lontano della notte
Ben più in alto del sole
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore
La protesta assume ancora più senso, se si pensa che Shiraz è nota come una delle città più liberali, nonché culla della tradizione poetica iraniana. Tra i versi che, in occasione della rivolta, sono diventati più virali, splendidi quelli del poeta persiano Ahmad Shamlou morto nel 2000:
[…] E verrà il giorno che il più corto degli
inni sarà un bacio.
E ogni essere umano
per l’altro diventerà
un fratello. […]
Il bacio può diventare vero e proprio inno alla pace che mette a tacere malpensanti e bigotti di tutte le latitudini e che governi e cancellerie in tutto il Mondo non potranno ignorare.
L’amore si trasforma così nell’arma più potente per combattere la guerra, in quanto sentimento universale capace di insinuarsi anche negli animi più aridi e flemmatici.
Questa è una protesta diffusa e implacabile in Iran ma lo deve essere anche presso i popoli occidentali, affinché possa portare un concreto miglioramento nelle vite di tutte le persone i cui diritti umani vengono violati.
[studentesse del liceo “O. Flacco”, Bari]